Il 10 novembre 1975 ad Osimo in provincia di Ancona si firmò il trattato che doveva fissare in modo definitivo i confini orientali dell’Italia – con quella che allora si chiamava Jugoslavia – e che entrò in vigore due anni dopo. Il bel paese marchigiano, però, non è rimasto nella storia solo per quel trattato; la lunga vicenda della cittadina distesa su un dolce territorio collinare ha origine centinaia di anni prima di Cristo e si squaderna per più di due millenni. Il 6 luglio 1944 Osimo venne liberata dai partigiani della V divisione Garibaldi Marche. La Resistenza si era avviata poco dopo l’8 settembre, quando i primi gruppi partigiani si organizzarono sotto la guida di Quinto Luna nel Gap “Fabrizi”. Ma chi era Fabrizi? Benedetto Fabrizi, detto Renato, era un antifascista, comunista, più volte aggredito e picchiato dagli squadristi, condannato per due volte al confino, fondatore della “Banda Ragno”, una cellula clandestina comunista che operò prevalentemente negli anni 1930 e 1931. Fabrizi, nativo di Osimo, morì al confino il 29 aprile 1937 all’ospedale di Larino, a causa delle vessazioni subite dai fascisti, della fame e del freddo. La vita – e la morte – di Renato Benedetto Fabrizi certificava una verità, e cioè che la Resistenza non nacque dal nulla, ma fu il frutto di due decenni di lotta impari degli antifascisti contro il regime.

Renato Fabrizi

Così è nato, tanti anni fa, il Premio Anpi “Renato Benedetto Fabrizi”, un riconoscimento istituito dalla sezione locale dell’associazione dei partigiani, assegnato a personalità che si siano distinte nella lotta di Liberazione o nel campo dell’editoria, della ricerca storica, della multimedialità su argomenti attinenti all’antifascismo, la Resistenza, la Costituzione e i diritti umani.

Un premio che è anche la permanente testimonianza delle radici della Resistenza in quegli anni – Venti e Trenta – in cui il fascismo manifestò la sua natura violenta e autoritaria con lo squadrismo, il tribunale speciale, le aggressioni, gli omicidi, la galera, il confino. “I valori che animarono gli antifascisti e la Resistenza – ha scritto Niccolò Duranti, presidente dell’Anpi di Osimo e “anima” del premio Fabrizi – rimarranno eterni, almeno fino a quando ci saranno uomini e donne che difenderanno la nostra Costituzione: col proprio lavoro, con le proprie passioni e le battaglie collettive”.

Quest’anno il premio ha assunto una effettiva dimensione nazionale: alla consueta iniziativa di consegna dell’attestato, avvenuta il pomeriggio di domenica 22 aprile nello splendido palazzo Campana, ha partecipato la Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo, che ha concluso l’iniziativa alla presenza, fra gli altri, del vicepresidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, di Claudio Maderloni, della Segreteria nazionale, e di Mauro Pellegrini, vicesindaco di Osimo. Quindi, come nelle precedenti edizioni, si è svolto l’ultima domenica prima della Festa della Liberazione, perché le date hanno il loro valore simbolico. Ed anche, qualche volta, le litografie, come quelle – preziose e numerate – consegnate ai premiati.

La litografia consegnata ai premiati

È così che nella sala stracolma a Palazzo Campana durante la XIV edizione del premio i riconoscimenti sono stati consegnati al partigiano e intellettuale Aldo Tortorella, presente con la moglie Chiara Valentini, alla partigiana Laura Wronovsky (nipote di Giacomo Matteotti) nella persona del figlio Maurizio Fabbri, al giornalista Paolo Berizzi, autore di importanti inchieste sulla “galassia nera” e del recente volume “Nazitalia”, al Sindaco di Chiaravalle Damiano Costantini, al gruppo musicale marchigiano Sambene, al conduttore tv Diego Bianchi “Zoro”. Animatori il giornalista Maurizio Socci ed il giovane presidente della sezione Anpi di Osimo Niccolò Duranti.

