Pepe Mujica (Imagoeconomica, Stefano Carofei)

José Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay con un passato da guerrigliero tupamaro e tra i più importanti leader politici della sinistra sudamericana degli ultimi decenni, conosciuto in tutto il mondo, è morto all’età di 90 anni, li avrebbe compiuti il 20 maggio prossimo. L’annuncio della scomparsa è arrivato dall’attuale presidente del Paese, Yamandú Orsi. Mujica è stato il capo di Stato dell’Uruguay dal 2010 al 2015, anni durante i quali diventò un punto di riferimento per tutti i movimenti progressisti internazionali, sia per le riforme approvate, sia per il suo modo unico di comunicare.

Stella simbolo del Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros

Ma chi era José Alberto Mujica Cordano? Noto come “Pepe” era il leader storico del MPP (Movimento di Partecipazione Popolare), ed è stato (e rimarrà) una figura centrale, quasi mitica, della sinistra uruguaiana nello specifico, ma più in generale della sinistra sudamericana. In Europa amavano chiamarlo il “Presidente povero” poiché, quando ricoprì la massima carica uruguaiana, decise di devolvere quasi il 90% del suo stipendio ad associazioni benefiche.

Questa definizione, questo appellativo non è mai piaciuto allo stesso Mujica, che si definiva invece “semplice o sobrio”, perché, secondo lui, povero non è chi ha poco, ma chi desidera molto, sempre di più, e di conseguenza sarà sempre insoddisfatto. Probabilmente però non tutti conoscono la sua storia prima di diventare Presidente della Repubblica dell’Uruguay e la storia del Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros, di cui prima della nascita dell’MPP, era l’esponente di maggior spicco.

All’inizio degli anni 60 l’Uruguay dovette affrontare una spirale inflazionistica che diminuì considerevolmente il potere d’acquisto della classe operaia e dei contadini. L’Uruguay era ed è tuttora un Paese la cui economia è basata principalmente su agricoltura ed allevamento; di conseguenza, la classe contadina costituisce una buona parte della popolazione uruguaiana. In quegli anni i contadini di canna da zucchero (cañeros) si organizzarono e fecero diverse marce e manifestazioni anche nella capitale, Montevideo, per protestare contro il governo uruguaiano e la sua inerzia nell’affrontare questo difficile periodo; i contadini trovarono presto l’appoggio di diversi politici dei partiti di sinistra, sull’onda della recente Rivoluzione cubana, e dei sindacalisti.

A destra della foto Fidel Castro

Questo movimento spontaneo confluì infine nel Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros, un movimento politico e militare clandestino, di guerriglia. Il MLN-T è un movimento politico di sinistra emerso intorno agli anni 60 in risposta alla crisi economica presente nel Paese. Attraverso la guerriglia urbana e ispirandosi alla rivoluzione cubana di Fidel Castro (da cui, tra l’altro, ricevevano sostegno), i militanti di questa organizzazione iniziarono ad attaccare le grandi banche e le sedi di importanti multinazionali per destabilizzare il potere del capitalismo e dell’imperialismo in Uruguay. L’azione più eclatante del MLN-T fu la presa di Pando, cittadina a nord-est di Montevideo, in cui i guerriglieri assaltarono la stazione di polizia e varie banche. Dal punto di vista politico il MLN-T appoggiò il Frente Amplio, fondato in occasione delle elezioni del 1971 e guidato da Liber Seregni.

