Eravamo in salotto quella notte. La televisione grande in bianco e nero, che distorceva ai bordi le immagini in mondovisione. I miei primi flash di calcio in assoluto. Cinque anni, sveglio, avevo preso i coperchi delle pentole in cucina per usarli quando l’Italia avrebbe vinto.
Poi Pelè saltò così in alto, in alto, e ci rimase, fermo, finché non arrivò il pallone. 1 a 0. E dopo il provvisorio e casuale 1 a 1, capii che avrebbero vinto loro. I brasiliani rimasero in campo tutti e 11, senza sostituzioni, non ce ne fu bisogno. In panchina ci restò anche la riserva di Pelè, che sarebbe arrivata nella nostra squadra quell’estate: “Vedrai, andremo forte l’anno prossimo…”.
Stranamente invece Italia-Germania 4 a 3 non la ricordo, eppure era solo qualche giorno prima. E lì si che avrei potuto far baccano con quei piatti, imparando che si fa festa ogni volta che perdono i tedeschi.
Quella notte di Mexico ’70 invece ho conosciuto il Brasile. E tu, papà, me l’hai fatto amare come se fosse la nazionale – anzi, una internazionale verdeoro – di tutti gli appassionati di calcio.
Grazie papà, grazie Pelè – e buon 80° – per questi cinquant’anni di divertimento.
Daniele De Paolis
Pubblicato venerdì 23 Ottobre 2020
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