Una manifestazione in piazza San Carlo a Torino dopo l’approvazione della riforma costituzionale da parte della Camera (da http://www.nuovasocieta.it/wp-content/uploads/2016/04/presidio-680x365_c.jpg)
Una manifestazione in piazza San Carlo a Torino dopo l’approvazione della riforma costituzionale da parte della Camera (da http://www.nuovasocieta.it/wp-content/uploads/2016/04/presidio-680x365_c.jpg)

La Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane unisce 21 associazioni e fra queste – la più grande – l’ANPI. In un comunicato in data 26 maggio si legge che “La Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane (…) intende esprimere un avviso comune sulle questioni connesse al referendum confermativo sulle modifiche costituzionali che si svolgerà nel prossimo mese di ottobre.

La Confederazione ritiene che la specificità delle questioni poste sia propria di un’altra sfera di attività rispetto a quelle delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane, che hanno invece come proprio compito quello di tramandare la memoria di una grande vicenda necessariamente “plurale” come fu la lotta per la Libertà. Per queste ragioni si ritiene necessario ribadire che per la Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane è oggi di fondamentale importanza che sia garantito il più ampio dibattito tra le ragioni degli uni e degli altri, lasciando alla libera e serena coscienza di ciascuno la scelta di cosa votare”.

Si tratta di una presa di posizione sorprendente, perché lo statuto dell’ANPI, che fa parte della Confederazione, proprio per valorizzare l’essenziale compito di tramandare la memoria, dispone – fra l’altro – così: “L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha lo scopo di (…) concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”. Dunque la libera scelta di sostenere il No ad una riforma costituzionale non condivisa non solo è un dovere statutario, ma rientra nella sfera indisponibile dell’autonomia dell’associazione.

Non basta. Nel documento si parla di un “avviso comune” che non è affatto tale, come si legge nel comunicato della Segreteria nazionale dell’ANPI in data 27 maggio: “L’ANPI, nel non condividere il comunicato del 26 maggio della Confederazione italiana tra le associazioni combattentistiche e partigiane, precisa di aver anche esposto la sua contrarietà allo stesso in sede di esame della bozza. Non essendoci, dunque, un “avviso comune” l’ANPI si dissocia, avendo già adottato – nel pieno rispetto delle finalità del suo Statuto ed in piena autonomia – la decisione di impegnarsi nella campagna referendaria per il No alla riforma del Senato e per le modifiche alla legge elettorale di cui agli specifici quesiti. Resta ovvia la libertà di pensiero e di voto per chi non concorda con quella decisione, confermata peraltro anche dal Congresso Nazionale”.