Panorama crotonese

L’attualità della Resistenza e dei suoi valori fondanti per la democrazia italiana sono al centro del confronto sociale e culturale nel Marchesato Crotonese. In un territorio che per tutta la “Prima Repubblica” è stato un baluardo delle sinistre e delle sue battaglie di civiltà, si registra ultimamente una certa rinnovata vivacità da parte dell’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani presieduta da Giuseppina Acri, che si appresta a partecipare all’assise nazionale dell’Anpi a Paestum (6 e 7 aprile) proprio sulla base dell’impegno nel Mezzogiorno italiano.

Un momento dell’assemblea provinciale organizzata dall’Anpi di Crotone, al tavolo della presidenza al centro, Mario Vallone del comitato nazione Anpi

Finalizzata a questo scopo, si è svolta un’assemblea organizzativa a livello provinciale crotonese che si è tenuta nella sede dell’Arci alla presenza di Mario Vallone, coordinatore regionale Anpi. Invitato e ospite Filippo Sestito della segreteria nazionale Arci. Al centro del dibattito che si è sviluppato durante l’assemblea provinciale sono state le tematiche di scottante attualità come l’autonomia differenziata in discussione in Parlamento (il 29 aprile è calendarizzata in Aula), ma anche la volontà dell’Anpi di esserci in questa periferica landa calabrese che da oltre un ventennio non riesce a liberarsi neppure dal Gladio innalzato nella città pitagorica alla fine degli anni Novanta dal sindaco missino Pasquale Senatore.

Il gladio sulla collina Pignera. Le associazioni antifasciste ne chiedono la rimozione da anni

Quello che secondo una campagna elettorale voleva essere solo un richiamo alla riappacificazione nazionale è, invece, a detta di molti un richiamo ai Repubblichini di Salò. Più volte associazioni, amministratori, privati cittadini hanno chiesto che il monumento svettante sulla collina “Pignera” venisse demolito o modificato, ma ancora oggi è al suo posto, monumento a quel revisionismo sviscerato che in Calabria è metafora dei nostri giorni.

In questo scenario, l’impegno dell’Anpi provinciale si è concretizzato negli ultimi anni anche attraverso alcune ricerche storiche che hanno consentito di ricostruire le biografie di alcuni partigiani che sono nati o hanno operato in questo territorio.

Giuseppe Pace, la foto ricostruita (la rielaborazione fotografica è di Gennaro Porro, grafico e iscritto Anpi)

Uno di questi è stato il petilino Giuseppe Pace di cui lo scorso 24 marzo sono coincisi il centesimo anniversario della nascita e l’ottantesimo anniversario dell’uccisione da parte dei nazifascisti nelle Marche. I suoi resti sono ritornati nella cittadina dell’alto Marchesato Crotonese solo nel 2007 e in molti ricordiamo che alla banda musicale della maestra Fiorella Curcio fu vietato dagli amministratori locali di suonare Bella Ciao perché brano ritenuto “divisivo”.

Quando nei giorni scorsi la sezione cittadina dell’Anpi è venuta a sapere che l’amministrazione comunale cittadina, la stessa che nello scorso luglio aveva pubblicato un manifesto di solidarietà per la morte di un ergastolano per mafia, per commemorare Pace avrebbe fatto solo un post sulla propria pagina social ha deciso di commemorare nel Campo Santo lo stesso partigiano, alla presenza di coloro che avrebbero voluto esserci.

L’omaggio a Giuseppe Pace sulla sua tomba

A un certo punto è sembrato che Giuseppe Pace fosse visivamente presente fra coloro che hanno voluto ricordarlo, grazie a una rielaborazione fotografica di una sua vecchia fotografia cui il grafico Gennaro Porro, membro della sezione cittadina dell’Anpi, ha restituito il fascino dei suoi colori. All’omaggio floreale alla tomba di Giuseppe Pace è seguita una breve girandola di interventi. “La morte di Giuseppe Pace, ha ricordato la dirigente scolastica in pensione Maria Ierardi e socia dell’Anpi, è stata una sua scelta consapevole di schierarsi dalla parte della libertà. Coloro che sopo l’armistizio hanno deciso di far parte della Resistenza non erano degli sbandati come qualcuno vorrebbe far credere, ma persone che si erano schierate dalla parte giusta. Giuseppe e i suoi compagni furono uccisi nello stesso giorno della strage romana delle Fosse Ardeatine quando 335 persone furono massacrate in una rappresaglia dalle truppe tedesche affiancati da fascisti italiani”.

Don Pietro Capocasa

Prossimo impegno dell’Anpi policastrese sarà l’evento per ricordare don Pietro Capocasa che, nato nelle Marche dopo aver fatto la Resistenza nelle Langhe, era diventato sacerdote trascorrendo in Calabria molti anni di apostolato. Dopo aver pubblicato le sue ricerche su don Pietro, l’Anpi cittadina aveva concordato con le scuole superiori di primo grado di dedicare a don Pietro la biblioteca scolastica. Ma recentemente, senza dare spiegazioni, il Consiglio di Istituto è ritornato sulle sue scelte comunicando l’indisponibilità a dedicare al Partigiano la biblioteca.

Francesco Rizza, giornalista dell’Anpi di Petilia Policastro