Questo, il fatto. Uno squallore ripetuto, perché analogo ad altre iniziative dei giorni scorsi. Ma ciò, a maggior ragione, suscita urgenti interrogativi. Perché la polizia postale non è intervenuta per interrompere il tam-tam sui social cioè la stessa modalità di convocazione utilizzata nelle scorse settimane? Se si sapeva di questo appuntamento, perché non è stato impedito all’atto della sua formazione, sciogliendo la manifestazione prima delle piazzate e persino delle blasfemie del prete lefebvriano? Ancora: come in occasione degli incidenti di fine ottobre a Piazza del Popolo, sempre a Roma, si distingue il ruolo degli attivisti e dei dirigenti di Forza Nuova. Cosa si aspetta ad assumere provvedimenti permanenti e definitivi nei confronti di un’organizzazione che pratica iniziative violente e illegali?
Il tema è annoso e rinvia ad altre illegalità quotidiane dei neofascisti: è nota l’occupazione di uno stabile adibito a sede centrale di CasaPound; meno nota l’occupazione di un complesso edilizio ad Ostia, sempre da parte di attivisti di CasaPound, avvenuta fra marzo e aprile, in pieno lockdown.
Siamo davanti al dramma della pandemia che si estende a colpi di 500 morti al giorno (per ora). Le necessarie restrizioni nella vita quotidiana e nelle attività produttive e commerciali creano malessere e tensioni sociali spiegabili e giustificate. È tollerabile la marchiana strumentalizzazione di questo disagio da parte dei gruppi neofascisti in presenza di una così grande tragedia? È ammissibile che, quando si invita tutto il Paese al senso di responsabilità attraverso l’adozione di misure elementari di sicurezza sanitaria come la mascherina, i No Covid possano manifestare in pubblico? Sono sopportabili le macchiette di improbabili arruffapopolo che cercano i loro dieci minuti di notorietà sulla pelle di un’Italia che soffre?
La domanda va rivolta a chi ancora, all’opposizione sovranista, in alcuni casi contigua a qualche parola d’ordine dei gruppi neofascisti, non condanna queste manifestazioni e questi personaggi. Sia chiaro, è legittimo criticare la scelte del governo sulla pandemia, ma è altrettanto legittimo sapere qual è la linea di comportamento per così dire definitiva di tale forze rispetto al Covid, perché abbiamo assistito in questi mesi a pirotecniche giravolte, a comportamenti bizzarri, a teatrini elettorali: mascherina sì, mascherina no, chiusura sì, chiusura no, e così via contraddicendosi. E va rivolta anche, per onestà intellettuale, alle istituzioni preposte, tutte, nessuna esclusa: la messa al bando delle organizzazioni neofasciste e razziste non è un problema tecnico, ma un’urgenza costituzionale; il divieto di attività illegali e contrastanti con l’interesse generale e la salute pubblica non è problema tecnico, ma un’urgenza sociale e morale.
L’insieme di questi problemi rinvia, nel nostro linguaggio repubblicano, a due parole inscindibili: l’ordine democratico. Esso agisce al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini ed assieme la stabilità dell’impalcatura costituzionale. In un momento così complesso e difficile come il tempo che stiamo attraversando, ci vorrebbero segnali rapidi e incontrovertibili contro due pericoli mortali per la democrazia, non a caso sempre legati: il fascismo e la stupidità.
Pubblicato lunedì 16 Novembre 2020
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