“Mi sono sempre detta che ci sono storie che cercano una voce e voci che cercano una storia e io di storie ne avevo vissute e sentite tante”. Questo l’incipit di uno dei capitoli di “Margherita sui sentieri del nonno” (Lar editore, 2023), il libro della maturità creativa di Cinzia Dutto.

Un libro nel quale l’invenzione letteraria e la documentazione storica si intrecciano e si sostengono a vicenda, senza mescolarsi. Un libro romantico nel senso più letterale e italiano del termine, dove il “romanticismo” sta a indicare l’affioramento della spiritualità, dell’emotività, dei caratteri peculiari dell’autrice. La cosa più inconsueta è che la stessa considerazione la si può applicare anche alla parte documentale e storica del libro: le “Lettere”. Sì, perché il libro prende spunto dalla comparsa nella vita della Dutto di un pacco di lettere, arrivate dritte dal passato attraverso la custodia familiare: le “Lettere” che il nonno materno scrisse alla fidanzata e futura moglie durante i venti mesi di guerra resistenziale sulle montagne del cuneese.

Venti mesi nei quali le missive furono l’unico legame possibile tra i due giovani innamorati. Trascritte con la stessa cura con la quale sono state conservate, sono un piccolo patrimonio testimoniale delle angosce e delle speranze di un giovane comandante partigiano, ambasciatrici dei momenti più difficili dove la vita del giovane combattente era appesa a un filo.

Momenti di paura profonda e sogni di una vita coniugale in una società migliore e più giusta. La realtà si annoda al romanzo nella scelta della Dutto di ripercorrere, testualmente, i luoghi attraversati dal nonno durante la lotta ai nazifascisti, cercando di cogliere quei momenti, quegli stati d’animo.

I nonni di Margherita sono i nonni dell’autrice, Cinzia Dutto

Andiamo con ordine. Il libro si svolge sulla falsariga di una dualità tra Leonardo e Margherita, i due protagonisti del romanzo. Il lettore si ritrova a guardare gli accadimenti con due punti di vista, quello di Leonardo prima e quello di Margherita poi. Una conoscenza e un rapporto che cresce fino a sfociare in un sentimento intenso e incisivo sullo sfondo delle montagne amate e vissute dall’autrice.

Partigiani in Valle Varaita (CN). Archivio fotografico Anpi nazionale

La straordinarietà del libro sta appunto nella dualità delle “Lettere”, data per trasposizione e confronto: sulla guerra partigiana abbiamo diverse opere testimoniali e, restando nel cuneese, possiamo considerare, a esempio, Fenoglio con “Il partigiano Johnny”. Un’opera brusca, rude, non edulcorata, dove la sfera delle emozioni resta però vincolata al vissuto presente del protagonista, spingendosi non oltre l’attesa del riposo serale, o del pasto o del combattimento imminente.

Ecco, con “Margherita sui sentieri del nonno” abbiamo un punto di vista non alternativo ma diverso sulla lotta partigiana. Troppo spesso noi figli e nipoti di quegli eroi dimentichiamo che, in quei momenti non erano gli uomini e le donne maturi, o addirittura vecchi, che noi abbiamo conosciuto.

Erano dei ragazzi o poco più, con i dubbi, le incertezze e le paure distintivi di quell’età. Ma anche con i sogni, le speranze e i castelli in aria peculiari di tutti i ragazzi. È sufficiente ricordare il nostro essere giovani e chiedersi: “Ma io cosa avrei fatto al posto suo?”, per delineare la giusta dimensione di quelle vicende.

In un colloquio Cinzia Dutto sottolinea il rammarico per la mancanza delle lettere di risposta da parte della nonna ma esiste una plausibilità a questa carenza: il nonno poteva essere ucciso o catturato in qualsiasi momento e il ritrovamento delle risposte scritte poteva trasformarsi in un terribile atto d’accusa per la mittente, con conseguenze potenzialmente letali. Il nonno, saggiamente e, crediamo noi, con gran dolore, dopo la lettura le bruciava.

Realtà e fantasia intrecciate con abilità, un avvio pacato, scegliendo uno stile in sottotono, che riflette il carattere piemontese, seguito da un crescendo costante lungo tutte le centoquaranta pagine, fino a momenti di vera commozione. Un breve epigramma che sento appartenermi recita: “Un libro che non vale la pena di rileggere, non valeva l’impegno di una prima lettura”. Ecco, io mi appresto a rileggere “Margherita sui sentieri del nonno”.

Luciano Bellunato

Per contatti scrivere a:duttocinzia2@gmail.com