Ed è stato davvero un caldo pomeriggio, dove vari gradi di emozione hanno accompagnato la consegna dei riconoscimenti, i brevi interventi dei premiati, la lettura delle motivazioni. Ma andiamo per ordine.

Aldo Tortorella

Tocca ad Aldo Tortorella per primo: “il partigiano Alessio, imprigionato e poi fuggitivo, dirigente del Fronte della Gioventù, per primo salutò, dalle colonne de l’Unità, l’alba della libertà, deputato, già Presidente del Partito Comunista Italiano, luminosa figura di politico e intellettuale, per il ruolo storico che ha avuto nella faticosa costruzione dell’Italia repubblicana e per la sua rigorosa scelta di vita a fianco dei lavoratori, degli emarginati, degli ultimi”.

Insomma, un gigante nella storia della nostra Repubblica, classe 1926, che viene affettuosamente abbracciato dalla Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo. 

Maurizio Fabbri, figlio di Laura Wronowsky

Poi Laura Wronowsky, assente per motivi di salute e rappresentata dal figlio Maurizio Fabbri: “Nipote di Giacomo Matteotti, partigiana a 21 anni. Salì sulla montagna il 9 settembre 1943 e ne discese il 25 aprile del 1945 donando la sua giovinezza al sogno di un Paese libero e liberato dal nazifascismo. A riconoscimento del valore incancellabile di tutte le donne che parteciparono alla Resistenza”.

Il giornalista Paolo Berizzi

È la volta di Paolo Berizzi: “Giornalista di Repubblica, per il prezioso, costante e rischioso lavoro di ricerca e di denuncia delle organizzazioni neofasciste e neonaziste italiane. Ripetutamente minacciato e per nulla intimidito dalle “bande nere” ne continua a denunciare l’inaccettabile presenza”.

Il sindaco di Chiaravalle Damiano Costantini

Tocca a Damiano Costantini: “Sindaco di Chiaravalle, a riconoscimento dell’impegno civile di tutti i Comuni d’Italia che hanno approvato delibere che negano locali, spazi e occupazione del suolo pubblico a iniziative neofasciste, neonaziste e razziste a difesa istituzionale e morale della natura democratica e antifascista della Repubblica italiana”.

Il gruppo musicale Sambene

È il turno dei ragazzi del gruppo musicale marchigiano Sambene: “Autori di inni al sacrificio per la libertà e dei canti del popolo che seppe risorgere versando il proprio sangue, quel sangue e quella passione che delineano l’identità stessa della loro musica, contribuiscono con il linguaggio universale delle note a mantenere viva la memoria di quei sentieri tracciati da giovani marchigiane e marchigiani liberi che immolarono i loro anni migliori al bene supremo della democrazia”.

Infine Zoro, attualmente conduttore della nota trasmissione televisiva “Gazebo”: “Riuscendo a coniugare le esigenze dei moderni mezzi di comunicazione e della rete, con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni, narra i valori fondanti di questo Paese, valori scolpiti nella Carta costituzionale, e dei diritti inviolabili dell’essere umano quali il lavoro, la solidarietà e l’uguaglianza”.

Diego Bianchi, “Zoro”

Insomma, dall’anziano Aldo Tortorella ai giovani musicisti, uno spaccato dell’Italia che resiste oggi, ancorata a quella Costituzione di cui si celebra il 70° anniversario.

Conclude Carla Nespolo sottolineando lo straordinario successo dell’edizione di quest’anno del premio e della sua particolarità, a conferma del fatto che l’Anpi non si limita a ricordare il passato, ma, a partire dalla memoria della Resistenza, ne attualizza gli insegnamenti a difesa della Costituzione e valorizza le personalità che condividono lo “spirito repubblicano”, aggiungendo un doveroso riconoscimento all’impegno dell’Anpi di Osimo e dell’Anpi di Ancona, entrambi presenti nelle persone dei presidenti, di tanti dirigenti e di tanti iscritti.

Insomma, il 22 aprile a Palazzo Campana si è vissuta una emozione collettiva, all’insegna della laicità, della sobrietà e della qualità.

Ed alla fine tutti presenti sul palco: alla sinistra di Aldo Tortorella la moglie Chiara Valentini e la Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo