Il primo ottobre alle ore 17 presso i Giardini Malaspina (piazza Petrarca, Pavia) Anpi avrà l’emozione di presentare un’opera realizzata in esclusiva per il 75° della Liberazione dallo scultore Sergio Alberti che, nato nel ’44, dai primissimi anni Settanta, tra Brera, Milano, Parigi, è andato sviluppando una radicale e dirompente poetica della materia, che, scomposta in frammenti, trascina con sé una simbologia tutta concettuale.

Sergio Alberti, noto al pubblico italiano soprattutto per la grande scultura posta all’ingresso del centro ospedaliero Niguarda, si mette al lavoro per Anpi e realizza una calcografia che porta il nome di “Pagina LXXV”. È il febbraio 2020.

Qualcuno di noi ha visto in anteprima il suo lavoro e, pur digiuno di conoscenze artistiche specifiche, ha sottilmente percepito come l’opera sprigioni una sorta di malia; trasmetta una particolare vibrazione che interroga la nostra coscienza: “se” e “come” siamo stati in grado di assolvere alla grande scommessa di uomini e donne resistenti che, in tutta Europa, aprivano gli occhi e svegliandosi una mattina, posavano uno sguardo nuovo e libero sul mondo, e, mettendo in gioco la propria vita, speravano che la virtù e la lampeggiante eticità armata potessero vincere sull’oppressione e sulla barbarie.

Le mani dello scultore Sergio Alberti al lavoro

Guardando la scultura compiuta che Sergio ha voluto realizzare per Anpi, ne immaginiamo le mani al lavoro. Sono le mani di chi scava nel caos del tempo, e con pazienza archeologica, muovendosi nella memoria stratificata dei decenni, come essi fossero un grande libro scritto da donne e uomini in carne e ossa, restituisce presenza a quella lontana scintilla, che si chiama 25 aprile.

Sono le mani di chi salva quella scintilla e la restituisce al presente come simbolo e come valore, senza il quale la vita diventa solo l’esistenza bruta compresa tra una data di nascita e una data di morte.

Così, settantacinque anni dopo, nell’opera di Sergio noi leggiamo non la certezza ma la ricerca. Non la monumentalità ma la riflessione. Non la pacificazione ma l’inquietudine che interroga il nostro presente. E gli siamo grati per questo suo lavoro e per questo suo sguardo attraverso il tempo: perché per proseguire il cammino abbiamo bisogno di un pensiero artistico non plastificato e non rituale della Resistenza, portatrice di un indimenticato messaggio di disobbedienza e di luce. E l’arte è anche questo, disobbedienza dalle liturgie e luce che scuota la nostra coscienza.

Annalisa Alessio, vice presidente Comitato provinciale Anpi Pavia