Nonostante l’irrisoria forza elettorale dimostrata dai gruppi di estrema destra in Italia (CasaPound e Forza Nuova), non è un buon motivo per non occuparsene, visto che la diffusione di pulsioni neofasciste è più estesa di quanto ne riveli la loro perfomance del 4 marzo 2018.

Certo, “neofascismo” è un’etichetta di comodo per indicare una confusa galassia di aggregazioni diverse che hanno come unico riferimento comune il Fascismo e il Nazismo e che hanno trovato nel Web (Facebook, Instagram e così via) una straordinaria diffusione. I gruppi neofascisti più intellettualmente dotati hanno una visione critica, ovviamente nella loro prospettiva, che li ha portati ad abbandonare da tempo nostalgiche e fruste liturgie del ventennio.

Si tratta di gruppi, come appunto CasaPound, che ritagliano, con straordinario sprezzo  di oggettività storica, il loro particolare fascismo (come quello del Diciannove o quello della Repubblica di Salò)  trattandolo, scrive Raimo, come «una rivoluzione incompiuta e non un ventennio di governo e regime totalitario», e sicuramente non è estraneo a questo recupero storiografico ed esistenziale il tentativo di distruzione – da trent’anni a questa parte – politica ed etica della grande eredità della Resistenza e dell’antifascismo.

L’indagine giornalistica di Raimo, che raccoglie in volume i suoi articoli su Internazionale, getta uno sguardo su certa fascinazione ‘fascista’ da parte dell’adolescenza italiana. In particolare, ma non solo, lo spazio d’indagine del libro è la città di Roma, ma esso è sufficiente a farci un’idea di linguaggi, letture, retoriche discorsive di giovani che si dichiarano neofascisti, fascisti o post-fascisti. Il neofascismo, che sembra distinguersi dalla destra politica, ha cercato di rendersi accettabile tentando di conquistare un’egemonia culturale che va dal cinema alla musica, dalla graphic novel al recupero di autori di ‘sinistra’ come Pasolini, fino a tematiche come l’anticapitalismo, la critica della mondializzazione, l’ambientalismo, il cosiddetto ‘sociale’.

L’estrema destra del terzo millennio evoca concetti come “comunità” e “sacrificio” secondo i quali la morte individuale viene proiettata in uno sfondo nazional-patriottico; utilizza anche il ricorso a una «Tradizione» antistorica e indiscutibile e, infine, rinvia sempre a una nozione di identità ancorata al più grossolano dei suoi significati, ossia quella naturale che ricorda il völkisch nazista e il razzismo tout court.

Si ricorre a esperienze di altri fascismi come quelli dell’Europa dell’est, che sono molto più antisistema rispetto al compromesso fascismo italiano. Nelle pagine di Raimo si ricorda Codreanu, fondatore delle “Guardie di Ferro” in Romania, e il suo libro Il capo di Cuib, in cui si esalta una mistica del cameratismo e del movimentismo opposto alla politica senza’anima dei politici e fondata su una visione autoritaria del mondo che non ammette eccezioni o contraddittorio. Tra le letture dei giovani fascisti anche gli scritti di quel nazista perfetto che fu il belga Leon Degrelle, in specie il suo libro Militia; ma Degrelle è anche l’autore di Hilter pour mille ans, un esemplare condensato di dottrina nazista dove si può leggere che l’eliminazione di milioni di ebrei non fu che una grottesca esagerazione e che non si poteva confutare «l’immensa creazione che fu il regime nazista» (nel primo capitolo di Hitler pour mille ans).  Come contravveleno di fronte a questa bolla autocentrata di letture si potrebbero proporre le lettere dei partigiani condannati a morte o il terribile Educazione alla morte. Come si crea un nazista di Gregor Ziemer.

Leggendo l’inchiesta di Raimo appare chiaro come questi movimenti non riescano a occultare fino in fondo la loro essenza squadristica, antidemocratica e violenta, come recenti casi di cronaca registrano ed è sufficiente ricordare Luca Traini, il neofascista di Macerata: «Luca Traini non nasce dal nulla. Frequentava le sezioni del neofascismo locale, andava ai comizi di Salvini, era stato candidato della Lega, aveva preso parte al Family Day. E soprattutto, poteva essere benissimo uno dei centinaia di ‘cittadini indignati’ che ogni giorno vengono intervistati per ‘dare voce alla pancia del paese’ […] Traini è la conseguenza naturale di questa educazione fascistoide di massa, quotidiana che viene spacciata per racconto del reale».

Julius Evola – uno dei maître á penser dei gruppi neofascisti italiani – definiva la Shoah come un «eccesso» del Nazismo. Solo con il razzista Evola e la sua dottrina delle caste superiori ed eroiche si può comprendere l’irrazionale uscita del capo di Blocco Studentesco Rolando Mancini che, imbeccato da Raimo, propone di rendere legale il duello: «noi diciamo di “legalizzare il duello”, l’idea di quanto ci sia di nobile nel duello, che non è la rissa o il conflitto su Facebook».

“Ho 16 anni e sono fascista” è un contributo che ci aiuta a far luce sul complesso e magmatico fenomeno del neofascismo e allo stesso invita la cultura democratica europea a prepararsi a una battaglia culturale e di idee all’insegna di un antifascismo all’altezza dei compiti del presente.

Sebastiano Leotta, docente al liceo scientifico “Cornaro” di Padova