Furono centinaia gli antifascisti che dissero NO al regime mussoliniano, puniti talora con la morte, talaltra condannati all’esilio, al carcere duro o al confino.
I professori universitari che non accettarono di giurare fedeltà al Duce nel 1931 furono, invece, appena dodici su milleduecento accademici. Un risultato lusinghiero per la dittatura, seppure ottenuto sotto il ricatto di far perdere ai docenti cattedra e stipendio. Ma il gesto ribelle, eroico in quel terribile frangente, consegnò al futuro un sussulto d’orgoglio e voglia di riscatto.
In quello stesso 1931, era stato esempio di coraggio individuale il rifiuto del grande maestro e direttore d’orchestra Arturo Toscanini di eseguire l’inno fascista “Giovinezza” al Teatro di Bologna. All’uscita fu schiaffeggiato e spintonato. Eppure Toscanini aveva inizialmente simpatizzato con i fasci di combattimento. Dopo quell’episodio, il maestoso interprete di Verdi, Beethoven, Brahms e Wagner subì una campagna di stampa ferocemente ostile e venne sottoposto a sorveglianza speciale, fino a quando decise di lasciare l’Italia. Tornerà a dirigere nel nostro Paese solo a Liberazione avvenuta, nel 1946.
Anche nella storia più recente un NO ha avuto un significato simbolico e attivo insieme. Per restare nel mondo della musica, ricordiamo quello del celebre pianista Maurizio Pollini che nel 1972, durante i bombardamenti a tappeto in Vietnam, interruppe un concerto al Conservatorio di Milano per esprimere una forte protesta contro la guerra, i bombardamenti, lo sterminio dei civili.
Franca Viola era la ragazza più bella di Alcamo, in Sicilia. Nel 1965 aveva solo 17 anni ed era fidanzata con un giovane del luogo. Ma il nipote di un boss la voleva per sé. Così la rapì e violentò contando, per costringerla alle nozze, sul matrimonio riparatore che, secondo il codice penale dell’epoca, avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Franca Viola rispose seccamente e fermamente NO e partecipò coraggiosamente al processo, costituendosi parte civile. Non era mai accaduto prima. Il gesto di Franca Viola divenne simbolo di crescita civile e dell’emancipazione delle donne italiane.
Lea Garofalo, originaria della Calabria era la compagna di un boss dal quale aveva avuto una figlia. Decise di dire NO alla ‘ndrangheta e divenne testimone di giustizia. Nel 2009, a Milano, fu attirata in un agguato, torturata, uccisa e data alle fiamme. Nel 2012 è stato pubblicato il libro “Il coraggio di dire no – Lea Garofalo, la donna che sfidò l’ndrangheta”. Il regista Marco Tullio Giordana ha realizzato il film tv “Lea”, in cui si raccontano i trentacinque anni di vita della giovane donna e la sua intensa e dolorosa storia di opposizione civile.
Anche numerosi rappresentanti di primo piano delle istituzioni repubblicane hanno espresso un forte NO in momenti cruciali per il nostro Paese. Disse NO e si dimise da ministro, l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Correva l’anno 1990, e l’allora titolare del dicastero dell’Istruzione non condivideva la Legge Mammì: il provvedimento che legittimava, semplicemente accettandolo, quanto prima era illegale in materia di sistema radiotelevisivo, cioè l’impero televisivo di Silvio Berlusconi.
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, nel novembre del 1984 di ritorno dall’Irpinia, colpita dal terremoto (oltre 2.900 vittime e numerosi paesi rasi al suolo) tenne un discorso televisivo che scosse le coscienze degli italiani: tuonò un NO accorato contro i ritardi nei soccorsi, richiamò le autorità preposte alle loro responsabilità. Le parole del Capo dello Stato diedero il via alla nascita della Protezione civile. Eppure allora Pertini venne addirittura criticato da alcuni (tra le accuse, anche una pretesa “invasione” di campo).
Oscar Luigi Scalfaro, da Presidente della Repubblica, pronunciò diversi fermi e fieri NO durante il suo mandato: a una lista di ministri in cui figurava il nome di un parlamentare inquisito; in occasione della scoperta dei fondi riservati SISDE (“a questo gioco al massacro non ci sto”); alla richiesta del centrodestra di sciogliere il Parlamento e tornare al voto, quando nel 1994 la Lega fece cadere il primo Governo Berlusconi. Per il Capo dello Stato cresciuto nel culto delle istituzioni democratiche era impossibile aderire “alla richiesta di una sola parte, venendo meno al suo dovere di imparzialità”).
Carlo Azeglio Ciampi, aveva da poco lasciato il Quirinale e da Senatore a vita, nel 2006 votò NO al referendum confermativo della Riforma costituzionale voluta dal Governo Berlusconi. Motivò pubblicamente la sua scelta perché “in coerenza con il costante impegno a difesa della Costituzione”. Il referendum fu vinto dal popolo italiano che bocciò severamente quel progetto di riforma.
Abbiamo citato alcuni esempi di NO particolarmente significativi, espressi in campi e in circostanze diverse. tutti rilevanti però per la storia del nostro Paese. Sarebbe stato facile indicarne molti altri, esibirli come trofei come qualcuno sta facendo. L’intento invece è di aiutare a riflettere con maggior vigore, quando in gioco c’è il futuro della Costituzione, la “casa” di tutti gli italiani.
Pubblicato giovedì 13 Ottobre 2016
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