Chi morì arrestato e torturato dalle SS, chi combattendo i repubblichini o deportato nei lager. Una lapide per non dimenticare i magistrati che hanno sacrificato la vita per la Resistenza e ricordare le loro storie di vita e di coraggio si è tenuta giovedì 10 settembre, a Roma, in via Arenula, nell’atrio del Ministero della Giustizia.
Hanno inoltre preso la parola il Vice Presidente del Csm, Giovanni Legnini, e il Presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli. Le conclusioni sono state affidate al Vice Presidente Nazionale Vicario dell’ANPI, Luciano Guerzoni, a nome del Presidente Nazionale, Carlo Smuraglia. Guerzoni ha voluto richiamare l’attenzione sull’identità dell’Italia “che nell’antifascismo e nella Resistenza ha profili importanti e nella Costituzione il suo fondamento. Ovviamente l’identità si misura con la storia e la sua difesa, non è dunque conservazione. L’ANPI avverte tutta la responsabilità morale di essere l’erede dei partigiani come sancito anche da una recente sentenza del tribunale militare di Verona. Ci inquietano: pressapochismo, disinvoltura e la confusione con i quali ci si approccia da parte della politica al rinnovamento delle istituzioni”.
I sedici magistrati ricordati nella targa sono: Dino Col, Pasquale Colagrande, Francesco Drago, Carlo Ferrero, Mario Finzi, Mario Fioretti, Giuseppe Garribba, Vincenzo Giusto, Cosimo Mariano, Cosimo Orrù, Nicola Panevino, Pietro Amato Perretta, Pasquale Saraceno, Vittorio Scala, Mario Tradardi, Mario Viglino.
Pubblicato martedì 15 Settembre 2015
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