L’Hôtel de Ville, il bellissimo palazzo dove ha sede Municipio di Aosta (da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5 /5f/Pic-VF4-IT02_Echevennoz-Aosta_08_%28municipio_Aosta% 29.JPG/1200px-Pic-VF4-)IT02_Echevennoz-Aosta_08_% 28municipio_Aosta%29.JPG

Ad Aosta si è scelta una data altamente simbolica – il 25 luglio – per portare al voto del Consiglio comunale un odg sulla concessione di spazi e sale municipali solo a chi rispetti il dettato e le leggi dell’ordinamento italiano. Il documento intitolato “Valori della Resistenza antifascista e dei principi della Costituzione repubblicana”, proposto dalla minoranza Altra Valle d’Aosta – Sinistra per la Città, ha raccolto anche l’appoggio della maggioranza formata da Pd e autonomisti ed è stato approvato a larga maggioranza (21 voti a favore, 2 contrari e un’astensione).

Il verbale dell’odg antifascista approvato dal Consiglio comunale. Per ingrandire, leggere o scaricare tutto il documento clicca qui

D’ora in poi, gli organizzatori delle iniziative dovranno firmare una dichiarazione esplicita di riconoscersi nella Costituzione e nelle leggi Scelba e Mancino per ottenere il via libera amministrativo.  «Siamo molto soddisfatti, è stata una presa di posizione necessaria – commenta Nedo Vinzio, presidente del Comitato provinciale Anpi di Aosta e coordinatore regionale dei partigiani –. In tutta la Valle i cosiddetti fascisti del terzo millennio hanno aperto sedi e assistiamo a un dilagare di richiami al razzismo e alla xenofobia. Siamo preoccupati perché fino a una manciata di anni fa almeno ci si vergognava nel dichiararsi fascisti, oggi non è più così».

Lo dimostra, per esempio, la vicenda accaduta nel gennaio scorso a Saint-Vincent, località aostana nota ai turisti per i casinò, dove la Digos ha messo sotto sequestro i cancelli di un immobile, in pieno centro, con sopra un’aquila molto somigliante a quella del Terzo Reich e a lato due triangoli, simili a quelli che identificavano i prigionieri all’ingresso dei campi di concentramento nazisti.

Uno dei cancelli sequestrati a Saint-Vincent (da https://aostasera.it/wp-content/uploads/2019/01/cancello.jpg)

Il proprietario è stato denunciato e dovrà rispondere di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.

Nel capoluogo regionale, lo scorso mese CasaPound ha organizzato un convegno nel Caffè Nazionale, punto di ritrovo storico, nel salotto cittadino: piazza Chanoux, la stessa dove ha sede il Municipio. E i saluti romani, immortalati dai media, hanno creato sconcerto.

Le tartarughe frecciate ad Aosta hanno pure un loro rappresentante in Consiglio, un eletto nella lega Nord poi passato a rappresentare CP, che ha espresso voto contrario all’odg sulla concessione degli spazi pubblici, definendolo “un tritacarne”. Tra i favorevoli invece – “L’ho votato la volta scorsa e lo voterò anche questa volta” – proprio l’esponente della Lega-Aosta nel Cuore, nonché vice presidente del parlamentino cittadino Etienne Andrione. Che tuttavia durante il dibattito ha tenuto a precisare: “La compressione degli spazi di libertà, però, può venire in modi non riconducibili al fascismo di allora, ed esiste una forma strisciante oggi che non è quella che appare più pericolosa. Scelba, invece sulle minoranze fu infinitamente peggio del regime. Si firma, ma rimane la necessità di un’analisi su cosa sia stata la Repubblica democratica per tutta una serie di diritti e soprattutto per la minoranza valdostana”.

Era la terza volta che l’odg approdava in Consiglio comunale. Un anno e mezzo fa, nel dicembre 2017, il voto spaccò l’Hôtel de Ville. Pochi mesi dopo, nel marzo 2018, la proposta venne respinta. Il 25 luglio invece il risultato è stato l’opposto. “La libertà di pensiero è per tutti ma il fascismo continua a essere un reato”, ha dichiarato la proponente dell’odg, Carola Carpinello (Altra VdA).

Lo stemma della Città di Aosta

La scelta c’è stata, forte e chiara dunque, nonostante ad assentarsi durante la votazione sia stato per esempio un consigliere che su facebook, definendosi “disorientato”, ha scritto: “Quando pensi che al peggio non ci sia fine: nel ‘ventennio’ se non dichiaravi di essere fascista, prendevi le bastonate, oggi se non ti dichiari antifascista non puoi lavorare. Complimenti sindaco Centoz (…)”. A parte il fatto che il consigliere può, evidentemente, svolgere il suo lavoro, mentre con le leggi “fascistissime” il regime sciolse tutti i consigli comunali, il primo cittadino in Aula aveva preso la parola spiegando: “A monte questa volta c’è un atto del Consiglio regionale. Non posso che condividere come ho fatto le volte precedenti, sono assolutamente d’accordo con la sua approvazione. Mi auguro che il provvedimento venga approvato, ma non posso che lasciare a tutti la libertà di esprimersi in maniera autonoma”. Il capoluogo ha infatti dato seguito a un atto di indirizzo assunto all’unanimità lo scorso anno dal parlamento della Regione Autonoma. La mozione prevedeva l’adeguamento dei regolamenti di ogni Comune, subordinando la concessione di suolo pubblico, spazi e sale di proprietà regionale ad associazioni, persone, movimenti e partiti “previa dichiarazione esplicita di rispetto dei valori antifascisti sanciti dall’ordinamento repubblicano”.

«Era necessaria l’approvazione nella città capoluogo, l’auspicio è che diventi un esempio da seguire – conclude il presidente Vinzio –. La memoria della Resistenza è patrimonio corale dalle nostre parti». Vinzio è figlio di Aurelio, il partigiano “Faure” della 176a Brigata Garibaldi che volle rendere omaggio a Pietro Pajetta “Nedo” (cugino di Giancarlo e Giuliano), Caduto in un agguato sulle Alpi biellesi, dando al primogenito il suo nome di battaglia. «In tutti i Comuni dal 25 aprile alla fine di ottobre, almeno ogni settimana, l’Anpi celebra un evento o i tanti Caduti della Resistenza locale. E spesso commemoriamo con i vicini francesi. Qualche giorno fa, ero a Terra Noire, piccola località sotto il Piccolo San Bernardo, per l’annuale ricordo dell’eccidio del luglio 1944: tedeschi in ritirata rastrellarono combattenti italiani e francesi e civili, li trascinarono attraverso le montagne e li fucilarono. Per ragioni geografiche nella lotta di Liberazione si operava tra Italia e Francia, e al contrario di oggi si aiutavano le persone ad attraversare le frontiere».