Perfino i fedeli della parrocchia del Sacro Cuore a Ladispoli, Comune del territorio metropolitano capitolino, avevano fortemente protestato per la scelta dell’Amministrazione di intitolare la piazza antistante la chiesa ad Almirante. Una opposizione che ha unito in un Comitato semplici cittadini; associazioni, con l’Anpi in prima fila oltre all’Aned e a Libera; forze politiche democratiche e comunità ebraica. Niente da fare, il sindaco Alessandro Grando, sostenitore della mozione presentata nel luglio 2018 in Consiglio dal consigliere di FdI, Giovanni Ardita, aveva tirato dritto. E ora è arrivato anche il via libera della Prefettura di Roma. A darne notizia è stato su Facebook proprio sindaco Grando, facendo pure sapere, esultando, che ci sarà “A breve l’inaugurazione”.

Così ha stabilito il prefetto: “È accolta la proposta concernente l’intitolazione della piazza sita tra via dei Garofani e via dei Fiordalisi al nome di ‘Piazza Giorgio Almirante’, presentata dal Comune di Ladispoli con la predetta delibera di Giunta Comunale n. 234 del 23/11/2018 che costituisce parte integrante della citata richiesta”.

Il decreto del prefetto pubblicato dal sindaco di Ladispoli sul suo profilo Fb

La decisione prefettizia ha provocato un’ulteriore corale indignazione nella sensibilità democratica della cittadinanza. A darle voce è il presidente del Comitato provinciale Anpi di Roma, Fabrizio de Sanctis: «Con la sezione Anpi di Ladispoli-Cerveteri, nata di recente, e il Comitato No a Piazza Almirante ci opporremo fermamente alla decisione, manifesteremo nelle strade e impugneremo il provvedimento davanti alla magistratura. È una ferita per la democrazia – prosegue il presidente provinciale Anpi – intitolare una piazza al segretario di redazione de “la Difesa della razza”, capo di gabinetto del ministero della Cultura Popolare della repubblica di Salò nonché in quella carica firmatario dei bandi della morte». Il riferimento è ai manifesti firmati appunto Almirante che, come documentarono reperti recuperati nel grossetano e carteggi ufficiali, e come stabilirono numerose sentenze, intimavano ai militari “sbandati” dopo l’8 settembre 1943 e ai partigiani di consegnarsi ai fascisti pena la fucilazione, minacciata anche chi dava aiuto “ai ribelli”. Continua De Sanctis: «C’è anche sgomento per la decisione del rappresentante territoriale del Viminale. Qualche mese fa in Campidoglio, in occasione della cerimonia per il conferimento della Medaglia d’Oro per la Resistenza al quartiere romano Centocelle, il prefetto aveva pronunciato un discorso che mai avrebbe fatto sospettare questa presa di posizione a Ladispoli».

Inoltre, come più volte ribadito dalle associazioni, c’è molta preoccupazione per il ritorno di pulsioni razziste. E Almirante il 5 maggio 1942 così scriveva sulla Difesa della razza: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. (…) Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue”.

In più Comuni FdI ha presentato proposte di intitolazione di strade o piazze ad Almirante. A Roma la proposta dovette incassare lo stop della sindaca Raggi; ultimamente il partito di Giorgia Meloni a Cologno Monzese aveva preannunciato l’intenzione, rientrata però anche a seguito della presa di posizione dell’Anpi provinciale di Milano. Ora a Ladispoli, i partigiani promettono: piazza Almirante no pasará.