A solo un anno e nove mesi dall’insediamento di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina, il leader di La Libertad Avanza (LLA) ha subito una sconfitta schiacciante nelle elezioni provinciali del territorio di Buenos Aires, il distretto elettorale più importante e popoloso del Paese. La vittoria del Peronismo-K, capeggiato dal governatore Axel Kicillof, segna un’inversione di rotta significativa nella politica argentina e minaccia di compromettere ulteriormente la già fragile posizione di Milei, che si prepara ad affrontare le elezioni legislative nazionali del 26 ottobre 2025.

Axel Kicillof

L’analisi dei risultati di queste elezioni locali non solo offre uno spunto per comprendere le dinamiche politiche interne all’Argentina, ma getta anche luce sulle sfide che il presidente Milei dovrà affrontare nei mesi a venire. Infatti in vista delle elezioni legislative, che rinnoveranno metà della Camera dei deputati e un terzo del Senato, i risultati di questa domenica costringono il governo Milei a ripensare radicalmente la propria strategia.

Javier Mileii e Giorgia Meloni durante la serie di visite del presidente argentino dello scorso giugno (Imagoeconomica)

Milei aveva trasformato queste elezioni provinciali in un vero e proprio plebiscito sulla sua amministrazione nazionale. La retorica di “mettere l’ultimo chiodo sulla bara del kirchnerismo” e di lasciare alle spalle “l’inferno kirchnerista” ha avuto scarsa eco tra gli elettori di Buenos Aires. Contrariamente alle aspettative e alle previsioni dei sondaggi, che suggerivano una vittoria di La Libertad Avanza, il risultato ha segnato una sconfitta netta, con oltre 13 punti di scarto tra il Partito Peronista-K e La Libertad Avanza.

Néstor Kirchner e la moglie Cristina Fernández quando nel 2007 successe al marito come presidente dell’Argentina nel primo dei due mandati

Il peronismo ha vinto in sei delle otto sezioni elettorali della provincia, compreso il distretto di La Plata, la capitale della provincia. Le zone più rurali e meno urbanizzate, come il Quarto e il Secondo, hanno visto una netta affermazione dei candidati peronisti, consolidando la posizione di Kicillof come figura di riferimento del movimento.

Panorama di Buenos Aires

Il voto a Buenos Aires ha avuto un’affluenza record del 63%, superiore alla media delle elezioni precedenti, segno di un crescente coinvolgimento della popolazione nelle dinamiche politiche nazionali e locali. Questo risultato contrasta nettamente con le aspettative di Milei, che, nelle settimane precedenti, aveva previsto una “vittoria tecnica” o addirittura un pareggio.

In visita a Gerusalemme lo scorso giugno

Le cause della sconfitta di Milei sono complesse e vanno oltre la semplice contrapposizione ideologica tra ultraliberisti e peronisti. Sebbene la retorica aggressiva contro il kirchnerismo abbia polarizzato il dibattito politico, il risultato elettorale ha messo in evidenza anche le fragilità economiche e le difficoltà sociali che caratterizzano l’Argentina sotto la presidenza Milei. In primo luogo, la continua inflazione e l’incertezza economica hanno avuto un impatto devastante sul potere d’acquisto dei cittadini, con il 70% delle famiglie che non riesce a sbarcare il lunario. Nonostante le promesse di riforma e l’introduzione di misure di austerità, il malcontento popolare verso la gestione economica di Milei si è tradotto in una perdita di consensi elettorali. Al contempo, le misure di austerità attuate dal governo, come i tagli alla sanità, all’istruzione e ai servizi sociali, hanno alienato una larga fetta dell’elettorato, specialmente tra le classi popolari e medie. La promessa di liberismo economico e di riduzione del deficit ha incontrato una forte opposizione, soprattutto nelle zone rurali e in quelle con una forte presenza di pensionati, disabili e lavoratori del settore pubblico.

Un duro colpo alla credibilità della presidenza è stata la recente polemica che ha coinvolto Karina Milei, sorella di Milei, accusata di tangenti legate all’Agenzia nazionale per la disabilità (ANDIS), un ente pubblico che gestisce le pensioni e gli altri benefici per le persone con disabilità. Questo scandalo, ribattezzato “Karina Gate”, ha suscitato indignazione tra gli elettori, minando l’immagine di onestà che Milei aveva cercato di costruire. Secondo alcune indagini giornalistiche, Karina Milei (definita il vero “potere occulto” del presidente), che è tra le persone più influenti del governo occupando il ruolo di segretaria generale, attraverso la sua influenza e il suo coinvolgimento con l’amministrazione del fratello sarebbe stata implicata in un giro di tangenti per favorire alcune aziende farmaceutiche legate ai trattamenti per le persone disabili. In particolare, si parla di una tangente del 3% sulle vendite di medicinali destinati ai disabili, derivante da contratti pubblici e appalti. E nell’organizzazione del sistema corruttivo sarebbe coinvolto anche il braccio destro di Karina, Eduardo “Lule” Menem, figlio dell’ex presidente Carlos Menem, che ricopre l’incarico di Sottosegretario alla gestione istituzionale della Presidenza.

