Lo sbarco nella Locride

Un nuovo sbarco sulla Costa jonica calabrese, questa volta a Roccella Jonica in provincia di Reggio Calabria. L’8 maggio ha dato notizia dell’operazione di soccorso della Guardia Costiera che ha consentito a 55 migranti di approdare in uno dei più importanti scali marittimi della Locride. Fra i profughi anche cinque donne, sette bambini e vari nuclei familiari. L’imbarcazione utilizzata sarebbe partita dalle coste della Turchia. Nello stesso porto, dall’inizio dell’anno si sono registrati tredici sbarchi con oltre 2.000 profughi. A dimostrazione che la disperazione è più forte del “Decreto Cutro” e del contenuto liberticida che ha fatto ritornare l’Italia al tempo dei decreti Salvini. Con questa legislazione, che alcuni ritengono pre-moderna, non sono violentati solo i migranti, ma anche i capisaldi del diritto e della convivenza civile; mentre la maggioranza della premier Meloni si appresta a mettere mano alla Costituzione. Se sul Decreto contro i migranti si è scelta la fiducia, a testimonianza di frizioni e sensibilità diverse nella maggioranza parlamentare, anche nelle prossime settimane, e su leggi più importanti, l’intenzione del governo è ridurre al minimo il confronto parlamentare. “Siamo pronti a procedere da soli”, la qualificante assicurazione della destra italiana, quasi che la Costituzione sia un semplice regolamento di condominio.

(Saverio De Giglio, Imagoeconomica)

Ampi i dissensi sul Decreto Cutro non solo in Parlamento, ma anche in Calabria dove in molti hanno contestato lo “Stato d’Emergenza”. Focalizzando l’attenzione sulla Calabria e sul Crotonese, a ridosso della Festa della Liberazione che ha sommato numerose iniziative a cura dell’Anpi, le proteste sono state numerose e la società civile continua a dire no alla visione delle destre sulle migrazioni.

La processione per Madonna di Capocolonna, patrona dell’Arcidiocesi di Crotone e Santa Severina

In contemporanea con la discussione parlamentare sul Decreto Cutro, a pochi chilometri dalla spiaggia del naufragio dello scorso 26 febbraio, in quella di Crotone – che festeggiava la “celeste patrona” dell’Arcidiocesi di Crotone e Santa Severina, la Madonna di Capocolonna, il dipinto di una Madonna nera arrivata dal mare, meritando con i miracoli la devozione dei fedeli – si è svolto un partecipato sit-in di protesta davanti la Prefettura dove sono scese in campo Arci Crotone, Cgil Area Vasta Catanzaro Crotone Vibo Valentia, l’Anpi di Crotone, le Cooperative Agorà Kroton, Baobab, Kroton Community, Access Point, le associazioni Maslow Aps, Arci Spalatori di nuvole e Arci Il Barrio, Codici Calabria, Libere Donne, Alde Basilicata la Prociv Arci Isola Capo Rizzuto.

Crotone, il sit-in davanti alla prefettura

D’altronde, a queste latitudini, dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che i migranti che arrivano dal mare, proprio come gli Achei che fecero grande questa terra al tempo della mitica Magna Grecia, sono vittime e non carnefici. Aspetta ancora, per esempio, la conclusione in tribunale il “processo Jonny”, scaturito nel maggio 2017 dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, che hanno fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto e di quello che era uno dei maggiori centri di prima accoglienza italiano diventato negli anni, con la collusione della “Misericordia”, un vero e proprio bancomat per il clan di ’ndrangheta Arena.

Lo scrittore Marco Ciconte

A nome della società civile, nelle scorse settimane l’avvocato e scrittore cutrese Marco Ciconte ha indirizzato una lettera aperta al presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli. “La frase ‘io sono di Cutro’ – esordisce – ha assunto dal 26 febbraio una valenza fino a quel giorno sconosciuta. Non è facile per una comunità da sempre ignorata diventare in poche ore un luogo simbolico, associato ad accadimenti e immagini che il mondo intero ha vissuto da vicino e probabilmente ricorderà per sempre: il catastrofico naufragio, la pietà infinita per le vittime, il silenzioso spirito di sacrificio dei soccorritori, la spontanea accoglienza verso tutti, con prontezza, con abnegazione, con professionalità e capacità organizzativa di un intero territorio. Sono stati giorni tremendi in cui questa terra ha mostrato il suo volto migliore, molto spesso nascosto dietro pregiudizi e valutazioni affrettate. Se questi sono i sentimenti richiamati oggi dal nome Cutro, trovo del tutto improprio che il decreto approvato dal governo nell’ormai famoso Consiglio dei Ministri del 9 marzo (il cosiddetto ‘decreto Cutro’) sia associato al nome della mia città”.

