
La riforma del premierato, programmata e confermata dal governo Meloni, fa parte di un progetto più generale che scardina la Costituzione verso un modello plebiscitario che limiterà progressivamente la partecipazione tendendo all’esclusione definitiva dei cittadini dalla vita democratica. Ne è convinto Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, che è intervenuto alla Festa dell’Unità di Ravenna. “C’è la volontà precisa – ha detto Pagliarulo – di chiudere definitivamente l’esperienza storica dell’ingresso di grandi masse di cittadini nella vita politica avviatasi a fine Ottocento, una storia che si è incarnata nelle organizzazioni sociali e sindacali e nella formazione dei partiti di massa”.

La Costituzione italiana affida al popolo l’esercizio della sovranità. Ma come è possibile oggi rendere effettivo il dettato costituzionale in un Paese in cui il primo partito è quello del non voto? A questa domanda hanno cercato di rispondere a Ravenna domenica 31 agosto, in una tavola rotonda coordinata dal presidente provinciale Anpi e componente del comitato nazionale del sodalizio resistente Renzo Savini, oltre al presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, il costituzionalista Gaetano Azzariti e Ouidad Bakkali, parlamentare del Pd, durante uno degli incontri della Festa dell’Unità.

L’oggetto del dibattito era stato indicato proprio in quel rapporto sempre più difficile tra democrazia e partecipazione. Dagli Stati Uniti di Trump all’Europa che ha perso la sua identità, la crisi della democrazia è evidente ed è sotto gli occhi di tutti. Il giurista Azzariti ha spiegato l’obiettivo delle riforme del governo Meloni che tendono a svuotare dall’interno l’involucro democratico nato dalla Costituzione. La parlamentare del Pd si è invece soffermata sul male “principale, quello della solitudine sociale che affligge milioni di persone.

Il presidente Pagliarulo ha voluto alzare l’asticella, provando ad andare alla radice dei fenomeni. Non si tratta infatti solo di restrizioni democratiche e di aumento del potere delle autocrazie. Le riforme stravolgono la Costituzione mettendo in gioco una posta molto più pesante e pericolosa: “Assistiamo – ha detto Pagliarulo – al tentativo di espellere le masse dalla scena politica. Quando si parla del superamento del modello democratico, si intende la volontà precisa di chiudere definitivamente con la grande esperienza storica dell’ingresso di grandi masse di cittadini nella vita politica. Una storia che si avviò alla fine dell’800 e che fu resa possibile attraverso le organizzazioni sociali e sindacali e i partiti di diverse culture politiche; così si superò il tempo in cui la politica era affidata ai notabili dell’aristocrazia e dell’alta borghesia”.

Oggi si vorrebbe voltare pagina una volta per sempre delegando la politica ai nuovi notabili: i tecnocrati, le multinazionali, pochi miliardari. Da questo punto di vista, dunque, l’aumento dell’astensionismo è un fenomeno che viene sfruttato dall’estrema destra ai fini di sostenere questo disegno autoritario. Per rispondere e reagire occorre ripartite dai motivi che spingono milioni di cittadini a non votare.

Per rilanciare l’idea di partecipazione ci vuole un’immersione nella società reale: la politica deve ripartire dai fondamentali, dando risposte ai problemi concreti delle persone e prima ancora da un’analisi di un Paese che è strutturalmente e per alcuni aspetti antropologicamente cambiato. La deriva autoritaria è un processo reale sostenuto da questo governo, ma le cui origini maturano nel passato, quando, per esempio, nel 2013 Jp Morgan, la più grande banca d’affari americana e player di primo piano nella finanza mondiale, dopo la crisi la grande crisi finanziaria mondiale rese pubblico un suo documento in cui si suggeriva alla politica di contrastare e smontare tutte le Costituzioni antifasciste ed eliminare la tutela dei diritti dei lavoratori e della protesta.

“Per svuotare il grande bacino dell’astensione occorre dare risposte concrete ai bisogni sociali, dal salario alla sanità pubblica, dalla scuola pubblica alla casa. Solo una grande mobilitazione unitaria in cui la politica sia in grado di coinvolgere il mondo del lavoro, della cultura, della scienza e delle arti per un progetto di rinascita del Paese potrà fermare questa deriva autoritaria”. “Non sappiamo oggi a che punto siamo della notte – ha concluso il presidente Anpi – ma è certo che il ritorno dell’alba dipende anche da noi”.
Pubblicato lunedì 1 Settembre 2025
Stampato il 01/09/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/la-riforma-del-premierato-svuotera-la-democrazia/