Bari, presentazione del nuovo rapporto dell’Osservatorio sui neofascismi in Puglia. Da sinistra: Tea Sisto, componente Esecutivo dell’Osservatorio; Antonella Morga, coordinatrice Osservatorio, Vittorio Ventura, un altro dei componenti dell’Esecutivo; Grazia Di Bari, consigliera regionale con delega alla Cultura. Sullo schermo il presidente della Regione, Michele Emiliano, in collegamento da remoto

“Sono orgoglioso e commosso per questa realizzazione che più che politica è umana ed è di grandissimo profilo. Ora conto nelle future attività dell’Osservatorio affinché si prosegua in un proselitismo, direi amichevole, nei confronti delle giovani generazioni per spiegare loro la bellezza dell’antifascismo”. Così martedì scorso, 30 gennaio, si è espresso il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel corso della conferenza stampa di presentazione della relazione sui neofascismi in Puglia elaborata, dopo un attento studio delle notizie giornalistiche, capillarmente verificate, anche con la collaborazione delle forze di polizia, dall’Osservatorio regionale sui neofascismi istituito presso la Presidenza della Regione quattro anni fa.

I componenti dell’Osservatorio regionale sui neofascismi in Puglia

La proposta dell’Osservatorio, poi accolta dall’intera Giunta con una delibera, era stata presentata dal Coordinamento regionale antifascista della Puglia (Anpi, Arci, Cgil, Libera contro le mafie, Rete della conoscenza e Unione degli studenti).

(Imagoeconomica, Carlo Lanutti)

“Abbiamo l’esigenza di parlare al mondo perché questo è un problema mondiale”, ha continuato Emiliano. “I principali partiti delle democrazie europee occhieggiano a questi fenomeni del passato. Paradossalmente in Italia, nonostante le vicende elettorali, il problema è meno grave perché le destre, eredi del fascismo, che governano il Paese, devono comunque fare i conti con la Repubblica democratica nata dalla Resistenza che permette loro di essere dove sono”. Continua Emiliano: “Il report dell’Osservatorio è importante perché dimostra, con dati di fatto ed episodi verificati, che i rischi esistono. Inoltre, non inserendosi con la dialettica politica attuale, ha l’ambizione di durare nel tempo”.

Il Presidente Sergio Mattarella al Teatro Comunale Niccolò Piccinni accolto da Antonio Decaro, sindaco della Città Metropolitana di Bari e Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, per l’80° della prima riunione dei CLN dell’Italia libera (Imagoconomica, Francesco Ammendola)

Il presidente della Regione prosegue: “Ora bisogna trovare il modo di coinvolgere tutti quelli che non hanno le idee chiare, anche al di fuori della sinistra. L’Antifascismo non di sinistra manca all’appello e, a fronte di alcune difficoltà sociali, ha la tentazione di occhieggiare a un passato che non vogliamo ripetere. Ed è giusta la comparazione nel report tra mafiosi e fascisti. La troviamo nelle intimidazioni, nella violenza, nel maschilismo, nell’omofobia, nel razzismo nella mistica stupida del bianco che si contrappone alla grandezza di una visione universale dell’umanità. Il modello da seguire è proprio quello del Comitato di Liberazione Nazionale che si riunì 80 anni fa a Bari per la prima volta”. Emiliano ha concluso: “La Regione Puglia è pronta più che mai ad accogliere suggerimenti da parte dell’Osservatorio per combattere questi fenomeni di neofascismo e anche a coinvolgere altre Regioni (noi siamo stati i primi e ne siamo orgogliosi) ad aderire a questo progetto, così come le amministrazioni comunali”.

Il dossier “Essi vivono”

Con la pubblicazione di questo documento l’Osservatorio regionale adempie al suo principale compito statutario, quello di monitorare, a distanze regolari di tempo, la consistenza, la diffusione e le attività di formazioni e gruppi neofascisti e neonazisti in tutto il territorio pugliese, mettendo a disposizione della politica e delle istituzioni dello Stato informazioni e valutazioni utili a prevenire e a contrastare efficacemente potenziali minacce all’ordine democratico e alla convivenza civile.

(Imagoeconomica, Stefano Carosei)

La decisione di riservare una costante attenzione alle insorgenze del neofascismo ricava ulteriore giustificazione dalla recente recrudescenza del fenomeno, che si è manifestata in una pluralità di episodi di uguale gravità anche se di differente risonanza mediatica: per ultimo, l’oscena parata del 7 gennaio scorso in via Acca Larenzia, a Roma, con la sfrontata – e perciò particolarmente inquietante – esibizione di simboli e rituali con tutta evidenza ispirati all’apologia del fascismo.

