Mario Berlinguer (da https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Berlinguer)

Vi sono nella storia contemporanea italiana e, specificatamente in quella sarda, personaggi politici e intellettuali che non hanno avuto, per svariati motivi, significative menzioni nella storiografia nazionale. Tra questi c’è la figura di Mario Berlinguer (Sassari 1891 – Roma 1969), padre di Enrico (indimenticato segretario nazionale del Pci) e Giovanni (intellettuale e politico comunista).

Mario Berlinguer fu un esponente politico che diede un contributo originale di straordinaria vitalità e lucidità nella professione politica e forense sarda e nazionale. Dopo la laurea in giurisprudenza, entra giovanissimo nell’agone politico sassarese aderendo a posizioni di ispirazione demoliberale e amendoliana. Era il periodo in cui erano innumerevoli le violenze squadristiche ai danni dei democratici e anche Mario Berlinguer subisce un attentato, fortunatamente di lievissima entità. Unico eletto nella lista dei demoliberali della Sardegna, in quei cupi e tristi “tempi di marca fascista”, Mario mantenne saldi rapporti di amicizia e di stima con gli esponenti in esilio di “Giustizia e Libertà” (Emilio Lussu e i fratelli Rosselli) e con molti antifascisti imprigionati nelle patrie galere mussoliniane. Negli anni successivi, dedicò il suo impegno alla professione di avvocato e alla famiglia, estraniandosi dalla politica attiva, continuando però a mantenere saldi rapporti con gli ambienti antifascisti.

La biografia di Mario Berlinguer è ricca di incarichi politici e professionali, che svolse con passione e rigore. Dopo il 1943 e fino al 1947 milita ed è dirigente del Partito d’Azione, consultore nazionale a Montecitorio. Nel 1943, promuove la pubblicazione di un giornale clandestino: Avanti Sardegna.

Da http://www.ilgremiodeisardi.org/joomla/eventi/71-eventi-2015/164-presentazione-avanti-sardegna

Nei cinque numeri pubblicati di un giornale che “non poté mai essere stampato ma soltanto dattiloscritto” si facevano frequenti riferimenti alla lotta antifascista o alle importanti personalità in esilio come Emilio Lussu e si invitava la popolazione alla ribellione e alla lotta armata contro i tedeschi e i fascisti. “Ufficiali, soldati, cittadini – scrive Mario Berlinguer sul numero 3 (13 luglio 1943) – forse tra pochi giorni, fra poche ore sarete chiamati all’azione più alta e degna della vostra vita. Non esitate! Vi assicuriamo che sarete sorretti in modo formidabile, anche se non possiamo rivelarvi altro”.

Nel periodo successivo alla “svolta di Salerno”, l’avvocato ricopre per un breve lasso di tempo (dal 2 al 18 giugno 1944), l’incarico di commissario aggiunto all’epurazione, l’organo che dopo la caduta del fascismo doveva rimuovere gli individui che erano stati coinvolti con il passato regime (dirigenti pubblici, magistrati, giornalisti). A tale riguardo scrive il quotidiano L’Unione Sarda: “La delicatezza e la vastità dell’incarico conferito al nostro amico costituiscono la dimostrazione della stima e della fiducia che Mario Berlinguer gode negli ambienti politici italiani. Stima e fiducia che egli merita per le sue qualità intellettuali, per la sua solida preparazione, per il suo passato politico”. Berlinguer, dopo la liberazione di Roma svolge il ruolo di Pubblico Ministero in alcuni importanti processi celebrati presso l’Alta corte di giustizia, tra cui il procedimento contro il questore di Roma Pietro Caruso per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Rappresentò l’accusa anche al processo contro il generale Mario Roatta per l’omicidio dei fratelli Rosselli.

Mario Berlinguer fu anche un brillante scrittore. A questo riguardo ricordiamo “La giustizia nel regime fascista” (1944), “La crisi della giustizia nel regime fascista” (1944), “In assise” (1945), “La Costituzione ungherese” (1951). Fu inoltre un qualificato collaboratore di riviste giuridiche nazionali.

Pietro Nenni (da http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2013/04/1956-cortese-lettera-di-suslov-pietro.html)

Nell’ottobre 1947 aderisce al Partito socialista italiano, nel quale continuerà fino all’ultimo la militanza politica. Con il Psi (corrente di Pietro Nenni) venne eletto senatore dal 1948 al 1953 e deputato dal 1953 al 1968. Durante la lunga e proficua vita politica ricoprì una moltitudine di incarichi. Tra questi, ricordiamo: presidente della Federazione italiana dei pensionati, presidente dell’Unione lotta alla tubercolosi, membro del comitato centrale dell’Associazione internazionale dei giuristi democratici, presidente dell’Associazione Italia-Romania, membro del consiglio di disciplina della Cgil, segretario della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, consigliere nazionale e membro dell’esecutivo dell’Anppia. Incarichi che Mario Berlinguer ha sempre onorato con serietà e dedizione. L’avvocato sardo, sul piano prettamente politico, ha sempre mantenuto costanti e rigorosi rapporti unitari a sinistra. Dal punto di vista della politica sarda, si impegnò sui problemi del Piano di Rinascita e sul fenomeno del banditismo: “In occasione delle ultime elezioni politiche – scrive Arnaldo Satta, giornalista della Nuova Sardegna – volle trarsi in disparte. L’età avanzata e le condizioni fisiche compromesse da una vita di lavoro e di battaglie, consigliarono questa decisione. Scrissi allora su queste colonne un saluto di commiato al valoroso combattente, che era rimasto sulla breccia per oltre mezzo secolo e si avviava ad un meritato riposo. Non credevo che così vicino avrei dovuto sentire il rimpianto per la sua dolorosa scomparsa”. Scrive Massimiliano Paniga, biografo di Mario Berlinguer: “Nel campo della vita privata, il destino di Berlinguer fu singolarmente tormentato e contraddistinto da diversi lutti familiari. Su tutti, quello della prima moglie Mariuccia Loriga, colpita, verso la metà degli anni Venti, da una rara e incurabile patologia. L’agonia della donna durò circa un decennio, segnando in maniera indelebile l’infanzia dei figli Enrico e Giovanni”. Mario Berlinguer muore nel 1969, dopo una lunga malattia, pochi mesi dopo l’elezione del figlio Enrico a vice segretario nazionale del Pci.

La figura dell’avvocato sardo si colloca nella migliore tradizione politica italiana, o meglio, con la sua testimonianza di vita, ci aiuta a costruire quella memoria democratica da trasmettere agli italiani di oggi e soprattutto ai connazionali di domani.

Maurizio Orrù, giornalista, Segretario regionale ANPPIA Sardegna