Delacroix, pur sostenendo l’insurrezione, non è tra i combattenti attivi; partecipa ai moti realizzando il primo quadro politico della storia moderna. «Ho scelto – scrive in una lettera al fratello – un soggetto moderno, una barricata, e benché non abbia potuto combattere per la mia patria, almeno ho potuto dipingere per essa. E questo mi ha ridato il buonumore». Il pittore sceglie anche di raffigurare se stesso all’interno della composizione, nell’uomo con il cilindro a destra della Libertà.
Il pittore non rappresenta un episodio di cronaca bensì un’allegoria, metafora universale della lotta per la libertà. Seguendo uno schema piramidale, Delacroix pone al centro della composizione una figura femminile, per la prima volta nuda in vesti contemporanee, e ne esalta l’eroismo e la funzione esortatrice. Alla composizione, aggiunge anche alcuni particolari realistici, come i due cadaveri dipinti ai lati della scena; e i peli sotto le ascelle della donna. Particolari necessari per non cadere in facili pietismi retorici. L’opera, nella sua struttura, riprende La zattera della Medusa di Théodore Géricault, dipinto realizzato dal pittore romantico nel 1818, e contiene anche un riferimento classico: il drappeggio intorno alla figura femminile si rifà a quello della statua ellenistica della Nike di Samotracia. Una scelta, questa, che conferisce autorevolezza al messaggio politico a sostegno della democrazia, nata per l’appunto nell’Antica Grecia.
Quella di Delacroix, dunque, è una pittura di storia, i cui soggetti vengono creati con pennellate veloci e colori energici, e, allo stesso tempo, è anche una pittura allegorica. «C’è stato bisogno – scrive lo storico dell’arte Robert Rosenblum – del genio di Delacroix per far incontrare questi due mondi in una visione esplosiva, travolgente, che trasporta la guerra civile di Parigi a livello di un inno universale alla gloria e alla libertà». L’artista riesce a far vibrare la tela con lo spirito della Francia rivoluzionaria, utilizzando, circa quaranta anni prima degli Impressionisti, tecniche pittoriche moderne. Delacroix del resto è un grande innovatore, capace di utilizzare la luce e le cromie in modo nuovo, e discostandosi dal rigorismo del classicismo accademico. Afferma che «la consapevolezza della maggioranza dei pittori è solamente perfezione applicata all’arte della noia. Gente come questa – ribadisce – se potesse, lavorerebbe con la stessa minuziosa precisione anche sul retro della tela. La precisione fredda non è arte». È convinto che «la prima virtù per un dipinto è essere una gioia per gli occhi» e che le tradizioni, gli esempi dei maestri e l’autorità «non sono meno pericolosi di quanto non siano utili. Fanno traviare o rendono timidi gli artisti, armano i critici di argomenti terribili contro ogni originalità».
Francesca Gentili, critica d’arte
Pubblicato mercoledì 6 Luglio 2016
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