Montevideo, anni 60, la polizia uruguaiana in un’operazione di “bonifica” delle fogne alla ricerca dei guerriglieri tupamaros

Le due organizzazioni erano comunque separate, sia per quanto riguarda i membri, sia per i metodi utilizzati. Gli animi in Uruguay erano già tesi: i due partiti storici più importanti, il Partido Colorado e il Partido Nacional, che negli anni 60 si erano spartiti il potere, iniziarono un’estesa opera di repressione, con arresti sistematici nei confronti dei membri, o presunti tali, del Movimento de Liberación Nacional. Spesso questi arresti portavano anche alla tortura. Proprio per questo, Pepe Mijica, come la quasi totalità dei Tupamaros, divenne clandestino nel 1969. Questo clima di forte tensione culminò il 27 giugno del 1973 quando il Presidente eletto, Juan Maria Bordaberry, sciolse il Parlamento con l’appoggio delle forze armate, creando quindi un Consiglio di Stato, con egli stesso a capo, a cui conferì i poteri legislativi. Era l’inizio della dittatura civico-militare, che durò fino al 1984, quando per la prima volta dopo 11 anni si tornò al voto. Questi furono anni di terrore, di torture e di sparizioni. Vennero abolite diverse libertà, tra cui quella di stampa.

Montevideo, Perquisizioni dei militari uruguayani

Tra le numerose persone arrestate ci fu anche il nostro protagonista: Pepe Mujica, membro importante del MLN-T, guerrigliero e già più volte arrestato in precedenza. Egli, insieme ad altri tupamaros, passò quasi 12 anni in carcere in completo isolamento; venne considerato dal regime come un ostaggio, un deterrente per i guerriglieri, per impedire loro di compiere altre azioni militari, pena la morte di Mujica e di altri quadri del movimento. Le condizioni che queste persone dovettero affrontare furono durissime, inumane; furono costretti all’isolamento, al freddo e al buio. Al silenzio, un assordante silenzio. Come affermato dallo stesso Mujica in più occasioni, questo lo portò ad avere allucinazioni, sul baratro della completa follia, arrivando ad affermare di riuscire a sentire il grido delle formiche. Inoltre, non fu loro permesso di leggere per 7 anni. Ma questa permanenza in prigione caratterizzò la visione politica di Mujica: “La noche que me ponían un colchón me sentía confortable, aprendí que si no puedes ser feliz con pocas cosas no vas a ser feliz con muchas cosas. La soledad de la prisión me hizo valorar muchas cosas.” Uscito dal carcere, iniziò la carriera politica di Mujica. Venne eletto prima deputato e poi senatore. Nel primo governo di sinistra (frenteamplista) della storia dell’Uruguay nel 2005, con Presidente Tabarè Vazquez, a Mujica venne affidato il Ministero di Ganadería, Agricultura y Pesca. Erano comunque presenti diverse incertezze su come un vecchio guerrigliero potesse adattarsi al gioco politico, alle dinamiche di governo, ai compromessi necessari nel ricoprire determinate cariche.

Mujica e Lula, presidente del Brasile, in uno scatto del 2023

Nel novembre del 2009 Mujica vinse le elezioni presidenziali, diventando così il 40° Presidente della Repubblica dell’Uruguay. La campagna elettorale che portò all’elezione di Mujica fu molto intensa e divisiva per l’elettorato uruguaiano; Pepe Mujica veniva attaccato per il suo passato da guerrigliero e per i modi di fare decisamente non canonici, lontani dalla politica comune, di palazzo. Questo portò a discussioni anche all’interno del Frente Amplio stesso, ma alla fine Mujica la spuntò. Egli è un uomo che ha sempre difeso la sua visione, la sua idea di mondo e di Stato, arrivando anche a combattere per questa idea, riuscendo infine a raggiungere la massima carica politica del suo Paese.

E ci è riuscito restando sempre sé stesso, non volendo scendere a compromessi con la realtà consumistica e imperialista, portando avanti strenuamente i suoi ideali di umiltà e solidarietà. I punti fermi delle politiche da lui adottate riguardarono la diminuzione della povertà, gli investimenti nell’educazione e nelle energie rinnovabili. Attualmente l’Uruguay è uno dei primi Paesi al mondo per produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche dal punto di vista dei diritti civili, sotto la sua presidenza, l’Uruguay ebbe una forte accelerata; tra le altre cose vennero legalizzati i matrimoni omosessuali, l’aborto e la coltivazione, vendita e consumo di marijuana. Mujica fece tutto questo continuando a vivere nella sua vecchia casa di campagna, rifiutando di trasferirsi nella residenza presidenziale. Fece tutto questo restando umano, una persona del popolo, un “viejo medio loco” come lui si è definito. Emblematico del suo pensiero e del suo modo di intendere la politica è il discorso che tenne in occasione della 68° sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Mujica e il presidente Usa Barack Obama nel 2014

