Il progetto “Dona 1 Libro al Museo Giambone” parte dalla decisione, assunta dagli organismi direttivi della Sezione Anpi di Camagna, di arricchire la raccolta di testi prevista all’interno del Museo della Resistenza del Basso Monferrato, in corso di allestimento nella Casa natale dei fratelli Eusebio e Vitale Giambone, con un vero e proprio centro di documentazione riguardante la guerra di Spagna (1936-1939), alla quale parteciparono Vitale Giambone e Alessandro Massaza, entrambi di origine monferrina (nati a Camagna Monferrato).

Il progetto funzionerà così: l’Anpi ha stilato un elenco di libri che, insieme, costituisce la bibliografia essenziale sulla guerra di Spagna, pari a un’ottantina di testi. Di questi, solo 55 sono ancora recuperabili tra mercato dell’usato online (ebay e amazon) e siti di editori, una cifra, comunque, non impossibile da raggiungere.

Chi fosse interessato a donare un libro dovrà semplicemente inviare un’email all’indirizzo anpi.camagna@gmail.com in cui richiedere l’elenco dei libri e comunicare quale volume intenda “adottare” (in modo che non ci possano essere ordinativi doppi).

Eusebio Giambone

Una volta assegnato il libro, basterà versare la cifra corrispondente all’Anpi, che provvederà all’acquisto. Una volta arrivato il testo, esso sarà collocato nel Museo Giambone e all’interno verrà riportato il nominativo del donatore che avrà reso possibile l’acquisto quale segno di ringraziamento e stima.

Il legame tra il nostro territorio e la guerra di Spagna è oggetto di una recente riscoperta tramite fonti storiche finora non percorse.

In primo luogo, merita di essere menzionata la storia di Vitale Giambone, caduto a Huesca nel 1937 e facente parte del battaglione Garibaldi; di lui si apprende nella “Lettera alla moglie”, scritta da Eusebio poco prima della fucilazione al Martinetto di Torino (edita da Einaudi), in cui dice “Ad ogni modo siamo una famiglia predestinata a dare tutto per la causa: io oggi, come prima Vitale sul campo di battaglia”. Qui di seguito, invece, la testimonianza di Pietro Pavanin (riferimento n. 9-4-1940):

Vitale Giambone

Giambone Vitale, alias Gufo. Tenente. Quadro di medie capacità politiche del PCI nel lavoro tra l’emigrazione in Francia. Militante temprato nella dura vita dell’emigrato politico, fuggito dalla repressione mussoliniana. Devoto al Partito, attivo militante. Venne in Ispagna pieno di entusiasmo e di volontà di lotta contro il fascismo, tra i primi volontari nell’ottobre 1936. Con le sue limitate capacità partecipò alla organizzazione del battaglione Garibaldi al fronte come comandante di sezione. Fu nominato sergente e poi tenente. Gli fu affidato il comando di una compagnia, compito che assolse onoratamente fino a quando, colpito dal piombo nemico, CADDE alla testa dei suoi soldati. Compagno modesto, serio, coraggioso, attivo, che ha saputo collaborare e aiutare i commissari politici, che ha saputo attirarsi la simpatia e il rispetto dei suoi soldati e dei compagni che lo hanno conosciuto. È morto nel 1937.

Margherita Emilia Gellato

Abbiamo scoperto che Vitale combatté in Spagna con sua moglie Margherita Emilia Gellato (brutta italianizzazione dell’originario Jalla, ancor oggi presente nelle valli valdesi), arrivata qualche mese dopo di lui, il cui contributo è raccontato nella biografia di Gianpaolo Giordana tratta da “Non avendo mai preso un fucile tra le mani”, cit., pp. 65-67, edito da Enciclopedia delle Donne, di cui riportiamo di seguito una breve sintesi:

