Era bellissima Walchiria, e lo era ancora a quasi 100 anni di età. Nata a Gubbio il 9 gennaio 1924 era divenuta una leggenda di coraggio e generosità fin da quando, studentessa di liceo, per il suo atteggiamento sprezzante verso il regime aveva suscitato l’attenzione del fascio locale ed era stata più volte interrogata in questura e redarguita severamente.
L’intera famiglia, antifascista, era già nell’occhio della polizia politica, a cominciare dal padre avvocato finito in carcere per le sue idee. Con lui, nelle prime ore dell’occupazione, fuggì, riuscendo a metterlo in salvo da un nuovo arresto dell’Ovra. Raggiunsero i Monti del Burano e si aggregarono alla nascente formazione partigiana della zona, il gruppo Panichi.
Ben presto Walkiria per la determinazione e coraggio è nominata dai suoi stessi compagni a capo di una squadra che prenderà il nome di Settebello. La ragazza sa il fatto suo, si distingue in numerose azioni – specializzata nel minare e far saltare i ponti – che le varranno nel dopoguerra la decorazione al valore e la nomina a sottotenente. Collezionerà ben otto mandati di cattura, spiccati dai nazifascisti che temono anche il suo prestigio.
Walkiria e suo marito

Durante il conflitto conosce un capitano dell’OSS (Office Strategic Service), che poi sposerà, trasferendosi in America, per rientrare però in Italia, a Roma, dopo appena un anno e mezzo.

A lungo componente della dirigenza nazionale Anpi e collaboratrice di Patria Indipendente, tempo fa venne contattata da una produzione cinematografica che stava girando un film ambientato nella seconda guerra mondiale e nessuno degli addetti ai lavori riusciva ad assemblare i pezzi di uno Sten, necessario in una scena. Lo Sten era un fucile progettato nel Regno Unito nel 1940, che venne utilizzato durante il conflitto anche dalle varie formazioni di Resistenza in tutta Europa. In Italia i partigiani lo ricevevano dai lanci paracadutati dell’aviazione britannica.
Al centro della foto, la seconda da sinistra, Walchiria Terradura nel giorno del conferimento della Medaglia d’Argento al Valor Militare, che porta appuntata sull’abito. Accanto a lei Marisa Ferro, la più stretta collaboratrice del comandante partigiano Arrigo Boldrini “Bulow”, allora presidente nazionale Anpi

Il set cinematografico era bloccato, il fucile era arrivato smontato per ragioni di sicurezza, i tempi per chiamare un militare non c’erano. Qualcuno ricordò che la sua amica Walkiria era abile con le armi. La chiamarono e la già anziana comandante partigiana montò, smontò e rimontò lo Sten in appena tre minuti.

A dare la notizia della scomparsa è stata l’Anpi che, con il presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo, ha ribadito un impegno per il futuro: “Non la dimenticheremo, terremo vivi e attivi i valori di libertà e democrazia per cui ha speso la sua giovinezza con coraggio e altissimo senso di responsabilità. Walkiria è un simbolo importante del decisivo impegno delle donne nella Resistenza”.