Di fronte ai numerosi capi di Stato, Mujica tenne un discorso in cui elogiò la semplicità, la ricerca dello stretto necessario e l’eliminazione del superfluo; tutto ciò rappresenta la via diretta alla felicità, scopo ultimo della vita. Il discorso è poi proseguito attaccando apertamente la società dei consumi e di mercato, ormai dilagante e imperante; secondo Mujica un’alternativa esiste, si può trovare, ma a condizione di una rivoluzione culturale.

Pepe Mujica è stato un personaggio contraddittorio, sfaccettato, insolito e indubbiamente affascinante; un Presidente guerrigliero che ha fatto del suo stile di vita un mantra da condividere con il resto del mondo.

L’intervento di Mujica al Congresso Anpi del 2022 (foto Valentina Giunta)

Ha inoltre dimostrato vicinanza all’Anpi, partecipando nel 2022 in videoconferenza all’ultimo Congresso Nazionale dichiarando fra l’altro: “Quest’epoca di progresso tecnologico impressionante conduce al contempo a esperienze difficili e all’insorgere di manifestazioni reazionarie che minacciano la convivenza democratica, con una specie di neofascismo dappertutto”. Lo ha voluto ricordare il presidente dell’associazione dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo, citando un’altra sua frase famosa: “Usciremo dalla preistoria quando non circoleranno più armi ed eserciti”. E rammentando che durante il summit Rio+20 (giugno 2012) a Rio de Janeiro, Mujica disse: “Lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare”. Per il presidente nazionale Anpi, si tratta di un concetto straordinario: “Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità! Quando lottiamo per l’ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento dell’ambiente si chiama felicità umana! La sua scomparsa è un lutto per l’umanità”.

Pepe Mujica (Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Ultimamente Mujica aveva dichiarato di stare molto male fisicamente e, alla veneranda età di 89 anni, aveva deciso di ritirarsi a vita privata, per passare gli ultimi momenti della sua vita in tranquillità, nella sua casa di campagna immersa nel verde. “Abbiamo trascorso più di 10 anni di solitudine in cella e siamo stati 7 anni senza leggere un libro. Abbiamo avuto molto tempo per pensare e abbiamo scoperto questo: o riesci ad essere felice con poco e con un equipaggiamento leggero, perché la libertà è già dentro di te, o non raggiungi niente. Come abbiamo inventato una società consumista […] abbiamo inventato una grande quantità di consumo superfluo, e quindi bisogna gettare e comprare e gettare nuovamente. Ma quello che stiamo sprecando è il tempo della vita, perché quando io o tu compriamo qualcosa, non lo compri con il denaro, lo compri con il tempo della tua vita necessario per avere quel denaro. Ma con una differenza: l’unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita trascorre. Ed è miserabile trascorrere la vita perdendo libertà.”

2024. Pepe Murjica con Oscar Camps, direttore e fondatore di Open Arms (Imagoeconomica via twitter)

Alle elezioni presidenziali che si sono tenute lo scorso anno a novembre in Uruguay, è tornato alla vittoria il Frente Amplio, la folta coalizione di centrosinistra. Questa coalizione comprende, tra gli altri partiti, il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), che esprime la maggior parte dei parlamentari frenteamplisti. Sul sito ufficiale dell’MPP, fondato nel 1989 dopo la fine della dittatura militare, si legge che questo è “un Movimento, non un partito, con definizioni ideologiche ma senza la rigidità e la disciplina delle organizzazioni partitiche classiche. E che la concezione della Partecipazione è idea fondamentale delle definizioni e della pratica in tutte le attività.” L’eredità di Pepe Mujica.

Marco Baciga