Domenica 2 luglio sono a andato a Cetica, borgo del Comune di Castel San Niccolò, su di una collina ricamata da boschi e selve – il Pratomagno – in provincia di Arezzo. L’Anpi, assieme al Comune, alla Pro-Loco e all’EcoMuseo, ricorda una battaglia della fine di giugno 1944 fra le forze partigiane la Brigata Lanciotto comandata da Aligi Balducci “Potente”, e il II Battaglione “Brandeburg”. Uccisi partigiani e civili, il borgo saccheggiato e in fiamme. È una delle tantissime pagine della Resistenza e delle stragi in provincia di Arezzo. Una vicenda che mette in luce la straordinaria efficacia dell’azione partigiana su quelle colline, la calcolata efferatezza della reazione nazista, la complicità attiva e operante dei fascisti locali, l’altissimo prezzo di sangue pagato dalla popolazione nella “guerra ai civili”.

Arrivare a Cetica in treno è un pasticcio, per cui decido di andare in auto. In viaggio da Roma – oltre 270 chilometri – cerco di immaginare il luogo, a me del tutto sconosciuto, e la circostanza. In una località convenuta ho appuntamento con un compagno dell’Anpi, che mi scorta verso Cetica attraversando stradine e tornanti. Da poco è terminata la Messa nella chiesa di Sant’Angelo. Nei pressi, all’aperto, trovo uno spazio perfettamente attrezzato per l’iniziativa. Circa cento presenti, forse più. Si ricorda quella battaglia e quella strage con una partecipazione e una passione che “avvicinano” i fatti. Come se tutto fosse avvenuto ieri. Ci sono i familiari delle vittime, alcuni partigiani e naturalmente sindaci, vicesindaci, assessori. La mattinata lì in collina è fresca, ma il clima è caldo, perché procura un’emozione. Molti gli oratori, ma “leggeri”. Niente retorica e niente sproloqui. Poi è il mio turno, a nome dell’Anpi nazionale.

Luca Grisolini, il presidente dell’Anpi provinciale di Arezzo, è il regista della giornata. Dopo la celebrazione tocca a lui in prima persona. Luca è un giovane storico; ci racconta di un suo libro – “Vallucciole, 13 aprile 1944” –, di un’altra, pesantissima strage – piombo e fuoco, più di cento vittime fra cui donne e bambini – delle dinamiche che mossero i tedeschi e i loro servi nella distruzione di Vallucciole. Quando se ne andarono il paese non c’era più. Sono quasi le 14 quando Luca termina la sua lunga ma interessantissima presentazione. È ancora pieno lo spazio attrezzato ed è intatta l’emozione.

La tensione si scioglie a pranzo, lì vicino, nella grande e accogliente sala della Pro-Loco. Mentre si aspettano le portate (eccellenti!) sento che dall’altra parte del locale un gruppo ha intonato “Bella Ciao”. Per parte mia, vado a conversare con un partigiano, “Salamandra”, che mi racconta della sua abilità di ballerino e dell’assoluta necessità di seguire il ritmo, perché – mi dice – chi non lo riconosce non può essere in grado di ballare. Torno al mio tavolo con Luca e altri compagni. Si parla dell’Anpi e delle sue prospettive. C’è ovunque un’aria di ottimismo.

Al termine torno nell’area attrezzata, dove un signore suona la fisarmonica. Musiche popolari. Mi accenna a suo padre, partigiano. Poco dopo le 15,30 inizia un breve dibattito sul risorgente neofascismo. Parlano in tre: un deputato e una senatrice (entrambi Pd) ed io; modera Luca Grisolini. Il pubblico c’è, non solo fisicamente. C’è, perché sente il tema, coglie il pericolo, attende le contromisure. Pongo al centro l’urgenza della presenza attiva dello Stato antifascista, una presenza spesso limitata, quando non latitante. Poi inizierà una performance teatrale, ovviamente in tema. Ma devo tornare a Roma, e il viaggio non è brevissimo. Dopo più di un’ora imbocco l’autostrada. Devo fare benzina. Vado alla cassa per chiedere lo scontrino. C’è una fanciulla. Mi guarda. Osserva il distintivo dell’Anpi che ho appuntato sulla giacca e mi dice: “Per uno dell’Anpi, tutto quello che vuole”. Rimango piacevolmente stupito. Mi spiega che suo padre è dell’Anpi di Terni.

L’Anpi è ovunque. A Cetica, nel corso di una splendida iniziativa. Ad Arezzo. In Toscana. In Italia. Persino sull’autostrada.