Il libro “I giovani e la memoria. Gli episodi della Resistenza a Rieti e in provincia raccontati dagli studenti reatini” è nato dall’esigenza di raccontare e condividere il lavoro degli studenti delle scuole di Rieti e della provincia, in occasione della prima edizione del concorso “I Giovani e la Memoria” dell’anno scolastico 2018-2019, un evento culturale sia per le scuole sia per l’intero territorio.

Era richiesta la realizzazione di opere originali – racconti, audiovisivi o sceneggiature teatrali – risultato prezioso di un’indagine storica sui fatti accaduti a Rieti e provincia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la successiva occupazione delle truppe tedesche e gli episodi della Resistenza nel territorio. Con l’obiettivo di favorire nei giovani studenti, supportati dai docenti, un’azione di recupero della memoria storica, non solo attraverso ricerche tradizionali, ma soprattutto con indagini sul campo e interviste agli “ultimi” testimoni”. «La memoria batte nel cuore del futuro, è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli», avevano sostenuto i rappresentanti reatini di Anpi e Cgil durante una celebrazione del Giorno della memoria al Campo di Farfa. Il dovere della memoria nasce quando si comprende l’importanza di ricordare per far sì che non possano ripetersi le stragi di ebrei, rom, omosessuali e oppositori politici e gli eccidi di civili inermi, partigiani e antifascisti, crimini contro l’umanità compiuti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale in Europa. Con questo spirito, con la sede reatina dell’Ufficio scolastico regionale, nel 2018 si pensò così a un progetto di concorso, con assegnazione di borse di studio.

Il successo della prima edizione convinse gli organizzatori a fissare l’esperienza in un libro, realizzando uno strumento agevole di lettura, destinato agli studenti e a coloro che non hanno ancora conoscenza dei fatti avvenuti nel territorio reatino. «“I giovani e la memoria” è il frutto di un racconto corale – spiega Giuseppe Manzo, curatore del volume –. Gli studenti hanno lavorato con impegno e serietà, restituendoci con rispetto la memoria dei fatti storici e delle vicende umane vissute dai cittadini reatini dal settembre 1943 al giugno 1944». Nove mesi terribili: nel 2005, infatti, il sacrificio della popolazione e l’eroismo dei partigiani furono riconosciuti con il conferimento alla provincia di Rieti di una Medaglia d’Argento al Merito Civile.

Il primo capitolo dell’opera affronta il tema del dovere della memoria attraverso le testimonianze dei sopravvissuti alla deportazione nei campi di concentramento e alla Shoah, Primo Levi, Sami Modiano, Liliana Segre, Umberto Terracina. Il secondo e il terzo capitolo raccontano la Seconda guerra mondiale in Italia e la Resistenza in Sabina; il quarto e il quinto capitolo sono dedicati alla storia del Campo di concentramento di Farfa e ai libri che hanno il merito di aver riportato di recente alla luce quanto vi accadde. Il sesto capitolo presenta le scuole premiate e racconta le opere realizzate degli studenti. Sottolineiamo inoltre l’esposizione di episodi non molto conosciuti della seconda guerra mondiale.

Cleonice Tomassetti

Nel saggio hanno un ruolo centrale le donne che hanno fatto la Resistenza, tra esse una in particolare che, pur non avendo avuto il tempo di combattere, rappresenta un esempio di coraggio e di forza d’animo, Cleonice Tomassetti. Una reatina dal carattere forte che unisce con un filo rosso la provincia laziale di Rieti e quella piemontese di Verbania. “Una partigiana nell’animo”, come l’hanno opportunamente definita gli studenti, arrestata e fucilata nel giugno del 1944 sul lago Maggiore.