Nella lettera Marco Ciconte aggiunge come, a suo parere “quel decreto non emana gli umori e le sensazioni diffuse nel mondo dalla mia terra in quelle settimane: trasuda cattiveria, inumanità, indifferenza verso le ragioni dei fragili e dei deboli. Tra l’altro, nel testo del decreto la parola ‘Cutro’ non è mai citata, non esiste proprio. Allora, perché associare il nome della mia città a quella robaccia? Io capisco le esigenze di semplificazione e immediatezza del messaggio, ma qui siamo a una distorsione delle percezioni sottese a un termine, come se chiamassimo ‘decreto Alpi’ un provvedimento che riguarda la tutela del mare. Non lo troverebbe anche Lei scorretto? Non penso di sostenere qualcosa di contrario ai doveri del giornalista. Ci sono mille modi – ricorda Marco Ciconte – di informare sulla vicenda i lettori: indichi, a esempio, ‘Decreto Meloni’ o ‘Decreto Salvini’ o, ancora meglio ‘Decreto Piantedosi’ , visto che i firmatari ne sono così orgogliosi”.

Giuseppe Pipita, direttore responsabile del “il Crotonese” e l’associazione Sabir

Un altro scrittore e giornalista sceso in campo a margine del naufragio è Vincenzo Montalcini, direttore responsabile del giornale web Crotonenews, che ha dato alle stampe con la casa editrice Idemedia, l’istant book “Quale Umanità?”. Si tratta di un approfondimento scritto in poche ore e già in distribuzione in cui ha raccolto notizie, sensazioni e reazioni al tragico naufragio di Cutro.

Il Crotonese. L’inserto multilingue

Ancora in ambito editoriale a prendere iniziative è stato il plurisettimanale Il Crotonese, che da oltre 40 anni è il giornale della Provincia. Il 18 aprile è partito un inserto plurilingue che parla agli immigrati e degli immigrati presenti nel Crotonese. Ad affiancare la redazione, l’ufficio migranti e l’ufficio comunicazione dell’associazione Sabir che con suoi mediatori culturali ha realizzato articoli nelle lingue di provenienza della gente che popola Crotone città e il Circondario. Nel primo numero dell’inserto, sono state ospitate notizie in inglese, ucraino, arabo; nel prossimo compariranno anche in francese e spagnolo. Gli articoli sono affiancati dalla traduzione in italiano per permettere a tutti di fruire dei nuovi contenuti.

Crotone

Giuseppe Pipita, direttore responsabile del giornale, ci ha spiegato che, per il momento, la rubrica avrà periodicità mensile. «Le civiltà nascono dagli incontri – sottolinea – anche in questa terra dove la cultura proveniente dall’altra parte dello Jonio pervase le comunità indigene. Da questa considerazione, in un mondo in cui prevale la filosofia dello scontro, è nata l’idea di realizzare un inserto multilingue su un giornale prettamente locale quale è il Crotonese. Un inserto che si propone, come è nelle caratteristiche dei mass media, di far incontrare le culture presenti nel territorio».

Manuelita Scigliano, presidente associazione Sabir

Da parte sua, Manuelita Scigliano, presidente dell’associazione Sabir, ci spiega che “questo progetto ha un obiettivo ben preciso: rendere la nostra comunità più inclusiva, più aperta, e favorire l’inclusione attiva dei migranti che risiedono nel nostro territorio permettendo la loro partecipazione alla vita sociale, civile e culturale del crotonese. La rubrica tratterà notizie per i migranti residenti sul territorio ma anche notizie di costume e culturali per permettere di avere una migliore conoscenza tra le culture”.

Francesco Rizza,  giornalista e membro dell’Anpi di Petilia Policastro (Kr)