
La toponomastica rappresenta uno strumento per rendere concreta e viva la memoria, spiega Lia Giancristofaro, studiosa di antropologia culturale e docente dell’Università D’Annunzio: «I nomi delle strade vogliono rappresentare un modo pratico per agevolare le persone a cogliere il senso ma anche le opportunità che l’appartenenza ad una società offre loro. In questo caso, parliamo di una società che, pur non essendo immune da difetti, è organizzata democraticamente, una società dove i nomi delle strade tendono ad arricchire la vita quotidiana delle persone, riportando alla memoria i fatti della storia e il valore delle persone. Ma gli effetti sociali delle ottime intenzioni che la toponomastica può avere, non sono certo garantiti. Purtroppo capita che tanti siano semplicemente “abitanti” delle città (anziché esserne “cittadini”), dunque sono prigionieri dell’abitudine sonora, non “riconoscono” le vicende e i personaggi menzionati dalle strade».
C’è un problema di comprensione e contestualizzazione storica da risolvere, aggiunge Giancristofaro facendo notare che «quello che manca in Italia, stante la persistenza di “analfabetismo funzionale”, stimato oggi al 45%, è una pedagogia sociale, uno stimolo continuo all’apprendimento, alla riflessione, all’aggiornamento. Cambiare i nomi non serve, se chi li legge comunque non riesce a “prendere coscienza” della forza e della dignità di ciò che questi nomi vogliono veicolare». È per questo che a chi governa i Comuni suggerisce un percorso di sensibilizzazione della cittadinanza ovvero «spiegare perché alcune strade sono intitolate ai martiri del fascismo, della guerra, della violenza, magari ricostruendo come una strada abbia cambiato nome dopo una guerra, dopo un attentato, a seconda delle emergenze della storia. Magari si potrebbero raccontare vizi e virtù di alcuni personaggi storici, proprio per insegnare le persone a ragionare, a contestualizzare le scelte che la cittadinanza ha fatto in passato. Oggi tutti si riempiono la bocca della parola “democrazia”, dunque bisognerebbe rinforzare la memoria in tal senso… che essere democratici significa essere antifascisti, senza tentennamenti né ambiguità».
Maria Rosaria La Morgia, giornalista
Pubblicato martedì 2 Febbraio 2016
Stampato il 06/06/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/da-un-fascista-a-un-partigiano-come-si-cambia-il-nome-di-una-strada/