Cleonice era bellissima. Nata nel 2011, a Capradosso di Petrella Salto ha un’infanzia e un’adolescenza molto difficile e sofferta, nel 1933 si trasferisce a Milano, sbarcando il lunario con lavori saltuari: commessa, cameriera in locande e pensioni, sarta. Con gli amici milanesi, “Nice” frequenta un piccolo gruppo di antifascisti, per lo più comunisti, fra cui il sarto, comunista e cristiano avventista, Eugenio Dalle Crode. Nei primi giorni del giugno ’44, mentre lavora da Dalle Crode, entra un diciottenne, Sergio Ciribi che, provando un vestito, fa sapere di non voler presentarsi al richiamo in guerra, ordinato dal Bando Graziani, e di voler salire in montagna con i partigiani della Valgrande. Cleonice decide di seguirlo. La partenza è fissata alcuni giorni dopo. A loro si unisce un altro renitente, Giorgio Guerreschi. Ad accompagnare il gruppo sono la madre e il fratello minore di Ciribi, per far sembrare il viaggio da Milano a Fondotoce una scampagnata. Lasciati gli accompagnatori tra Fondotoce e Mergozzo i tre incominciano la salita guidati da Sergio.

Passata la notte in una baita all’Alpe Bué, la mattina si accorgono di essere coinvolti nel rastrellamento della Valgrande (cominciato l’11 giugno). Arrestati, picchiati, terrorizzati da finte impiccagioni vengono trasferiti prima a Rovegro, poi a Verbania Intra alle Scuole elementari femminili e successivamente nelle cantine di Villa Caramora, dove sono portati altri partigiani rastrellati provenienti da Malesco.

I Martiri di Fondotoce. I nazifascisti scattano questa foto: Cleonice è la donna in prima fila

Il primo pomeriggio del 20 giugno, quarantasei dei partigiani arrestati vengono prelevati e fatti sfilare lungo le vie delle cittadine del lungolago: Intra, Pallanza, Suna, Fondotoce. Cleonice è in prima fila, a fianco del tenente Ezio Rizzato, sotto un grande cartello a stampa che recita: “Sono questi i Liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”. I testimoni diretti (il giudice Emilio Liguori, il sopravvissuto Carlo Suzzi) dicono come Nice fosse la prima a capire la sorte a cui erano destinati e a sostenere ed incitare fino alla fine gli altri con frasi del tenore “Facciamo vedere che è meglio morire da italiani che da servi dei tedeschi”.

Il gruppo fu poi portato alla periferia di Fondotoce e, sulla riva del canale fra il Lago Maggiore e quello di Mergozzo, fucilati tre alla volta. Cleonice e molti di loro morirono gridando “Viva l’Italia”. Solo in tre vennero risparmiati (fra loro l’anglo-rodesiano Frank Ellis), mentre Carlo Suzzi sopravvisse miracolosamente alla strage.

Cleonice quel 20 giugno aveva 32 anni. Il suo corpo in un primo tempo seppellito in una fossa comune, ora riposa accanto al giovane Ciribi, nel Cimitero Monumentale di Milano, nell’area dedicata ai martiri della Resistenza.

La figura di “Nice” verrà riscoperta e valorizzata solo nel 1981, quando il Comune di Verbania decide di intitolarle le scuole elementari della frazione di Renco. Per iniziativa dell’Anpi di Rieti, il Comune di Petrella Salto prese contatti con la Casa della Resistenza di Fondotoce e sindaco e familiari della Martire hanno partecipato per la prima volta, nel giugno 2011, alla 67ª commemorazione dei Martiri di Fondotoce, depositando una targa in suo ricordo.

Ne “I giovani e la memoria” trovano spazio anche una settantina di immagini, alcune poesie di Ungaretti, Levi e Wiesel, il commento alle musiche e le parole delle canzoni scelte dagli studenti per accompagnare i filmati realizzati. Il testo riporta anche le testimonianze di giornalisti e storici che con il loro lavoro hanno raccontato la seconda guerra mondiale, la Shoah e la Resistenza in tutto il Paese e in particolare a Rieti e in Sabina. Il libro ha un taglio istituzionale che lo rende particolarmente adatto anche all’utilizzo didattico, e contiene alcuni interventi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Grazie a un codice, il volume permette ai lettori di visionare su smartphone, tablet o pc i cinque filmati realizzati dagli studenti vincitori della borsa di studio. “I giovani e la memoria” è disponibile anche nei formati per non vedenti e ipovedenti, audiolibro e scrittura braille, in accordo con l’Unione Ciechi di Rieti.

Il ricavato della vendita del libro permetterà la costituzione di un fondo per le borse di studio in favore degli studenti che saranno premiati nelle prossime edizioni del concorso.

Cosmo Bianchini, presidente Anpi Rieti e vicepresidente Anpi provinciale Rieti