«Nel momento in cui smettiamo di ascoltare opinioni eterogenee, smettiamo di imparare, perché la verità è che impariamo ben poco dall’identità e dalla monotonia. Di solito impariamo dalle differenze». Elif Shafak nel suo saggio “Non abbiate paura”, da poco pubblicato da Rizzoli, indaga e affronta con animo aperto questo momento storico indissolubilmente legato alla pandemia da covid-19.

Attraversiamo una fase unica che può portare a cambiamenti radicali. Il sottotitolo del breve saggio dell’autrice tradotta in 50 Paesi è infatti “Sfidare l’intolleranza sarà il nostro atto di coraggio. Per restare uniti in un mondo diviso”. La scrittrice si interroga e ci interpella sul nostro mondo frammentato, ostaggio di populismi e fake news, diffidente, abbrutito, infastidito dall’altro e mai disponibile all’ascolto, stanco, disilluso, impaurito.

«Comunque la si pensi – spiega Shafak nel suo saggio –, ci troviamo in un momento-soglia. Un punto di passaggio. Uno sconcertante interludio tra una fine prolungata e un inizio ignoto. Antonio Gramsci, l’intellettuale e pensatore italiano arrestato da Mussolini – continua l’autrice – mentre era in carcere scrisse: “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”. Anche noi – prosegue – ci troviamo ad ammalarci a causa dello stato di incertezza da cui siamo circondati, betwixt and between (tra e in mezzo), incapaci di abbandonare il vecchio ordine che ci rendeva sempre più infelici ma altrettanto incapaci di costruire un mondo nuovo con soluzioni tratte dagli insegnamenti che abbiamo appreso».

Cosa si fa quando tutto è così buio e incerto?

Elif Shafak (da http://www.elifsafak.com.tr/home)

L’autrice turca, londinese di adozione e cittadina del mondo per antonomasia ci offre i suoi dubbi per analizzare insieme il presente. Shafak conosce molto bene la parola “esilio” e tutte le declinazioni che si danno al termine straniero, immigrato, esule, di un altro posto, di un altrove mai definito. Parte dai concetti base per capire a che punto siamo nel bel mezzo di una risposta all’emergenza dettata dal coronavirus. «Il panorama post-pandemia non riguarderà esclusivamente la recessione economica, l’alto tasso di disoccupazione e il calo generale del tenore di vita – si legge nel saggio “Non abbiate paura” –. Quella che stiamo attraversando è anche una crisi di significati».

E allora l’autrice si chiede quale sia oggi il significato di democrazia, felicità, normalità, egoismo, libertà… quali sono oggi i nostri diritti di cittadini. E i doveri?

«Ci troviamo di fronte a due strade, e possiamo sceglierne solo una. Da una parte abbiamo il protezionismo, l’approccio del “prima quelli come me”. Dall’altra parte si apre la strada verso la comunicazione e la cooperazione internazionale, verso un nuovo umanesimo», scrive Shafak. Alla fine questa scelta in qualche modo avverrà, tenendo conto certo di fattori economici e politici, ma anche di chi siamo noi, dell’identità. Si tratta di pensarci non più in termini rigidi perché un essere umano è sconfinato, contiene moltitudini.

Elif Shafak con profondità di sguardo ed empatia ci conduce dentro le nostre paure, ci parla di disillusione e smarrimento, di ansia, di rabbia e di apatia. Ma come uscirne? Quando l’intero sistema mondiale è rotto possiamo trovare slancio e ottimismo nell’altro, se impariamo ad ascoltarci ne usciremo più forti sembra gridare a gran voce l’autrice. Niente è facile, però tutto è a portata di mano.

In questo saggio che si legge tutto d’un fiato, che è come un bicchiere d’acqua fresca, non vengono rivelate ricette di intrugli segreti e soluzioni magiche. La risposta è sempre sotto gli occhi, dobbiamo solo impegnarci un po’. Informazione, conoscenza, discernimento. «Oggi, nel mondo post-pandemico, siamo universalmente consapevoli del fatto che la storia può arretrare, che il progresso non è né garantito né costante – si legge – la democrazia è difficile da ottenere, ma facilissima da perdere; è un sistema interdipendente di pesi e contrappesi, conflitti, negoziati, compromessi, che un’insensibilità diffusa può inaridire come profeticamente annunciava la filosofa e teorica della politica Hannah Arendt, scrivendo, nelle “Origini del totalitarismo”, dei pericoli di una “società atomizzata”. Dobbiamo tutti diventare cittadini più impegnati, più coinvolti, quale che sia il luogo del mondo in cui ci troviamo», sottolinea Shafak.

Questo è un esplicito augurio ad affrontare il 2021 con coraggio e sguardo fiero. Occorre «espandere i nostri orizzonti cognitivi». Non bisogna temere la complessità. Bisogna temere quelli che promettono facili scorciatoie verso la semplicità. Questo saggio di Shafak è un’ottima lettura in questi giorni incerti.

Antonella De Biasi. Giornalista e saggista. È stata redattrice del settimanale La Rinascita. È coautrice e curatrice di Curdi (Rosenberg & Sellier 2018)