Antonio Machado
Questa lettera è indirizzata alla quinta milizia popolare, meglio conosciuta come El Quinto Regimiento (Il Quinto Reggimento), un corpo militare di volontari della Seconda Repubblica spagnola che si costituì agli albori della guerra civile.
La sua origine risale alle Milicias Antifascistas Obreras y Campesinas (M.A.O.C.) di Madrid, comandate, nel 1933, da Juan Modesto. Al momento della rivolta militare del generale Francisco Franco, erano cinque i battaglioni della milizia che parteciparono attivamente alla difesa di Madrid: il Quinto Reggimento fu protagonista, nel luglio 1936, della presa della caserma della Montaña, situata sul colle del Principe Pio, proprio dove iniziò la rivolta franchista a opera del generale Fanjul.
Poco dopo s’installò nel convento dei Salesiani che divenne la sede delle operazioni militari e di formazione alla disciplina militare, e prese ufficialmente il nome di Quinto Regimiento delle Militias Populares.
“Cominciammo a costituire cinque battaglioni di volontari dagli effettivi delle già esistenti M.A.O.C., create precedentemente come forza difensiva contro le macchinazioni dei fascisti. La zona di reclutamento e d’organizzazione del 5° Battaglione era il rione di Cuarto Caminos”, racconta Enrique Lister. Fu uno dei capitani più acclamati, il rivoluzionario figlio del popolo accanto al quale combattere era sempre una vittoria: “Quando ti trovi vicino a Lister, ti senti al sicuro, non importa se ti bombardano aerei e artiglierie. È una cosa meravigliosa”, racconta il comandante Carlos, alias Vittorio Vidali.
Ed è anche grazie a uomini così valorosi e fermamente convinti della loro missione, che il 5° Reggimento divenne una leggenda, un esempio di dedizione alla causa antifranchista, un baluardo a difesa delle libertà di tutto il genere umano. Per questo, libri, articoli, canzoni, si sono scritti e sempre si scriveranno.
Crebbe così rapidamente questa forza militare che in poco tempo arruolò frotte di uomini: “Volontari antifascisti accorrevano nelle sue file in numero sempre crescente e vi confluirono molte compagnie e battaglioni formatisi spontaneamente nei primi momenti della lotta”. Erano per lo più contadini, operai e una piccola parte di impiegati. La maggior parte di provenienza politica comunista. Al loro comando vi era un efficiente stato maggiore che seppe dare vita ai guerrileros e a tutti i servizi militari fondamentali per un’armata, organizzando, ai vari gradi, una salda istruzione militare. Ma il battaglione interveniva anche nella gestione dei trasporti, delle comunicazioni, dei servizi sanitari: “Il 5° Reggimento organizzava ospedali, procurava medicine, confezionava uniformi, scarpe, cinturoni, fabbricava armi e munizioni; allestiva case di riposo per i miliziani che tornavano esausti dal fronte; apriva giardini d’infanzia e orfanotrofi, nominava commissioni che andavano a visitare i feriti”, racconta Lister.
Non solo, nel 5° Reggimento furono create le Milicias de la Cultura, gruppi di miliziani, maestri e intellettuali, che insegnavano a leggere e a scrivere a migliaia di combattenti. Come anche ad allestire biblioteche, raccogliere opere d’arte, manoscritti, libri antichi che venivano inviati al Ministero della Pubblica Istruzione per essere conservati.
E poi: “Chi è stato in guerra conosce l’importanza della musica e come essa penetri nell’animo dei combattenti” dice Lister. Ecco perché, nel Quinto c’era anche la banda. L’iniziativa prese le mosse dal sindacato dei professori d’orchestra della Unión General de Trabajadores, e ne fu artefice il maestro Oropesa, autore di ben cinquanta opere popolari molto note in Spagna. Dal principio vi si iscrissero una trentina di musicisti professionisti che presto salirono a quota sessanta. Suonavano sfilando per le strade di Madrid eseguendo marce e inni popolari accompagnati dai canti e dall’entusiasmo della gente. Ma erano presenti anche sui fronti dei combattimenti, nella battaglie di Somosierra, Guadarrama, Talavera, Toledo, come all’evacuazione del Museo del Prado a Valencia. E ovunque rincuoravano e motivavano i soldati a non vacillare, ad affrontare il nemico con valore e coraggio.
Il potere della musica.
Alla guida di comandanti ardimentosi come il già citato Enrique Lister, oppure Juan Modesto, Valentin Gonzales, Etelvino Vega Martìnez, arruolarsi nel “Reggimento di ferro” significò condividere i valori della disciplina, ma anche del rispetto e della fiducia reciproca. Più di 70.000 uomini sposarono questa causa, senza perdere il contatto con la popolazione civile da cui provenivano e da cui furono sempre sostenuti e amati.
Non solo parole accorate, ma anche poesie e canzoni dedicate al Quinto Reggimento ne celebrano l’eroismo e la forza rivoluzionaria.
