il 26 luglio 1943, Duccio Galimberti, a Cuneo, parla all’Italia intera. Dopo l’8 settembre salirà in montagna. Il 3 dicembre 1944 verrà assassinato dai fascisti. Il suo corpo ritrovato in un fosso nei pressi di Centallo, a pochi chilometri da Cuneo

“…la guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana, ma non si accorda a una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani” 

Era il 26 luglio 1943 e la sera prima verso le 22,30 l’EIAR, l’emittente radiofonica nazionale aveva annunciato la caduta del governo Mussolini. L’avvocato Tancredi “Duccio” Galimberti, rientrato precipitosamente a Cuneo da Torino, dopo una breve riunione con gli altri antifascisti a lui vicini e con un impianto di amplificazione di fortuna, dal balcone della sua casa/studio parlò alla folla radunata in piazza Vittorio Emanuele II (divenuta negli anni successivi piazza Galimberti in suo onore).

Fu la prima chiamata alle armi contro i nazifascisti, in aperta antitesi con il comunicato di Badoglio che ribadiva l’alleanza con i tedeschi. L’undici settembre ’43, Duccio Galimberti, coerentemente con il suo pensiero, salirà in montagna a formare la prima banda partigiana del Piemonte. Morirà il tre dicembre ’44 a seguito delle torture subite dai fascisti, il corpo abbandonato a qualche chilometro da Cuneo con, inscenata, una finta fucilazione.

La sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero (nella foto) con il coordinatore della provincia Luca Robaldo, e il direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea, Gigi Garelli, hanno introdotto e contestualizzato i fatti di 80 anni fa

In occasione dell’80° anniversario di quel discorso, la sua città ha voluto ricordare la figura e l’opera dell’avvocato Tancredi Achille Giuseppe Olimpio Galimberti (questo il suo nome completo) chiamato da tutti, amici e clienti, Duccio. Lo ha voluto rammentare in modo articolato nella serata, con una piazza a luci spente e dalle stesse finestre e dagli stessi balconi della casa/museo Galimberti: una breve introduzione della sindaca, Patrizia Manassero, e del coordinatore della provincia Luca Robaldo, una contestualizzazione degli avvenimenti fatta dal direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea, Gigi Garelli, e poi, lo spettacolo teatrale che ha prima ricostruito la storia familiare e a seguire, in un crescendo emozionante, ha riproposto la ripetizione degli avvenimenti e, in ultimo, il discorso di ottant’anni prima.

26 luglio 2023, 80 anni dopo in piazza per celebrare con cittadini e Istituzioni locali della Repubblica il discorso di Galimberti

Sotto, in piazza Galimberti, una enorme ed elegantissima piazza di oltre 24.000 metri quadrati, una schiera di spettatori affascinati dalla storia e dalla coscienza che quelle stesse sequenze erano accadute nello stesso luogo e nelle stesse ore tanto, tanto tempo avanti.

Tra la folla una folta rappresentanza di sindaci da tutta la provincia con tanto di fasce tricolori, famiglie con fanciulli e giovani, coppie di tutte le età, tanti seduti per terra e tanti in piedi per le due ore di spettacolo/commemorazione.

La professoressa iraniana Elham Nikzat, rifugiata in Italia con il marito

Una serata chiusa con l’intervento di Elham Nikzat e di suo marito Khosro, professoressa e medico, due partigiani iraniani costretti alla fuga dalla dittatura teocratica che vige nel loro Paese, perché dove ci sono dittature ci saranno sempre oppositori che sceglieranno di dissentire rischiando le loro vite, sia in patria che in esilio; un intervento chiuso dal Dottor Nikzat con un – Viva la Libertà, viva la Democrazia, viva la Resistenza – giusto per ricordare a tutti noi che libertà e democrazia non possiamo darle per scontate: un passato e un presente idealmente legati seppur così lontani nel tempo e nelle distanze.

A conclusione sono risuonate le note di Bella Ciao e del Canto degli Italiani, cantate in coro dalla platea in piazza.

Luciano Bellunato, Anpi Alba-Bra-Langhe-Roero (CN)