Una foto d’archivio di una sede MSI (Archivio fotografico Anpi nazionale)

In premessa, il documento disegna per grandi linee la morfologia assunta in Puglia dall’estrema destra negli ultimi trent’anni e ne richiama obiettivi, strumenti organizzativi, modalità d’intervento nella vita sociale e nel discorso pubblico, sullo sfondo dei profondi mutamenti del quadro politico generale, dalla fine della prima Repubblica allo “sdoganameno” del MSI (partito colluso, almeno in alcune frange, con il terrorismo nero) alle fortune del populismo e dell’antipolitica.

Una lapide vandalizzata, tra gli episodi documentati nel dossier dell’Osservatorio

Viene quindi tracciata una mappa dell’insediamento pugliese del neofascismo, con riferimento all’ultimo triennio. La mappa è di necessità sommaria, e non soltanto perché il dossier si propone una finalità conoscitiva e non investigativa, ma anche perché la realtà presa in esame rivela contorni incerti e sfrangiati. Accanto ad articolazioni locali di formazioni nazionali (Forza Nuova, CasaPound, LealtàAzione ecc.), sono infatti presenti nella nostra Regione gruppi con svariata denominazione ma di chiara matrice neofascista (e talora neonazista).

I gruppi prendono di mira anche le sedi Cgil. Qui siamo a Galatina

La ricognizione è poi complicata dal fatto che le une e gli altri raramente dispongono di sedi proprie; molto spesso mettono capo a circoli ricreativi e culturali, e non di rado usano riunirsi in abitazioni private. Peraltro, non tutti i gruppi neofascisti svolgono attività pubbliche; in molti casi agiscono come vere e proprie sette, dedite a un’opera sotterranea di reclutamento e di indottrinamento degli adepti.

Altri episodi rilevati dal dossier, che prende il titolo da un celebre film di John Carpenter per la capacità mimetica dei gruppi che si richiamo al fascismo e al nazismo

Va inoltre notato che questi gruppi, nonostante siano di norma attivi sui social, risultano difficilmente individuabili perché adottano tecniche di mimetizzazione che li rendono riconoscibili soltanto ai frequentatori di determinati circuiti. Di qui il titolo dato al dossier, “Essi vivono”, un film cult del 1988 di Carpenter, che, tra l’horror e la fantascienza, racconta di una società dominata da alieni – zombi che sembrano avere sembianze umane. Una mimetizzazione che può essere smascherata solo attraverso occhiali speciali. Gli stessi che, metaforicamente, dovremmo avere tutte e tutti e che sta utilizzando l’Osservatorio. Accertata è comunque l’esistenza di collegamenti fra le varie sigle del neofascismo pugliese, e fra esse e i gruppi neofascisti attivi sul territorio nazionale.

I gruppi fanno presa soprattutto sui giovani e viaggiano sul web e sui social. Dal dossier “Essi vivono”

Il ventaglio delle iniziative dei neofascisti è piuttosto ampio: prevalenti sono la propaganda e il proselitismo (soprattutto fra i giovani e nelle scuole), cui si aggiungono azioni dimostrative (effrazioni di lapidi, deturpazione di targhe commemorative, danneggiamento delle sedi dei sindacati, dei partiti e delle associazioni democratiche attraverso anche un proliferare di svastiche disegnate sui muri ecc.), aggressioni squadristiche (di solito ai danni di avversari politici, di omosessuali e di migranti) e persino attività caritatevoli (principalmente la distribuzione di generi di prima necessità alle persone bisognose, che rappresenta la specialità di CasaPound).

La cittadinanza, studenti, sindacati, associazioni democratiche reagiscono, ma non basta

Complessivamente considerata, la linea di condotta del neofascismo – in Puglia come in tutto il Paese – appare caratterizzata dalla doppiezza. Da un lato esso esibisce una identità “rivoluzionaria” e antisistema, cavalca i movimenti di protesta (come nel recente caso dei No Vax) e si fa vanto di appartenere a una “internazionale nera” accomunata dall’odio per la democrazia (in proposito, sono comprovati contatti con gruppi dell’estrema destra europea e con movimenti suprematisti e razzisti degli USA). Dall’altro lato le formazioni neofasciste pugliesi più note e con maggior seguito, per sfuggire alla marginalità e per acquistare influenza, perseguono l’obiettivo di legittimarsi come attori della normale dialettica politica, talvolta assumendo il ruolo di fiancheggiatori dei partiti di destra e di alcune espressioni del variegato mondo del civismo, in altri casi infiltrandosi nelle istituzioni attraverso rappresentanti eletti negli organi collegiali della scuola, negli organi di governo dell’università, al vertice degli enti locali e nei consigli comunali. Ma partecipano anche a bandi pubblici per poter gestire servizi sociali e culturali.

Alla presentazione del dossier

La parte finale del documento contiene un elenco, ordinato cronologicamente, di episodi significativi di propaganda fascista, di intimidazione e di violenza squadristica, di incitamento all’odio razziale registrati negli ultimi tre anni in Puglia.

La relazione sarà messa a disposizione on line dalla Regione Puglia. Sono già state stampate comunque 500 copie cartacee.

Anpi Puglia