Questo articolo è stato pubblicato su Patria Indipendente cartacea il 27 luglio 2008 quando l’allora ministro degli Interni Maroni, del governo Berlusconi, propose la schedatura di tutti gli abitanti dei campi nomadi, bambini compresi, tramite il rilevamento delle impronte digitali. Lo ripubblichiamo sia per la sua attualità politica, sia perché rivela la costante riduzione della questione dei nomadi a problema di ordine pubblico (e non di organizzazione sociale). Va aggiunto che tale problema di ordine pubblico riguarderebbe un’etnia in quanto tale, in spregio conclamato della Costituzione. L’articolo di Fulvia Alidori accenna anche ad un altro problema: i partigiani “zingari”. Anche loro hanno aiutato il nostro Paese a liberarsi dalla “peste nera”. Il tutto, per memoria. Una memoria che forse non ci è mai servita quanto oggi. G.P.

Immaginate Andrea Pirlo con la Coppa del Mondo nella finale di Berlino di due anni fa oppure Zlatan Ibrahimovic con la coppa dell’ultimo scudetto dell’Inter. Quale può essere la sfortuna per loro così ricchi, così famosi e così amati? Quella di essere degli zingari. Sì, i due campioni sono il primo di origini sinti, il secondo rom korakhané. Per quello che ne so, io li considero grandi calciatori. Perché il nostro Paese non può essere un campo di calcio dove i migliori svettano, portando le loro squadre ai risultati più grandi? È un paragone ridicolo? Non credo. La proposta del Ministro degli Interni Roberto Maroni di schedare i bambini rom è aberrante sotto qualunque aspetto, tanto che non esiste un paese europeo che la adotti, a meno che non si voglia tornare indietro ai “fasti” del regime nazista.

La nostra Costituzione, articoli 2 e 3, garantisce e riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni in cui svolge la sua personalità, e l’eguaglianza dei “cittadini” di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali. I bambini non sono forse cittadini? Teresa Mattei, ultima costituente in vita, raccontando dei lavori all’Assemblea costituente, disse che l’unico elemento, purtroppo, non inserito nell’articolo 3 – che ci dona uno Stato che tutela le differenze e si impegna a “rimuovere” gli ostacoli di ordine sociale ed economico – è proprio l’età.

Qual è il messaggio che il governo Berlusconi, con il suo Ministro degli Interni, lancia ai bambini rom? Siete diversi da noi e per questo io vi schedo tutti perché, se succederà qualcosa, sarete i primi che cercheremo. È un messaggio diametralmente opposto alla nostra Carta costituzionale, che promuove le differenze e basa la sua crescita su questo, perché altrimenti non avrebbe alcun senso rimuoverne gli ostacoli, basterebbe limitarsi a dire che tutti sono uguali. Sulla Costituzione Berlusconi, Maroni e gli altri ministri hanno giurato due mesi fa.

Se pensiamo alla storia degli “zingari”, termine dispregiativo, notiamo che è una comunità presente in tutti i Paesi d’Europa, rappresenta lo 0,23% della popolazione italiana (dati della Comunità di S. Egidio), i rom in Italia sono circa 150.000, di cui la metà italiani.

Per il principio di cittadinanza e di uguaglianza (art. 3 della Costituzione) se schedano loro, devono schedare anche tutti noi italiani non rom, vale a dire gli italiani “italiani”, gli italiani ebrei, gli italiani musulmani, gli italiani protestanti, gli italiani americani, gli italiani francesi, gli italiani albanesi, gli italiani cinesi.

Ultimamente siete mai andati nelle scuole? Nelle classi ci sono bambini di tutte le etnie, nelle feste di fine anno o di compleanno le tavolate sono piene di cibi provenienti da tutto il mondo, ecco io non ho mai visto né respirato cattiveria o discriminazione. I rapporti umani sono più semplici di quanto si pensi. Se dicessi ad un bambino: «Sai lui è schedato!», sono sicura che la risposta sarebbe «Perché è bravo?!».

