Nel Ravennate, precisamente sull’isola degli Spinaroni: o meglio, un isolotto che si protende nella Pialassa della Baiona per poche centinaia di metri ma che, a dispetto della sua superficie esigua, durante la Resistenza è stato uno scenario altamente strategico.

Arrigo Boldrini, il comandante Bulow (MdOVM), infatti, originario di queste zone, ne fece un avamposto fondamentale per organizzare la Liberazione di Ravenna, che da qui dista meno di 15 chilometri.

Il retaggio resistenziale è dunque diventato eredità nel presente: questo luogo, intriso di storia e del ricordo delle avvincenti vicende partigiane, è stato recuperato grazie all’appassionato e costante impegno dell’Anpi locale che, con in un lavoro sinergico con le istituzioni e il tessuto associazionistico della zona, oggi permette di visitare gli Spinaroni.

È possibile, infatti, prenotare delle escursioni in barca per raggiungere l’isolotto sul quale si trova anche il rifugio dei partigiani del distaccamento “Terzo Lori”, recuperato grazie all’intervento conservativo della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’università di Ravenna, che ne ha preservato l’aspetto sottraendolo all’azione erosiva del tempo e delle intemperie.

Grazie ai volontari e alle volontarie è oggi possibile ripercorrere quella storia che, nel dicembre del 1944, portò sull’isola circa 600 partigiani: un’impresa di proporzioni enormi, soprattutto se si considera l’estensione di questo lembo di terra.

Da quasi dieci anni, il costante impegno degli eredi dei partigiani insieme a quello dell’associazione Spinaroni permette un’intensa stagione di visite – da aprile a novembre –, a bordo di una motonave che al comandante Boldrini deve il suo nome. Un itinerario pensato per l’arricchimento culturale e l’“irrobustimento democratico”, sempre nel rispetto del patrimonio paesaggistico e culturale di questi luoghi.
E di recente il lavoro di ricerca e recupero di storia e memorie si è arricchito di un ulteriore tassello: la pubblicazione di Nella pentola la cultura di un popolo – I mangiari della Brigata Spinaroni nella valle Baiona, edito lo scorso ottobre e curato da Bruna Tabarri, dell’Anpi provinciale di Ravenna, Enrica Trombini ed Ebe Valmori, con il contributo dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in Ravenna e provincia.
«L’isola degli Spinaroni – racconta Artioli – è cantata dai poeti delle zone silenziose, quiete, vallive, è un fazzoletto di terra dove la storia si è compiuta e la natura viene preservata. Chi la visita ha la netta e immediata percezione di arricchirsi di conoscenza, i tantissimi giovani soprattutto ma anche le generazioni più avanti negli anni tornano a casa con una nuova consapevolezza. Nel 2006 da “riserva” per la caccia e la pesca è diventata luogo storico-naturalistico con una delibera approvata dal Consiglio comunale di Ravenna all’unanimità. Tutti hanno votato nello stesso modo: sinistra, centro, destra. Questo accade nella città di Bulow».

E il libro, che dell’“orizzontalità” fa la sua chiave di lettura, si impreziosisce grazie ai contributi dei singoli cittadini, principalmente discendenti dei resistenti degli Spinaroni, che hanno partecipato con foto e testimonianze, della stessa Brigata Spinaroni e degli “incontri conviviali”, come si legge.
Una cucina che sa spiegare anche le tradizioni e la storia di un popolo in modo profondo e spontaneo – letteralmente di pancia – fornendo continuamente spunti di riflessione. E così, sapori, aromi e profumi diventano testimonianza di tempi passati, di emozioni e riti, per scrivere e descrivere chi si era.
Un’esperienza che non si limita, però, solo alla cucina: il libro è suddiviso nelle classiche sezioni “antipasti”, “primi piatti e zuppe”, “secondi piatti”, “contorni”, “pizze e focacce” e “dolci” e ciascuna sezione è anticipata dai testi introduttivi di Dover Roma che si focalizzano su dove, perché, quando, chi e cosa, delle pietanze in relazione alla storia che ha percorso questi luoghi.

Questo libro si può sfogliare come fosse un ricettario, certo, o leggere come un compendio di storia locale: in qualsiasi caso, permette di entrare profondamente in contatto con le radici degli Spinaroni. Radici metaforiche, certo, ma che non sono mai davvero separate da quelle reali, da quei prodotti della terra alla base di moltissime preparazioni.
Ingredienti che non mancano mai, poi, sono la convivialità, l’accoglienza e la capacità di sopperire alla povertà con la fantasia per scoprire il sapore vero e autentico che deriva dallo spartire il pane e le emozioni. E Nella pentola la cultura di un popolo lo spiega con grande semplicità: le ricette diventano la preziosa formula, tra chimica e magia, per moltiplicare il cibo, condividendolo.
Pubblicato sabato 4 Giugno 2022
Stampato il 29/11/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/il-cucchiaio-dargento-anzi-doro-della-resistenza/