Milei e la sorella Karina con Trump

Un altro aspetto che ha inciso sull’esito elettorale è l’isolamento politico di Milei. Il presidente, pur avendo ricevuto un forte sostegno da parte delle forze liberali e conservatrici, ha trovato difficile costruire alleanze politiche stabili in parlamento. La sua opposizione alle università e ai sindacati, insieme alla sua retorica contro i peronisti, ha contribuito a renderlo un presidente divisivo, incapace di unire il Paese su questioni fondamentali.

D’altro canto, il Partito Peronista-K ha dimostrato di saper capitalizzare le proprie forze in questa difficile contesa. La figura di Axel Kicillof, governatore della provincia di Buenos Aires, è emersa come la principale alternativa politica a Milei. La sua vittoria, con quasi il 50% dei voti, ha segnato il trionfo del peronismo unito, nonostante le divisioni interne che avevano caratterizzato le elezioni precedenti. Una volta giunti gli esiti degli scrutini, il suo messaggio al capo del governo è stato chiaro: “Le urne hanno detto a Milei che i lavori pubblici non possono essere fermati, che i pensionati non possono essere picchiati, che le persone con disabilità non possono essere abbandonate”.

Al raduno dei conservtori americani (Imagoeconomica)

La strategia del peronismo, sostenuta da una coalizione ampia che comprendeva anche Sergio Massa e Cristina Fernández de Kirchner, si è concentrata su temi concreti, come la difesa dei diritti dei pensionati, la migliore gestione dei servizi pubblici e l’accesso universale all’istruzione e alla salute. La popolarità di Kicillof è cresciuta grazie alla sua attenzione alle politiche sociali e al suo approccio pragmatico verso la gestione della Provincia di Buenos Aires. Il peronismo ha inoltre beneficiato della coesione interna, che ha permesso di evitare scissioni e contraddizioni in un periodo di forte polarizzazione politica. Le voci più critiche all’interno del movimento hanno posto l’accento sull’importanza di lavorare insieme per mantenere la stabilità politica e per rispondere alle necessità urgenti della popolazione. Kicillof ha letto la vittoria di Fuerza Patria enfatizzando proprio la convergenza raggiunta dalle forze politiche e dalle personalità di spicco del peronismo, quali Massa e Cristina Kirchner, per avvertire gli avversari che l’esito delle elezioni dimostra che “c’è un’altra strada e stiamo iniziando a percorrerla”.

Sergio Massa

Non c’è dubbio che il risultato di Buenos Aires avrà ripercussioni anche sul futuro delle elezioni legislative nazionali. La sconfitta odierna di Milei, infatti, crea un terreno di incertezze per La Libertad Avanza, che dovrà confrontarsi con un elettorato sempre più scettico nei suoi confronti.

Dal profilo X di Kicillof

In particolare, il successo del peronismo potrebbe favorire l’emergere di Axel Kicillof come candidato naturale per le elezioni presidenziali del 2027. Non solo la sua vittoria ha consolidato il suo ruolo di leader all’interno del movimento, ma ha anche dato il via a una possibile nuova fase di collaborazione tra diverse forze politiche della sinistra e del centro-sinistra.

Si può dire che le elezioni provinciali di Buenos Aires abbiano rappresentato un punto di svolta cruciale nella politica argentina. Il crollo del populismo di Milei, essendo un colpo durissimo per il presidente, potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ciclo politico nel Paese. Sebbene Milei resti ancora al timone del governo nazionale, la sua incapacità di imporsi a livello locale, soprattutto nella provincia più popolosa e decisiva, mette in discussione la sua capacità di continuare a governare con la stessa forza politica di prima. Il cammino verso le elezioni legislative di ottobre, tuttavia, sarà decisivo per determinare se il governo di Milei riuscirà a rimanere saldo o se il peronismo sarà in grado di raccogliere i frutti di una vittoria che si profila come storica.

Andrea Mulas, storico