La vulgata sostiene che gli zingari siano tutti delinquenti, dediti solo alle ruberie. A parte che non è così, la nostra Costituzione dice che la responsabilità penale è individuale, e non è legata alla lingua, alla religione, al sesso e alle opinioni politiche di chi commette i reati. Se rubano, arrestateli non perché rom ma perché ladri. Perché non si parla mai di eliminazione dei campi rom? L’idea del campo è già una separazione. Come può un bambino sviluppare le sue qualità se si confronta sempre con la stessa realtà, magari per la maggior parte degradata, povera e emarginata? In un mondo fatto di campi, i poveri saranno sempre più poveri e disperati e i ricchi sempre più ricchi e impauriti. Sarà una società avvizzita, ripiegata su stessa. Pensate a quello che è avvenuto a Gattatico alla Festa nazionale dell’Anpi.

Se ognuno di noi, che l’abbiamo organizzata e pensata, fosse rimasto nella sua città, nel suo orticello, quante conoscenze, competenze ed energie sarebbero rimaste sconosciute, immobili e inutilizzate? Nella storia dell’umanità l’evoluzione è scambio, è energia. Le società chiuse sono immobili e tutelano solo i privilegi non i diritti.

A proposito poi di partigiani, ricordiamo che anche tra gli “zingari” ce ne sono stati.

Ecco i nomi dei conosciuti:

  • il rom istriano Giuseppe Levakovich, detto Tzigani, che militò nella Brigata “Osoppo” in Friuli agli ordini del comandante “Lupo”;
  • Rubino Bonora, partigiano della Divisione “Nannetti” in Friuli;
  • Walter Catter, eroe partigiano, uno dei Martiri di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944;
  • suo cugino Giuseppe Catter, decorato al valore, fucilato ventenne nell’Imperiese da brigatisti. Il suo distaccamento ne prese il nome;
  • il sinto piemontese Amilcare Debar, staffetta e poi partigiano combattente nella 48a Brigata Garibaldi “Dante Di Nanni”, comandata da Colajanni. Dopo la guerra fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite.

Anche loro hanno concorso alla fine della dittatura nazifascista e alla nascita della nostra Repubblica, basata sulla Costituzione, che permette al governo Berlusconi di esprimersi liberamente. Il miglioramento di una società si basa sempre sull’integrazione, sui rapporti e sul rispetto di un equilibrio tra diritto e dovere. Vorrei, perciò, citare una delle filastrocche del libro di Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini (Milano, Mondadori, 2006):

«Se chiami un diritto risponde un dovere chi ha sete beva ma lavi il bicchiere così chi vien dopo ha il bicchiere pulito. Diritto e dovere… non so se hai capito!».

Credo che gli “zingari”, oggi, siano usati come “cavie”, nello stesso modo in cui furono usate dai nazisti. Stanno, cioè, servendo al nostro governo per sperimentare l’applicazione di leggi che limitano i diritti della persona, e certamente il nostro Presidente del Consiglio si è guardato bene dalla sperimentazione di questa misura verso la comunità ebraica, per esempio. Meglio sperimentarla su una popolazione, in maggioranza apolide, che non ha territorio e che non lo rivendica nemmeno; gli zingari sono l’ultimo anello della catena, come Charlie Chaplin quando, ne Il grande dittatore, tocca, alla fine, a lui, semplice fante, tirare la spoletta della bomba. L’indignazione per la schedatura dei bambini rom deve levarsi fortissima non solo perché è un’indecenza morale, ma perché è messa alla prova la tenuta del nostro sistema di valori e di princìpi democratici di fronte ad un attacco gravissimo alle libertà personali. Quando si inizia a sperimentare, sappiamo da dove partiamo ma non dove arriveremo.

«Libero pesce in libero mare io cresco libero se posso giocare. Ma vorrei liberi tutti i bambini, quelli lontani e quelli vicini». Da La Costituzione raccontata ai bambini