Internati militari italiani (IMI) in un campo di prigionia in GermaniaInternati militari. Un tema a lungo dimenticato, ma che ora torna all’attenzione di storici e cittadini.

In occasione dell’ottantesimo anniversario dell’armistizio dell’8 settembre e dell’inizio della guerra di Liberazione si è svolta a Civitavecchia (RM) una conferenza dal titolo 8 settembre, inizio della Resistenza armata che ha voluto rricordare gli Internati Militari Italiani (IMI) nei campi di lavoro nazisti. L’iniziativa è stata organizzata nella Caserma Giorgi, sede del Ce.Si.Va. (Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito).

Il generale Giorgio Allori che, all’età di 101 anni, ha partecipato da remoto al convegno di Civitavecchia

La conferenza ha registrato una notevole partecipazione di cittadini, parenti di ex internati, rappresentanti delle Istituzioni, associazioni d’arma e di militari di vario grado. Sono state anche proiettate le interviste a due ex internati ancora in vita, il generale Giorgio Allori e il soldato Ofelio Rabissi, entrambi di 101 anni.

A destra, Anna Maria Sambuco, presidente dell’Associazione nazionale Ex Internati, con il generale Polli

Ha fatto gli onori di casa il generale di Divisione, Fabio Polli, che della iniziativa è stato attento grande assertore. Dopo il saluto del comandante Polli, sono intervenuti Francesco Cristini, presidente dell’Associazione Granatieri di Sardegna; Giorgio Gargiullo, presidente Anpi di Civitavecchia; il generale Daniele Di Giulio, storico, e Anna Maria Sambuco, presidente Anei, l’Associazione degli Ex Internati nei lager nazisti. Ha coordinato i lavori il tenente colonnello Fabrizio Santillo. Al termine della conferenza sono stati consegnati alla presidente Anei, alcuni cimeli riguardanti gli internati conservati nella locale sede dell’Associazione Granatieri di Sardegna.

La platea del convegno di Civitavecchia

Possiamo dire che l’iniziativa ha avuto un riscontro positivo tra tutti i partecipanti, sia per la sua organizzazione sia per i risvolti culturali e storici. Dal punto di vista organizzativo, è stato decisivo il ruolo del comandante Polli e dei suoi collaboratori che, con grande professionalità, sono riusciti a preparare e coordinare lo svolgimento della conferenza in modo esemplare.

Il presidente dell’Anpi di Civitavecchia, Giorgio Gargiullo, al tavolo del convegno sugli IMI

Tutti i relatori hanno sottolineato la svolta determinatasi in Italia con l’8 settembre 1943, la drammatica occupazione dell’Italia da parte dei nazisti, la prima Resistenza operata da formazioni dell’esercito che non si erano sbandate dopo la fuga da Roma del re e del governo Badoglio. Si è ricordata la capitale con la battaglia di Porta San Paolo, Cefalonia con le stragi di militari che non si erano voluti arrendere ai tedeschi e le 4 Giornate di Napoli, la prima città italiana liberata dai propri abitanti.

Si è quindi sottolineato che da quei fatti, in molti casi spontanei, è nata e si è sviluppata la Resistenza armata contro il nazifascismo. Resistenza che contribuì fortemente alla Liberazione dell’Italia e che, anche per le decine di migliaia di morti subiti dalle formazioni partigiane, restituì alla nostra Patria l’onore che la dittatura fascista le aveva fatto perdere.

Argostoli (Cefalonia, Grecia), 5.000 soldati della Acqui sopravvissuti alla battaglia contro i tedeschi dopo l’armistizio, e scampati alla feroce rappresaglia, in tenda in attesa di conoscere il loro destino (Archivio fotografico Anpi nazionale). L’Anpi nazionale promuoverà a Bari una due giorni, il 17 e 18 novembre, con il gotha degli storici che si sono occupati di un tema ancora troppo poco conosciuto 

Si sono affrontati i temi che riguardano i 700.000 militari italiani catturati dai nazisti e inviati nei campi di lavoro, si è raccontato del loro eroismo nel non voler aderire alla repubblica di Salò – soltanto in 50.000  accettarono – patendo le drammatiche condizioni di vita nei campi e 50.000 morirono di fame e di malattia. Si è evidenziato che dopo il ritorno in Patria alla fine della guerra, i loro sacrifici vennero ignorati come se fossero colpevoli e non eroi che onorarono il proprio giuramento.

La loro scelta di rifiutare l’arruolamento nell’esercito di Salò oggi viene considerata una “seconda Resistenza, una Resistenza senza armi”.

L’immagine simbolo degli scioperi del marzo 1943

Si è poi affrontato il tema delle lotte operaie soprattutto nelle fabbriche del Nord che negli anni di occupazione nazifascista producevano materiale militare per i tedeschi. Anche questi scioperi, peraltro iniziati nel marzo 1943, prima della caduta del fascismo, il successivo 25 luglio, contribuirono alla vittoria di tutte le forze che operarono per la Liberazione del nostro Paese.

Quindi una conferenza dal valore storico e politico di grande interesse, che ricorda a tutti noi i drammi e i sacrifici a cui gli italiani e in particolare gli Internati, in quegli anni, vennero sottoposti prima di riconquistare la libertà e la democrazia.

Giorgio Gargiullo, presidente Anpi Civitavecchia