«Razza fascista. Nicola Pende fra scienza e ideologia eugenetica». La giornata di studi con questo titolo organizzata da Anpi e Link a Bari il 9 novembre, nell’80° anniversario della ignobile Notte dei cristalli, non ha costituito soltanto una doverosa riflessione sulle leggi razziste del regime mussoliniano, approvate e attuate 80 anni fa. Essa ha soprattutto compiuto per la prima volta, nella città di Bari e nella sua Università, un atto di parziale risarcimento della memoria, della verità storica e della dignità di chi è stato vittima del razzismo: Bari ha in qualche modo fatto i conti con  la figura del medico e scienziato Nicola Pende (Noicattaro, 1880 – Roma, 1970) che alla storia della città e del suo ateneo è indubbiamente legato. Alta qualità scientifica e consapevole tensione civile hanno caratterizzato un convegno che ha avuto un pubblico numeroso e attento, disposto a seguirne i lavori per oltre tre ore.

Dopo il saluto e la presentazione di Piercarlo Melchiorre, coordinatore della Link universitaria di Bari, ha preso la parola Nicola Colaianni, già magistrato e docente universitario, che ha sottolineato il rilievo e gli obiettivi del convegno: egli ha fra l’altro ricordato i docenti espulsi dall’Ateneo barese nel 1938 in seguito alle leggi razziali.

Antonia Lovecchio, docente e ricercatrice della Fondazione Gramsci, ha svolto la prima relazione illustrando e confrontando le politiche della razza in Germania e in Italia. Dopo di lei Emmanuel Betta, docente di Storia Contemporanea nell’Università La Sapienza di Roma, si è soffermato approfonditamente sullo scienziato Nicola Pende e sul contributo fondamentale da lui dato alla legislazione razziale del fascismo. Tommaso Fiore, docente di Anestesiologia e Rianimazione all’Università di Bari, ha esaminato il ruolo di Pende come interprete di primissimo piano dell’eugenetica o eugenica in chiave di ideologia della razza. Infine Francesco Paolo Deceglia, docente di Storia della scienza nell’Università di Bari, ha ricostruito l’azione determinante del medico di Noicattaro come fondatore e primo rettore dell’Ateneo barese da lui concepito e realizzato quale istituzione del regime.

I relatori: da sinistra Ferdinando Pappalardo, Nicola Colaianni, Tommaso Fiore, Antonia Lovecchio, Piercarlo Melchiorre, Francesco Paolo Deceglia, Emmanuel Betta

Il convegno ha messo in luce chiaramente che la firma di Pende sul Manifesto della razza del 1938 – sia essa stata effettivamente apposta (come risulta dall’elenco dei dieci firmatari) oppure no (come egli ha sostenuto in seguito e come sostengono i suoi difensori di oggi, credendo che ciò basti ad assolverlo) – è cosa secondaria e in ultima analisi irrilevante: ciò che conta è che egli è stato comunque, ben prima del ’38 e anche dopo,  «un architetto delle politiche della razza mussoliniane» (Emmanuel Betta); un caso esemplare di scienza posta al servizio di un regime violento e a giustificazione di una pratica di discriminazione che ha avuto tragiche conseguenze. Salvatosi nelle vicende della mancata epurazione, Pende non ha dunque nessun merito verso il popolo italiano, o, se qualcuno ne ha, esso è tardivo e ben inferiore alla sua grave responsabilità di autorevole sostenitore di un regime razzista.

Un’istantanea dei lavori del convegno

Questa è stata la sostanza delle conclusioni di Ferdinando Pappalardo, presidente di Anpi Bari e coordinatore regionale di Anpi Puglia, il quale ha formulato a nome dell’associazione alcune chiare proposte: la città di Bari cambi l’intitolazione di via Nicola Pende (come dichiarato solennemente dal sindaco fin dal 2006); l’Università istituisca un memoriale dei docenti e allievi cacciati in seguito alle leggi razziali; venga posto termine dalle autorità competenti all’oscenità di una denominazione Gramsci-Pende imposta a un istituto scolastico comprensivo in provincia di Bari; vengano sottratti a una anomala gestione privatistica gli archivi dei dieci firmatari (Pende compreso), e messi quindi a disposizione di tutti gli studiosi perché sia ricostruita integralmente la storia del Manifesto della razza.

Pasquale Martino, componente direttivo Anpi Bari

Fotografie di Arturo Cucciolla