La facciata del municipio di Rovolon (comune.rovolon.pd.it)

Succede a Rovolon, Comune ai piedi dei Colli Euganei, in provincia di Padova, dove è stata depositata, accolta e poi discussa in Aula dal Consiglio lo scorso 26 settembre, una interrogazione a firma del consigliere di minoranza Lino Rubini (eletto nella lista che prende il nome da una frazione della località, Bastia cambia amministrazione) dove si chiede di modificare l’intitolazione del centro culturale, già Casa del Fascio durante il regime di Mussolini, dedicato allo studioso Aldo Pettenella.

Il parco letterario dedicato ad Aldo Pettenella a Vo, a pochi chilometri da Rovolon (parcopetrarca.com)

Rubini propone che non sia più intitolato, come ora, allo scrittore e studioso locale Aldo Pettenella (che il consigliere non ha avuto nemmeno il coraggio di nominare esplicitamente nel testo), bensì al conte Novello Papafava o, in alternativa, che venga ripristinato l’originario nome di “Casa del Fascio”. Forse, come già successo in passato, soltanto questo sarebbe dovuto bastare a indignare e a ritenere irricevibile, per rispetto alla democrazia e alla Costituzione, una simile interrogazione. Invece così non è stato. Vero, tutto il Consiglio comunale si è dissociato, ma è necessario prendere nettamente e con intransigenza le distanze da boutades simili, grottesche ma numerose. Ne va della dignità e della reputazione delle istituzioni.

Novello Papafava (a destra) con Umberto Morra di Lavriano (wikipedia)

E così si sarebbero evitate diverse situazioni sgradevoli e imbarazzanti, come quella vissuta dalla consigliera di minoranza Giovanna Cappelletto, vedova di Aldo Pettenella, di cui il Rubini mette meschinamente in dubbio “titoli e storia di persona illustre”. Cappelletto, coinvolta personalmente e indelicatamente dall’interrogazione tanto svilente la figura e la memoria del marito, ha abbandonato la seduta di Consiglio, lasciando il gruppo di minoranza L’altra Rovolon ad assistere alla pasticciata e disordinata prosecuzione.

Una veduta di Rovolon (wikipedia)

È accaduto, infatti, che il consigliere Rubini non sia stato in grado di leggere la sua interrogazione per “problemi di vista”, cercando altri lettori: sembra che il presidente del Consiglio, Filippo Madè, si sia rifiutato, e così è toccato all’assessore Davide Cristofanon leggere l’interrogazione, non riuscendo però a fare altrettanto con un documento allegato alla stessa, perché troppo sgranato e in diversi punti illeggibile…

Carta topografica conservata nell’archivio del Comune di Rovolon (vecchio.comune.rovolon.pd.it)

La risposta del sindaco Ermanno Magagnin è stata netta e lineare: Aldo Pettenella è stato stimato studioso e autore di pubblicazioni che hanno aiutato a far conoscere e riscoprire la bellezza e l’unicità dei Colli Euganei e del loro paesaggio, per questo nel 2012 l’allora amministrazione comunale ha deliberato di dedicare a lui il centro sociale e la biblioteca, e l’attuale amministrazione è concorde nel voler mantenere tale decisione, ratificata poi anche dalla Prefettura, cui era stata – secondo norma – comunicata.

Uno scritto di Novello Papafava

Se proprio si vuol dedicare e intitolare qualcosa anche al conte Novello Papafava, già primo cittadino (nel 1946) e illustre abitante di Rovolon, il sindaco ha suggerito al consigliere Rubini di avanzare proposte per altri edifici o vie pubbliche. Chissà se Rubini, così nostalgico dei nomi del Ventennio, sa che Novello Papafava fu antifascista fin dalla prima ora, amico di Gobetti, Amendola, Carlo Rosselli e bersaglio degli squadristi padovani che assaltarono spesso il suo palazzo dove, nel settembre del 1943, nacque il CLN regionale veneto. Forse sarebbe stato comunque opportuno – oltreché giusto – che il sindaco prendesse più nettamente le distanze dalla strampalata proposta di ripristinare il nome “Casa del Fascio”, proposta che ha fatto salire alla ribalta delle cronache nazionali il piccolo Comune (meno di 5.000 abitanti.)  Ma potrebbe essere ancora in tempo: nonostante i risultati del 25 settembre parlino chiaro, molti cittadini hanno a cuore la democrazia e la rispettabilità delle istituzioni della Repubblica e attendono un segno.