Il XVII Congresso dell’Anpi, che ha preso avvio con la presentazione del documento Per una nuova fase della lotta democratica e antifascista, sta entrando nel vivo con lo svolgimento dei congressi di sezione e provinciali, che sicuramente contribuiranno ad arricchire il testo presentato con contributi utili ad approfondire le analisi e le proposte avanzate. Il documento, necessariamente corposo e articolato, per storia, autorevolezza e merito, colloca l’Anpi nel complesso contesto di contemporaneità su cui si misura il Paese e ne riafferma la funzione di oggettivo e dinamico presidio democratico, punto di riferimento di associazioni, organizzazioni, movimenti e partiti che si riconoscono nei valori dell’Antifascismo, della Resistenza e nei solidi principi della nostra Costituzione.

Roma, manifestazione donne contro la violenza (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Una Costituzione il cui patrimonio di diritti, libertà, giustizia, pace, solidarietà e uguaglianza è da custodire e al contempo da presidiare costantemente, perché il cammino dei diritti, come quello della democrazia, per quanto inarrestabile, molto spesso è costellato di insidie, arretramenti e, purtroppo, anche di risvegli amari e tardivi. Scriveva Norberto Bobbio che “libertà e uguaglianza sono valori che vanno di pari passo e si richiamano costantemente nel pensiero politico”, e anche per questo disuguaglianze, disparità e paure rappresentano una minaccia per la democrazia e quindi per la libertà di tutti e di tutte.

22 luglio 1979, una foto di gruppo delle staffette garibaldine biellesi (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Disuguaglianze, disparità e paure vanno ugualmente di pari passo con la frantumazione sociale e alimentano la sfiducia verso le istituzioni e le sue forme di rappresentanza con la conseguente caduta di partecipazione. Una distanza, una crisi di fiducia e un disconoscimento che offre buon gioco alla rabbiosità dell’antipolitica che, svilendo gli strumenti della democrazia rappresentativa, contribuisce a mascherare e oscurare le reali ragioni di tali distanze e cioè la crescita esponenziale delle disuguaglianze: economiche, di conoscenze e di opportunità!

Udine, 14 giugno 1981: sfilata delle donne partigiane nel corso della rassegna del 5° corpo d’armata (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Certo, le contraddizioni dello sviluppo e della crescita, anche nel nostro Paese, sono tante e, a fronte di indubbie condizioni di benessere, paghiamo la persistenza di squilibri territoriali e sociali che al dramma della disoccupazione affiancano una distrazione colpevole sulle condizioni di lavoro e sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro (denunciata dal bollettino quotidiano di incidenti anche mortali), il dramma dell’abbandono scolastico, della povertà, e, purtroppo, anche una crescita allarmante di violenze e di femminicidi. Un accumulo di rabbie e frustrazioni non solo economiche ma anche sociali e culturali che puntualmente si ripresentano – e vengono anche malsanamente cavalcate – proprio nei momenti di difficoltà e di crisi.

(Imagoeconomica)

E nelle disuguaglianze sono le donne a pagare le maggiori disparità. Da noi, ma non solo da noi! Basti alzare lo sguardo a quanto avviene da ultimo in Afghanistan, nelle tragedie delle guerre e nelle disperazioni delle migrazioni. E allora nessuna distrazione, nessuna giustificazione, nessun arroccamento, nessuna chiusura becera e difensiva, ma chiarezza e determinazione nel respingere la strumentalità di iniziative nostalgiche di un passato segnato da violenze, da muri e da guerre.

Il premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi (Imagoeconomica)

Invece allarghiamo i nostri orizzonti, esploriamo le complessità! Esploriamo le interconnessioni di una globalizzazione ormai irreversibile, come peraltro ci viene suggerito anche dagli studi del prof. Giorgio Parisi a cui quest’anno è stato assegnato il premio Nobel per la fisica. Cioè, riscopriamo il coraggio delle idee: un coraggio antitetico alle paure instillate per il controllo delle coscienze e per facili consensi. In prossimità del Congresso, su questi temi si è misurato anche il Coordinamento donne Anpi che ha deciso di fornire alla discussione congressuale un ulteriore contributo attraverso alcune proposte utili ad arricchire il confronto.

