«Volevamo un luogo vivo e attivo – spiega il Sindaco, Paola Casali – che rappresenti con orgoglio la risposta corale di Bagnolo agli atti vandalici e di scempio della memoria democratica tanto comuni in altre parti d’Italia. La nostra, era una terra antifascista e la popolazione sosteneva i partigiani, nascondendo e sfamando i “ribelli” impegnati in azioni contro l’occupante, tuttavia quelle vittime non erano combattenti».
A ordinare ed eseguire la rappresaglia non furono i tedeschi, ma italiani delle Brigate Nere. L’antefatto è la morte, nei giorni precedenti, di due bersaglieri militi di Salò.
Ed ecco cosa accadde a Bagnolo nel giorno di San Valentino del 1945. All’alba del 14 gli squadristi locali intimano ai bagnolesi di restare in casa e chiudere le finestre. Comincia il rastrellamento: i fascisti bussano alle porte, hanno una lista dei dieci cittadini più rappresentativi, giovani o padri di famiglia, fornita da qualcuno del luogo. Il commissario prefettizio, Aristide Carboni, si offre per uno scambio di ostaggi e viene prelevato anche lui. I prigionieri sono condotti prima nella Casa del Fascio, poi allineati sotto il Torrazzo e fucilati. Proibito dare sepoltura ai cadaveri.
Accatastati uno sull’altro nella neve insanguinata, giacciono i corpi di Otello e Oreste Gibertoni, Aristide Carboni, Carlo Formentoni, Evres Lazzaretti, Primo Malag
Ogni anno i bagnolesi commemorano la strage: «Il Torrazzo è l’altare di Bagnolo – continua il Sindaco – dopo ogni matrimonio, per esempio, vi si porta un fiore». Domenica la celebrazione è stata in grande stile: i cittadini hanno sfilato per le vie del piccolo centro, accompagnati dal Gruppo strumentale Città di Bagnolo, poi con un volo di colombe è stato inaugurato un nuovo monumento. Realizzato dall’Amministrazione comunale con lo studio Arteas, è composto da sette stele che inglobano, completamente restaurate, le lapidi apposte sul Torrazzo dai parenti dei dieci Caduti dopo la Liberazione.
Alla giornata commemorativa hanno partecipato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, la vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi, i rappresentanti di comuni limitrofi coi loro gonfaloni, il presidente dell’ANPI reggiana, Giacomo Notari. Da La Spezia, città gemellata della memoria con Bagnolo, è giunta una delegazione guidata da Manlio Castellini, rappresentante del locale Comitato unitario della Resistenza. E come da tradizione è stata deposta una corona di fiori al cimitero di San Michele, dove il 3 marzo ’45 persero la vita in un’altra carneficina 8 detenuti antifascisti di origine spezzina.
Pubblicato venerdì 19 Febbraio 2016
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