“Una quercia sottile” è un libro di testimonianze di decine e decine di persone che lo hanno conosciuto; assieme, contiene una lunga biografia firmata dalla scrittrice Serena D’Arbela, sua moglie; ed infine propone dei testi in gran parte inediti dello stesso Primo, testi di grande interesse perché raccontano “dal vivo” la guerra partigiana, le vittorie, ma anche i lutti e i dolori.
Gianfranco Pagliarulo, direttore di questo periodico, ha introdotto la discussione sul volume e di conseguenza sulla figura di Primo De Lazzari. “Una densità di vita, – ha fra l’altro affermato – una intensità di impegni, una passione durevole, una scelta coerente e irreversibile. Ho trovato delle parole, leggendo il libro, che dicono su questo molto più delle mie. Maurizio Peggio: “Egli non fece mai la guerra con odio per gli uomini, ma soltanto per odio dell’ingiustizia”.
Sono poi intervenuti Fabrizio De Sanctis, presidente Anpi Roma e coordinatore del Lazio, che si è soffermato sul ruolo di Primo De Lazzari nell’attività dell’Anpi nella Capitale, e Elio Matarazzo, che ha lungo riflettuto sull’influenza della famiglia nella formazione del giovane Primo.
Serena D’Arbela ha tratteggiato infine con grande lucidità – ma anche grande affetto – la personalità di Primo, soffermandosi sul suo rigore morale ed intellettuale, ma anche sul Primo “privato”, spesso allegro, altre volte melanconico, comunque ricco di sensibilità e di emozioni. Primo è stato per di più “un infaticabile messaggero di memoria alle giovani generazioni”, ha affermato, descrivendo la sua intensa attività nelle scuole parlando ed ascoltando i ragazzi di oggi.
In un clima attento e per molti tratti commosso, non poteva mancare un piccolo colpo di teatro: Cristina Manzione ha recitato una toccante poesia.
Fra le tante testimonianze tratte dal volume, quella di Francisco Cordoba: “Il velluto dei papaveri mi parla del sacrificio dei partigiani, il loro color fuoco, la loro fragilità, intrisa di onore e dignità, dirompente e imbattibile”.
Dopo alcuni interventi del pubblico, si è conclusa un’iniziativa che “rientra nel tentativo, parziale ovviamente, – ha detto Pagliarulo – di ripianare il debito di riconoscenza che dobbiamo a Primo e a tutti i partigiani. E sappiamo che il modo migliore per ripianare questo debito è, ciascuno a suo modo, con i suoi tempi, i suoi mezzi, le sue scelte, le sue caratteristiche, continuare la lotta per cui si è lui si è battuto per tutta la vita”.
Pubblicato venerdì 26 Ottobre 2018
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