Crotone, 27 febbraio. Sono 63 i corpi senza vita (79 al 12marzo, di cui 33 minori e 24 sotto i 12 anni, ndr) fino adesso recuperati nello Jonio di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, ma il numero delle vitime dell’ennesimo naufragio, accaduto nella notte fra il 25 e 26 febbraio, è purtroppo destinato ad aumentare. Sarebbero, invece, oltre 80 i sopravvissuti distribuiti tra il Cara di Isola Capo Rizzuto e l’ospedale civile di Crotone, l’unico di tutta la Provincia.

Il bellissimo mare calabrese divenuto un cimitero

Scenario della tragedia, la splendida spiaggia di Steccato di Cutro cittadina prevalentemente agricola – terra originaria di moltissimi emigrati nel Nord d’Italia, gran parte dei quali impegnati nell’edilizia in Emilia – che si appresta a vivere, nei prossimi mesi, la festa settennale del Crocefisso di Cutro: un monumento nazionale, opera seicentesca del francescano frà Umile da Petralia. Come abbia fatto la Lega di Salvini a diventare uno dei partiti più votati in questo scenario e in quel Crotonese un tempo conosciuto come la “Leningrado del Sud” non si riesce a capire. Come inspiegabile è anche quel sentimento di indifferenza o di fastidio verso gli immigrati che, purtroppo, inizia a prendere piede in percentuali sempre più crescenti della popolazione.

(Imagoeconomica)

Sul barcone che si è ribaltato anche a causa del forte vento di scirocco ancora non è possibile capire con precisione quante persone si trovavano. Il loro numero sarebbe compreso fra i 150 e i 200. Tante donne e bambini, e tanti adolescenti. Provenienti da Iraq, Iran, Afghanistan, e da Siria e Turchia, Paesi che, oltre dal violento terremoto sono violentate da anni di una guerra di cui i giornali e l’Occidente parlano poco.

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Dalla pagina social dell’Anpi nazionale

Fra le prime associazioni a prendere posizione sul tragico evento l’Anpi con il presidente regionale, Mario Vallone: “Una tragedia terribile e dolorosa, neonati donne e uomini annegati sulle coste del mare di Crotone. Non si conosce il numero dei morti ma si parla anche tanti dispersi. Ancora una volta assistiamo alla morte di esseri umani in cerca di una vita migliore. Rifletta la politica, lo faccia il Governo con le sue direttive disumane sui soccorsi, sulle Ong, sull’accoglienza diventata un miraggio per tantissimi migranti. L’Anpi della Calabria esprime vicinanza e solidarietà mettendosi a disposizione per quanto di utile sarà necessario”.

Gli fa eco l’Anpi provinciale di Crotone che con la presidente Giusy Acri “prova indignazione e dolore dinnanzi all’ennesima strage degli sbarchi e continua a manifestare grande disprezzo rispetto a politiche che sono di chiusura sui temi dell’accoglienza e tendono a omettere responsabilità su politiche missive in Paesi anche di provenienza delle stesse vittime, la cui tutela è lasciata di fatto nelle mani di associazioni e Onlus”.

Alle parole solidali si aggiungono azioni concrete  ma per l’associazione degli eredi della Resistenza non potrebbe essere altrimenti: “Mi arrivano – informa la presidente dell’Anpi provinciale – richieste di aiuti urgenti presso l’ospedale di Crotone. Servirebbero bagnischiuma, anche delicati, per bambini che pare siano pieni di petrolio e nafta, insieme a vestiti per bimbi di tutte le età”. Su queste necessità la stessa Anpi si è già messa in moto.

A esprimere la solidarietà delle istituzioni il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sollecitando “un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico”. È altrettanto indispensabile – aggiunge Mattarella – che l’Ue assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie”.

Su un altro piano, invece, la posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, pur esprimendo amarezza per l’accaduto, aggiunge come, a suo parere, “si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di un’immigrazione senza regole”.

Francesco Rizza, giornalista, Anpi di Petilia Policastro (Kr)