Tra i brani certamente più noti resta El Quinto Regimiento (canto che utilizza due temi popolari: la musica di “El Vito” nel testo e nel ritornello quella di “Los contrabandistas de ronda Anda Jaleo”) che celebra il giorno della nascita della milizia, ne ricorda i valorosi condottieri e inneggia alla volontà di riscatto dalla dittatura. Le versioni sono molteplici e tutte suggestive, alcune presentano qualche variante nel testo rispetto all’originale. Quella del cileno Rolando Alarcòn, per esempio, oltre ad altre differenze, cita “el pueblo madrileño” invece che “el partito comunista” come fondatore della milizia.
Così la canta anche, nella struggente versione folk, l’americano Pete Seeger con gli Almanac Singer,
mentre la cantante messicana Lila Downs aggiunge un verso finale in cui ricorda come la dittatura franchista sia durata quarant’anni.
Versioni certamente originali nell’arrangiamento sono quella rock e ska del gruppo italiano Banda Bassotti
e quella hip hop dei marsigliesi Watcha Club.
El dieciocho de julio
en el patio de un convento
el partido comunista
fundó el Quinto Regimiento.
Venga jaleo, jaleo
suena la ametralladora
y Franco se va a paseo.
Con Líster, el Campesino,
con Galán y con Modesto
con el comandante Carlos,
no hay miliciano con miedo.
Venga jaleo, jaleo
Suena la ametralladora
y Franco se va a paseo.
Con los cuatro batallones
que Madrid están defendiendo
se va lo mejor de España
la flor más roja del pueblo.
Venga jaleo, jaleo
suena la ametralladora
y Franco se va a paseo.
Con el quinto, quinto, quinto,
con el Quinto Regimiento
madre yo me voy al frente
para las líneas de fuego.
Venga jaleo, jaleo
suena la ametralladora
y Franco se va a paseo.
Questa la traduzione italiana:
Il diciotto di luglio
Nel chiostro di un convento
Il Partito Comunista
Fondò il Quinto Reggimento.
Venite, forza, forza!
Suona la mitragliatrice
E Franco se ne andrà in culo.
Con Líster il “Contadino”,
Con Galán e con Modesto,
Con il comandante Carlos
Non c’è Miliziano che abbia paura.
Venite, forza, forza!
Suona la mitragliatrice
E Franco se ne andrà in culo.
Con i quattro battaglioni
Che difendono Madrid
C’è il meglio di tutta la Spagna,
Il fiore più rosso del popolo.
Venite, forza, forza!
Suona la mitragliatrice
E Franco se ne andrà in culo.
Con il quinto, quinto, quinto,
Con il quinto Reggimento,
Mamma, me ne vado al fronte
Alle linee di fuoco.
Venite, forza, forza!
Suona la mitragliatrice
E Franco se ne andrà in culo.
Il lavoro di Della Mea, in modo assolutamente creativo e indovinato, mescola, nel ritornello, il testo originale con la traduzione milanese, mentre sul piano musicale combina il richiamo al brano spagnolo con una melodia nuova e toccante, che sta a commento della storia dei due giovani, una coppia di fidanzati che vivono la lotta tra le fila della Resistenza, poi una vita di fatica in fabbrica e infine la morte di lei, sotto le macerie della strage di Brescia.
Il richiamo alla vicenda spagnola è vivo e appare come un’invocazione, una memoria sempre presente che incornicia il racconto dei protagonisti e dei compagni della “ringhera”.
El dieciocho día de julio
en el patio de un convento,
el dieciocho día de julio
en el patio de un convento
el Partido Comunista
fundó el Quinto Regimiento,
el Partido Comunista
fundó el Quinto Regimiento.
El desdott del mes de luj
int el chioster del convent,
el desdott del mes de luj
int el chioster del convent
i compagn de la ringhera
han faa su el so regiment,
i compagn de la ringhera
han faa su el so regiment.
E tira su la bandera,
la nostra Spagna è già rossa
l’è ’rivada la ringhera,
fazolett giò ne la fossa,
E tira su la bandera,
la nostra Spagna è già rossa
l’è ’rivada la ringhera,
fazolett giò ne la fossa
Il ventotto, ma di maggio
i compagn de la ringhera
han gridato: “Su coraggio,
riprendiamo la bandiera”.
Il finale, nonostante lo strazio delle stragi e delle morti ingiuste, nonostante la violenza fascista, la sofferenza, il dolore e le perdite, è il ritorno alla vita e alla lotta, alla riconquista degli ideali della Resistenza, quelli cari di una Spagna che con onore non si è arresa e ha combattuto la dittatura. Un monito a non abbassare mai la guardia.
E mattone su mattone
han rifatto la sezione
ogni pietra era un colpo
ma sul muso del padrone.
Han rimesso i vecchi panni
quelli cari della Spagna
hanno ritrovato il passo
quello duro di montagna.
Chiara Ferrari, coautrice del documentario Cantacronache, 1958-1962. Politica e protesta in musica, autrice di Politica e protesta in musica. Da Cantacronache a Ivano Fossati, edizioni Unicopli
Pubblicato lunedì 7 Marzo 2016
Stampato il 28/09/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/pentagramma/el-quinto-regimiento-la-sua-epopea-e-ivan-della-mea/