Nel 2017 era stata allestita a Parigi una mostra per certi versi atipica, per altri necessaria. Si faceva il punto del rapporto fra fumetti e Shoah.
Shoah et Bande Dessinée ha raccontato dell’incontro fra un’arte a lungo considerata “leggera” con uno degli avvenimenti più bui della storia umana. Ora questa mostra, di grande successo, è stata ripensata e aggiornata ed è arrivata in Italia il 27 gennaio scorso.

Fino al 10 marzo “I fumetti e la Shoah. L’immagine al servizio della memoria”  sarà in esposizione a Castel Sigismondo di Rimini, a ingresso gratuito, dal martedì alla domenica.

Le grandi scuole di fumetto – la franco-belga, la statunitense, la giapponese e l’italiana – hanno affrontato la Shoah in maniera molto diversa tra loro e con tempistiche altrettanto differenti.
Capitan America fa irruzione in un lager nazista già in un albo del 1945. Del resto la genesi di questo personaggio era squisitamente patriottica e propagandistica: la copertina del primo album, siamo nel 1940, lo raffigura mentre sferra un pugno ad Adolf Hitler. D’altra parte nel 1983 quando Hara-Kiri – rivista francese a fumetti, satirica e caratterizzata da cinismo e humor nero – pubblica una serie a tema Shoah si scatena un putiferio fatto di critiche e processi giudiziari, nonostante fosse evidente che il fine fosse tutt’altro che di natura antisemita.

Aggiungiamo anche che esistono dei fumetti scritti e disegnati dentro i campi di sterminio, che sono serviti ai deportati come modo per raccontare sé stessi e la propria condizione.

Insomma, è chiaro che il rapporto fra fumetto e Shoah sia meritevole di un’indagine approfondita.

La mostra di Rimini è ospitata in due grandi saloni contenuti dalle mura spesse della fortezza. Oltre 200 tavole riprodotte sul tema dello sterminio degli ebrei, di altri genocidi e discriminazioni di massa. È sì erede di quella francese del 2017, ma il materiale italiano ha un ruolo di primo rilievo, con focus specifici. Sono quindi esposti anche alcuni fumetti di epoca fascista e quelli realizzati a tema resistenziale nell’immediato dopoguerra.

Non possiamo che essere felici che fra tutte le opere di grande fama internazionale – da Spirou a Maus – qui rappresentati trovi posto anche “Una scelta per la vita” di Gianni Carino, edito da I Libri di Bulow nel 2022. La testimonianza di vita di Liliana Segre del resto è uno dei grandi contributi alla comprensione della violenza insita in fascismo e nazionalsocialismo.
“Una scelta per la vita” può essere consultato gratuitamente online oppure richiesto in cartaceo presso le sezioni Anpi.

La mostra è completata dalla seconda sala, dove vi sono in proiezione continua filmati di approfondimento e video animati sempre sul tema. Sono inoltre a disposizione per la consultazione un gran numero di opere sia fra quelle citate nella mostra che fra quelle di più recente pubblicazione.

“I fumetti e la Shoah. L’immagine al servizio della memoria” offre più punti di vista, alcuni inattesi e altri inusuali, con opere note e meno note, sul tema della violenza di massa e non solo sulla Shoah. Apre a riflessioni con un mezzo intergenerazionale di facile approccio ma capace di profondità, intimamente popolare e di notevole raffinatezza. È un’occasione di scoperta e di riflessione.

Giovanni Baldini