Gellato Margherita Emilia di Pietro e Bertalot Luigia, 3/3/1901. Luserna S. Giovanni (To). Infermiera. Di famiglia valdese, sposa civilmente dopo la fine della prima guerra mondiale l’operaio comunista di origini monferrine Vitale Giambone e ne condivide le idee politiche. Il marito è impegnato assieme ai fratelli nelle azioni contro le squadre fasciste in Piemonte. Per questo è costretto ad espatriare in Francia nel 1922. Margherita Emilia lo raggiunge con passaporto legale nella seconda metà del 1924, prima a Chambery (Savoia), poi a Villeurbanne (Rodano), nei pressi di Lione, dove s’era già stabilito il fratello minore di Vitale, Eusebio, futuro dirigente della resistenza piemontese. Viene iscritta dalle autorità di Pubblica sicurezza italiane nella Rubrica di frontiera per il controllo e la perquisizione, ciò che succederà puntualmente alcuni anni dopo quando inizia a ritornare periodicamente in Italia per visitare i genitori avvalendosi di un passaporto rilasciatole il 27 marzo 1929 dal Regio consolato italiano di Lione, rinnovato nel 1931 e nel 1935. Margherita Emilia entra in Catalogna il 7 febbraio 1937 dal posto di frontiera di Port Bou: ha un visto di entrata della Direzione generale di sicurezza, Dipartimento di investigazione-controllo degli stranieri. Vitale è già in Spagna, arruolato nella 12ª Brigata Internazionale come ufficiale (tenente). Da aprile al 18 giugno 1937 Margherita è al fronte quale infermiera in un ospedale di evacuazione dell’Esercito del Levante. Dopo la morte in combattimento del marito sul fronte di Huesca (Aragona), caduto il 16 giugno del 1937, viene allontanata dal fronte e destinata al Servizio sanitario delle Brigate internazionali, prima all’Ospedale militare di Denia ed infine, dal 3 luglio dell’anno successivo, all’Ospedale di Catadau, sempre nel Levante (Servizio sanitario della 45ª Divisione dell’Esercito di terra). Il 24 ottobre 1938, nel municipio di Ondata, Margherita sposa con rito civile il volontario cecoslovacco delle Brigate internazionali Jozef Weber. Dopo il ritiro dai fronti e la smobilitazione dei volontari internazionali, il 24 novembre 1938 la coppia è autorizzata a partire per la Francia, ma riesce a lasciare la Spagna solo a metà gennaio del 1939, quando Giuliano Pajetta (Camen), inviato da Longo per recuperare tutti i volontari internazionali sparsi sui fronti meridionali, del Levante e del Centro, riesce a radunarne gran numero ed a condurli nottetempo a Barcellona su due piroscafi requisiti nel frattempo […].

Di recentissima scoperta, invece, è la storia di Alessandro Massaza, nato nel 1908 a Camagna Monferrato, denunciato al Tribunale speciale: di fede comunista, secondo quanto riportato al Casellario Politico Centrale. Viene citato nel libro di Donato Antoniello “Da Mirafiori alla S.A.L.L.: una storia operaia”, edito da Jaca Book, in cui apprendiamo che:

Alla FIAT Lingotto è commissario di reparto Alessandro Massaza, classe 1908, combattente in Spagna e membro della Commissione Partigiani che, dopo il licenziamento per rappresaglia politica e sindacale, approderà anche lui in SALL (pag. 58).

Massaza lavorerà in SALL fino al febbraio ’68, data del pensionamento. Muore il 31 ottobre 1969. Guaita e Cavalieri, iscritto, quest’ultimo, alla stessa sezione del PCI, lo ricordano come un compagno dal quale hanno imparato molto.

Lui viene dal Soccorso Rosso – dice Guaita – era un compagno di quelli vecchi, quello che ha spiegato tante cose a noi. Massaza è stato il compagno più grosso che avevamo lì proprio… nel senso dell’esperienza (pag. 135).

Massaza era comandante partigiano con il grado di capitano. […] Faceva il partigiano qui, in Piemonte, nella 4ª Brigata Garibaldi (pag. 146).

Questi nomi, queste storie, ci parlano di un passato fatto d’idealità e di lotta portata avanti sino all’estremo sacrificio. Per questo, ci è parso giusto e necessario rivolgere particolare attenzione alle vicende della guerra di Spagna e, dovendoci porre un primo obiettivo pratico, abbiamo deciso di puntare sulla costituzione di un centro di documentazione che veda uno speciale focus su un tema che ha rappresentato tanto per i nostri concittadini di allora. Crediamo che la partecipazione diffusa a questo progetto sia gesto di richiamo allo slancio di solidarietà che vide l’impegno delle brigate internazionali in Spagna; anche per questo abbiamo scelto di utilizzare Aides l’Espagne (1937) di Mirò come base per il manifestino Aiutate il Museo Giambone!

Luca Beccaria, Presidente sezione Anpi Camagna Monferrato