L’iniziativa del 28 ottobre scorso a Genova

Dopo la messa pomeridiana, nel tardo pomeriggio di una data tristemente simbolica, il 28 ottobre scorso, don Carlo Migliori, parroco di Nostro Signore del Soccorso e San Rocco di Prà, nel Ponente di Genova, ha tolto i paramenti ed è andato a sedersi su una delle prime panche, insieme a un gruppo di fedeli, ma anche di giovani dell’Anpi e scout. Al suo posto, sul pulpito, sale per primo Silvano Chierotti, presidente della sezione praese dell’Anpi, che introduce Massimo Bisca, presidente provinciale dell’Anpi e dirigente nazionale dell’associazione dei partigiani, e la sua precisa e documentata relazione su clero e Resistenza.

A Prà (GE) nella chiesa di N.S. del Soccorso

Perché, chiarisce subito Bisca – che da tempo lavora alla ricerca di testimonianze e documenti sull’apporto di religiosi e religiose alla lotta di Liberazione, di questo aspetto poco si è discusso e ancor meno si è scritto: “Ho cercato di mettere insieme dati e storie scomposte, ed è un aspetto importante di quell’esperienza storica che dimostra l’ampiezza di quel movimento che fu, davvero, di popolo e il più disparato”.

Una ricostruzione del campo di concentramento di Dachau

Storie italiane e non solo: dal 1933 in avanti, molti parroci cattolici tedeschi e austriaci furono bastonati perché le loro omelie non erano gradite alle gerarchie naziste; e sempre nel Reich, con l’introduzione nel 1938 del programma T4, che prevedeva l’eutanasia per malati psichici e disabili, non pochi furono i religiosi, dai vescovi alle semplici suore, che si opposero finendo arrestati e deportati nei campi di lavoro che poi si sarebbero trasformati in lager: uno per tutti quello di Dachau, che il Vaticano ottenne di far diventare il punto di riferimento per il clero, con 2.721 ministri di culto rinchiusi dal 1938 al 1945, dei quali – molti provenienti anche da altri Paesi, dalla Francia alla Polonia, fino all’Italia – 1.034 sono morti, e 56 beatificati da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tanti tra loro avevano dato sostegno e nascondiglio agli ebrei e ai perseguitati politici; a Dachau si organizzò anche una chiesa e una sorta di seminario clandestini, capaci di compiere anche un’ordinazione sacerdotale in articulo mortis al tedesco Karl Leisner da parte del vescovo francese di Clermont Ferrand Gabriel Piquet, arrestato per aver organizzato l’espatrio clandestino di centinaia di ebrei.

Don Massimiliano Kolbe, proclamato santo per il suo sacrificio

Nel periodo nazista sono circa 12mila i religiosi cattolici arrestati o perseguitati; in tutto il sistema dei lager morirono 6 vescovi, 2.579 sacerdoti, 580 frati, 289 suore, insieme a 109 pastori protestanti e 22 preti ortodossi. Bisca ha ricordato poi la figura di padre Massimiliano Kolbe, che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia nel bunker della fame di Auschwitz, ora proclamato santo.

Torre Paponi (IM) In memoria dell’eccidio del 14-16 dicembre 1944

In Italia vanno ricordati i 1.279 Caduti nella Resistenza appartenenti all’azione cattolica, con 86 Medaglie d’Oro e decine di altre decorazioni e riconoscimenti. Bisca ha poi puntato l’attenzione sulle tante storie di religiosi e cattolici impegnati in prima persona nel territorio ligure, uno dei più ricchi di queste vicende: tra cui quella tragica di Torre Paponi, piccolo borgo nell’entroterra imperiese dove, tra il 14 e il 16 dicembre 1944, i nazisti uccisero ventotto persone. Il parroco don Vittorio De Andreis e il coadiutore don Pietro De Carli, colpevoli di aver suonato le campane per avvisare del rastrellamento, sono portati in un fienile e assassinati, i loro corpi cosparsi di benzina e bruciati.

L’intervento di Silvano Chierotti, presidente della sezione Anpi Prà (GE)

Un destino atroce avranno anche don Enrico Pietro, don Stanislao Barthus, don Nicolò Peluffo e il chierico Mario Bellino, uccisi in diverse località del Ponente ligure per aver aiutato i partigiani o partecipato alla Resistenza; così come nel Levante don Emanuele Toso, fucilato in una frazione di Levanto per la sua attività resistente; o don Giovanni Battista Bobbio, cappellano della divisione garibaldina Coduri, fucilato a Chiavari il 3 gennaio 1945 e MdO al VM.

Intitolazione di una piazza di Montessoro di Isola del Cantone a don Maggiolino Barbieri

Tanti, ha ricordato Bisca, furono uccisi. Ma tanti furono anche quelli che, impegnati in prima persona, seppero portare a compimento azioni rischiose: basti pensare a don Berto Ferrari che insieme a suor Clotilde, organica alla Brigata Balilla in Valpolcevera, nascosero le bombe a mano nelle canne dell’organo di N.S. della Neve a Bolzaneto; o la figura di don Maggiorino Barbieri, a cui lo scorso agosto è stata intitolata una piazza a Montessoro di Isola del Cantone, in valle Scrivia, per ricordarne l’impegno a sostegno dei partigiani, fino a diventare cappellano nella divisione Garibaldi “Pinan Cichero” e in altre, concludendo la missione sacerdotale, nel dopoguerra, in Argentina dove diresse un’opera per bambini abbandonati.

L’intervento del presidente provinciale Anpi Genova, Massimo Bisca, all’incontro su clero, antifascismo e Resistenza

“I preti ebbero uno stretto legame con i partigiani non solo come uomini di Dio, ma come uomini liberi che cercavano la libertà – ha detto Bisca –. Penso anche che la scelta della chiesa genovese di far nascere l’esperienza dei preti di fabbrica già nel 1943, molto in anticipo rispetto ad altre città, stia a dimostrare anche il legame tra l’industria, gli impianti e la pastorale del lavoro e più in generale con il clero, sia antico e cementato dalle tragedie della guerra”.

Il funerale di don Minzoni, gli scout argentani vegliano il feretro

Anpi Genova sta valutando ora la possibilità di editare un libro con queste storie, che hanno il dovere di essere maggiormente conosciute: si sta lavorando a raccogliere documenti e fotografie per realizzarlo.

L’incontro del 28 ottobre – in cui si è parlato molto anche degli scout, ispirati anche dalla figura di don Giovanni Minzoni, ucciso a bastonate a Ferrara nel 1923, che hanno nello Statuto la pregiudiziale antifascista e spesso sono oggi vicini alle iniziative dell’Anpi, e più in generale del mondo cattolico sensibile alle istanze di libertà portate della Resistenza – ha avuto un significato particolare anche perché organizzato a 101 anni dalla Marcia su Roma; e, come hanno detto sia Bisca che Chierotti, in questo contesto diventano fondamentali le parole di Papa Francesco, e in particolare il suo richiamo “ama il prossimo tuo”: rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo, “se si ascoltassero le parole di Francesco ci sarebbero meno conflitti nel mondo, ricordando che gli uomini di fede all’epoca hanno azzerato le distanze con chi la pensava in modo differente”. Tra la Chiesa genovese e l’Anpi numerosi sono i contatti, in particolare con i cappellani della Pastorale del Lavoro; senza dimenticare che, lo scorso 25 aprile, l’arcivescovo Marco Tasca ha partecipato, per la prima volta, alle celebrazioni della Liberazione.