Alcuni momenti dell’incontro dello scorso 11 settembre

Come si legge nel testo delle proposte assunte all’unanimità nella riunione del Coordinamento nazionale donne dello scorso 11 settembre “al cambiamento di questo Paese serve la forza delle donne, espressione di quella soggettività femminile a lungo disconosciuta, che con caparbietà è stata capace di esprimere una critica radicale alle disuguaglianze e alle ingiustizie delle varie articolazioni del sistema economico e sociale basato sul patriarcato, in direzione del riconoscimento reale ed effettivo dei diritti di tutte e di tutti. Solo questo profondo cambiamento culturale è in grado di togliere alimento alla violenza maschile contro le donne, dramma mondiale e nazionale, e alla carica di aggressività e brutalità diffusa nella pancia della società perché alimentata dalle centrali dell’odio e della paura attraverso la sua quotidiana spettacolarizzazione”.

(Imagoeconomica)

E ancora, “la pandemia ha fatto da detonatore delle disuguaglianze e delle contraddizioni di uno sviluppo predatorio e squilibrato, dove le donne, ancora una volta, per la carenza e l’assenza di servizi sociali, i carichi del lavoro di cura, l’aggravamento delle condizioni sociali e di lavoro, stanno pagando prezzi enormi. La povertà assoluta ha raggiunto cifre paurose e in queste la condizione delle donne immigrate è disperante. Sarà fondamentale, quindi, che le risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza vengano significativamente destinate a risanare e recuperare i gap generati da discriminazioni e disuguaglianze”.

L’economista Thomas Piketty (wikipedia)

Se le donne sono la metà del Paese è interesse del Paese investire sulla loro valorizzazione e su una forte crescita della loro occupazione. Per dirla con Thomas Piketty “l’uguaglianza non è mai troppa”. L’Anpi, non da ora, considera la parità di genere una condizione imprescindibile per dare corpo, attraverso un’ampia partecipazione democratica, alla proposta di una grande alleanza per la persona, il lavoro, la società, proposta al centro del nostro dibattito congressuale.

Il Coordinamento nazionale donne Anpi ritiene che gli approfondimenti forniti anche attraverso la formulazione di sue proposte, insieme alla crescita e alla diffusione dei Coordinamenti donne territoriali, all’attività di rete con la pluralità dei movimenti e delle associazioni delle donne, contribuisca fattivamente al processo di costruzione di questa fondamentale alleanza. In tal senso, mi sento di inviare anche i migliori auguri di buon lavoro ai nuovi Coordinamenti donne Anpi di recente costituitisi in Basilicata, in Friuli Venezia, ad Ancona e a Grosseto che, insieme a quelli attivi da tempo, rappresentano una risorsa di vitalità e di protagonismo per l’intera Associazione.

Carlo Smuraglia e Carla Nespolo nel 2018 (Imagoeconomica)

Un protagonismo mai ostentato e allo stesso tempo determinato come quelli di tante antifasciste e di tante partigiane, come quelli testimoniati dai 102 anni Iole Mancini o i 98 anni di Imelde Tassoni che, ormai in carrozzina, partecipa con la bandiera della pace, cucita per la Liberazione di Bologna del 21 aprile 1944, alla celebrazione in ricordo dei Martiri di Vigorso. Un protagonismo mai ostentato e determinato come quello della nostra cara Presidente Carla Nespolo che non si stancava di ripetere: “nel 900 il cammino delle donne è stato anche il cammino della democrazia”.

Tamara Ferretti, coordinatrice donne Anpi, componente del comitato nazionale Anpi