Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo

Auguri a tutte e a tutti. Ma lo dico con tanti macigni sul cuore. La guerra. L’inflazione. La povertà. La corruzione.

Eppure ritrovo la forza, quando penso al Natale 1943, a quei ragazzi che erano andati in montagna perché renitenti alla leva di Salò e che si opponevano alla strapotenza della Wermacht, al Natale 1944, quando i partigiani in armi contrastavano i nazifascisti, nonostante il generale Alexander nel suo proclama avesse dichiarato sospesa ogni operazione militare per l’inverno.

Penso al mio Paese e a quel tempo della gente, stremata da una guerra in corso dal 1940, da quando l’Italia di Mussolini aveva aggredito la Francia; penso al Natale di quegli anni, senza sfarzi e lustrini, con un popolo alla fame e con la guerriglia sui monti.

Quel popolo italiano, quell’umanità partigiana, stava peggio di noi. Ma trovò la forza di impegnarsi e vinse. E il Natale 1945 non fu festa solo della nascita, ma anche della rinascita. Bisognava ricostruire tutto.

Perciò mi faccio una ragione e coltivo una speranza. Non una speranza da anime belle, sia chiaro. Una speranza concreta di miglioramento, contro ogni rassegnazione. Perché la storia o è storia dell’umanità, o non è storia. E il regno dell’umanità è quello della possibilità, contro ogni fatalismo. Perché non è detto che la guerra sia infinita. Dipende anche da noi. Non è detto che non si possa contrastare l’inflazione, la povertà, la corruzione. Dipende anche da noi. Forse, specialmente da noi. Se non ci arrendiamo, se non ci pieghiamo, se rispondiamo colpo su colpo, se dimostriamo ogni giorno che si può cambiare. Nonostante tutto. Se facciamo resistenza.

Beh, non necessariamente a Natale o a Capodanno. Riposiamoci, ritempriamoci, ritroviamoci con chi abbiamo di più caro in giorni che un costume oramai quasi universale, laico o religioso che sia, ha destinato alla ricerca della serenità. A ben vedere, ce la meritiamo. E poi, diciamo la verità, è giusto ricaricare le batterie.

Dopo, si riprende. E si fa resistenza. Ma – ancora – che vuol dire? Vuol dire in sostanza farsi cittadini attivi e consapevoli, militanti democratici, cioè antifascisti, per contrastare derive di ogni genere, fuori di noi; ed anche dentro di noi. Il tempo miserabile che viviamo è una sfida. Accettandola, ne usciamo più forti. Si può vincere, come avvenne con la Resistenza, operando una scelta.

Oggi la scelta è l’ostinata lotta perché la Costituzione della Repubblica, cioè la legge fondamentale figlia della Resistenza, sia integralmente applicata. Contro chi la vuole sradicare. Lì dentro ci sono le ricette per contrastare guerra, inflazione, povertà, corruzione. Per restituire luce alla persona, alla sua dignità ed al suo lavoro. Per disegnare l’orizzonte di una società a umanesimo integrale. Una rivoluzione. La rivoluzione costituzionale.

Ecco, così anche oggi, come nel dopoguerra, possiamo ricostruire tutto. Ma ci vuole pazienza, rigore, e specialmente realismo, muovendoci passo dopo passo nella direzione giusta, sapendo che l’avversario è forte ma non è invincibile, e che gli antifascisti tanto più potranno vincere quanto più saranno uniti.

Quei partigiani che stavano in montagna a Natale del 1943 e del 1944 e scesero vittoriosi in città nell’aprile dell’anno successivo ci hanno dimostrato che anche nella peggiore delle condizioni si può cambiare.

Questo è l’augurio che vi rivolgo, con ragionevolezza e passione. Buone feste!

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi