La locandina della prima del Fidelio dedicata a Veneziani e Klieber

Nell’ottantesimo anniversario delle leggi antisemite del 1938, che colpirono tanti artisti ebrei in Italia, il Teatro alla Scala, su richiesta dell’Anpi di Milano, dell’Anpi Scala e della Comunità Ebraica di Milano, ha dedicato la prima di Fidelio, opera di Ludwig van Beethoven, diretta per la prima volta in versione scenica dal maestro Myung-Whun Chung, alla memoria di Vittore Veneziani e di Erich Kleiber. È stata un’occasione ulteriore per non dimenticare le ignobili leggi antisemite emanate dal regime fascista, approvate dal re Vittorio Emanuele III, anticamera della Shoah in Italia. Nel 1938 i nostri concittadini ebrei furono privati dei loro diritti per la sola colpa di essere nati, per poi essere privati delle loro vite, dopo l’8 settembre 1943.

Nell’agosto del ’38 l’Ufficio centrale demografico, la famigerata “Demorazza” censì gli ebrei italiani e stranieri presenti nella penisola. I dati furono continuamente aggiornati negli anni successivi, cosicché al momento dell’occupazione nazista, tutti gli ebrei erano schedati, premessa fondamentale per l’individuazione, l’arresto e l’avvio ai campi di sterminio. Nel 1938 il Teatro alla Scala in ottemperanza a quelle infami leggi escluse gli Ebrei ai quali fu richiesto di restituire le tessere di abbonamento e sospese dal servizio anche il grande direttore del coro Vittore Veneziani. Sarà poi Toscanini a imporre il reintegro di Veneziani dopo la Liberazione.

Il direttore del coro Vittore Veneziani

Nel mese di dicembre di quell’anno il direttore Erich Kleiber, inviò un telegramma al Teatro con il quale annunciava che non avrebbe diretto il Fidelio, poiché non poteva “come cristiano” accettare quanto quelle leggi infami imponevano. Nel telegramma si legge: “Apprendo in questo momento che il Teatro alla Scala ha chiuso le sue porte ai vostri compatrioti israeliti. La musica è fatta per tutti, come il sole e l’aria. Là dove si nega a degli esseri umani questa fonte di consolazione così necessaria in questi tempi duri e questo soltanto perché essi appartengono a un’altra stirpe o a un’altra religione, io non posso collaborare né come cristiano né come artista. Debbo di conseguenza pregarvi di considerare nullo il mio contratto, malgrado il piacere che avrei avuto di dirigere in questo magnifico teatro, che rammenta le più nobili tradizioni italiane”.

Non ci furono altri artisti in Italia che appoggiarono la coraggiosa decisione di Erich Kleiber, che agì nell’indifferenza generale, quella stessa indifferenza che ha accompagnato l’emanazione delle leggi antiebraiche e che ha permesso la Shoah.

Cinque assi della bacchetta: al centro della foto Erich Kleiber, con Bruno Walter, Arturo Toscanini, Otto Klemperer, Wilhelm Furtwaengler, nel 1929 (da https://musicofilia.wordpress.com/tag/erich-kleiber/)

Lunedì 18 giugno ho potuto assistere alla riuscitissima prima del Fidelio, un vero e proprio inno alla libertà. È stata una serata emozionante vissuta insieme a Liliana Segre e ad Ersilia Lopez, 93 anni, un’artista che faceva parte del coro diretto da Vittore Veneziani. Ersilia Lopez mi ha raccontato che Vittore Veneziani, dopo essere stato licenziato dal Teatro alla Scala nel ’38, non accettò di firmare contratti all’estero e si rifiutò di abbandonare il Paese. Nell’autunno del 1941 Veneziani accettò di diventare maestro del coro delle sinagoghe di Milano, Torino e Firenze e della scuola ebraica milanese di via Eupili, dove tanti professori liceali e universitari si adattarono a insegnare perché licenziati dalle scuole pubbliche. Proprio nella scuola di via Eupili Ersilia Lopez conobbe Vittore Veneziani e iniziò a far parte del coro. Fu il contrario di quello che auspicavano le autorità fasciste: “la scuola per ebrei” come venne sprezzantemente definita, diventò, grazie a questi eccezionali maestri, un’isola di alta cultura, di discussione, di educazione libera.

L’iniziativa di dedicare la prima del Fidelio a Vittore Veneziani e ad Erich Kleiber nell’ottantesimo delle famigerate leggi razziste riveste dunque un grande significato. Esempi e lezioni di vita, quelli di Vittore Veneziani e di Erich Kleiber, di cui i nostri tempi hanno più che mai bisogno. Tempi caratterizzati da una sorta di acquiescenza e di anestetizzazione delle coscienze.

Abbiamo uno strumento importante per risvegliare le coscienze e sconfiggere apatia e indifferenza: la cultura, la cui importanza è solennemente sancita nell’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale, legata alla memoria storica, antidoto indispensabile per contrastare il virus del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo che sta investendo l’Europa e il nostro Paese. Oggi, più che mai, bussola e faro della nostra democrazia è la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, la quale non si propose soltanto di abbattere un regime, ma ebbe di mira un nuovo Stato, una nuova società, una Repubblica dal volto umano, come ha sottolineato recentemente il Presidente Sergio Mattarella.

Roberto Cenati, presidente del Comitato provinciale Anpi di Milano