Salvatore Bono

“Baionetta in canna!”. Sta in questa frase, pronunciata nemmeno tre ore dopo aver ascoltato alle 19.42 dell’8 settembre 1943 dalle frequenze dell’Eiar, il proclama dell’armistizio letto dal maresciallo Badoglio, la chiave di svolta per la vita di Salvatore Bono, allora sottotenente di 23 anni, comandante in seconda del Comando Militare di stazione a Nizza, in territorio francese. Sarà lui, mettendo in opera quanto aveva in mente già dal 25 luglio, ad aprire il fuoco insieme a una decina di soldati e carabinieri italiani, contro una sessantina di soldati tedeschi che volevano impadronirsi dello scalo ferroviario.

Colpito dallo scoppio di una granata, perderà il braccio destro, l’occhio sinistro e parte della mascella, ma si salverà dalle terribili ferite; dimesso dopo mesi di cure dall’ospedale Saint Roch, per sfuggire alle rappresaglie della Gestapo torna, fuggendo, in Italia e si arruola nella brigata partigiana Stefanoni, a Stresa; nel 1947 gli verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare, un fatto raro per un vivente. Tornerà a vivere a Nizza, lavorando al consolato italiano fino alla pensione, e tornando l’8 settembre di ogni anno – è scomparso nel 1999, dopo essersi trasferito nuovamente nel paese natale, Campobello di Mazara in Sicilia – a quel binario della stazione di Nizza dove, per lui, tutto era cominciato, per ricordare quel giorno insieme ad antifascisti ed ex combattenti, italiani e francesi.

Enzo Barnabà all’inaugurazione della targa in ricordo di Salvatore Bono

Poi, molti anni di oblio. Ma a risollevare il velo su questa storia appassionante quanto importante è stato lo scrittore Enzo Barnabà, che ne ha riscoperto la vicenda e, insieme all’Anpi di Nizza-Costa Azzurra, si è impegnato a fondo perché finalmente nella città francese venisse collocata una lapide in sua memoria.

Foto di gruppo davanti alla targa

E l’8 settembre scorso, proprio al binario 1 della stazione Thiers, alla presenza di autorità consolari italiane e quelle amministrative francesi, insieme ai rappresentanti Anpi e al presidente del Musée de la Résistance Azuréenne, Jean-Louis Panicacci, hanno partecipato alla collocazione della targa, che recita: “È qui l’8 settembre 1943, alla stazione Thiers, che il primo episodio della Resistenza dell’esercito italiano ha avuto luogo, grazie al sottotenente Salvatore Bono”. Un uomo al quale persino un ufficiale tedesco che lo vide all’ospedale Saint Roch, in fin di vita per le ferite, rese omaggio con la frase “Quest’ufficiale ha salvato l’onore dell’esercito italiano”.

Alla stazione di Thiers

“Finalmente l’attesa è finita – commenta Enzo Barnabà, a sua volta presente alla cerimonia, che su Bono aveva scritto proprio su Patria Indipendente un articolo nel luglio 2020 – c’è voluto del tempo, ma grazie anche all’intervento del Ministero degli Esteri, in particolare l’allora sottosegretaria Marina Sereni, la pratica si è sbloccata. Spero sia un modo per far conoscere una figura importante come Bono, e chiarire che il primo atto di resistenza militare italiana è nato oltreconfine”. Presente il console italiano a Nizza Emilio Lolli, il Municipio di Nizza (con la delegata ai rapporti transfrontalieri Laurence Navalesi in rappresentanza del sindaco Christian Estrosi) e l’Anpi di Nizza, nelle persone della presidente Laura Albanese e della vice Patrizia Gallo, hanno colto l’occasione per rendere omaggio a tutti gli uomini e le donne morti, feriti, o mutilati per la libertà.

Donatella Alfonso