Nel pomeriggio di domenica 15 novembre un gruppo di persone ha dato vita a Roma a una manifestazione non autorizzata davanti all’altare della Patria e in piazza Bocca della Verità per protestare contro le misure anti Covid. Su Repubblica online si legge che “alle 17 Floriano Abrahamowicz, prete lefebvriano e amico del boia delle Fosse Ardeatine Eric Priebke ha celebrato la messa in piazza della Bocca della Verità alla presenza di alcune decine di attivisti”. Sullo stesso quotidiano si aggiunge che “il segretario (di Forza Nuova) Roberto Fiore e il vicesegretario Giuliano Castellino insieme a una trentina di militanti di Fn e attivisti dei gilet arancioni dalle 14. 30 hanno occupato piazza della Bocca della Verità”. Fra i presenti, secondo il Corriere, il generale Pappalardo. Poche centinaia i dimostranti, fra cui i No Covid e persino gli aderenti – si legge sul Corriere – “al gruppo negazionista Marcia su Roma”. La manifestazione è stata sciolta e vi sono stati alcuni fermi. “Il raduno dei negazionisti – si legge sul Fatto quotidiano – è partito da un tam-tam dei social”.

Questo, il fatto. Uno squallore ripetuto, perché analogo ad altre iniziative dei giorni scorsi. Ma ciò, a maggior ragione, suscita urgenti interrogativi. Perché la polizia postale non è intervenuta per interrompere il tam-tam sui social cioè la stessa modalità di convocazione utilizzata nelle scorse settimane? Se si sapeva di questo appuntamento, perché non è stato impedito all’atto della sua formazione, sciogliendo la manifestazione prima delle piazzate e persino delle blasfemie del prete lefebvriano? Ancora: come in occasione degli incidenti di fine ottobre a Piazza del Popolo, sempre a Roma, si distingue il ruolo degli attivisti e dei dirigenti di Forza Nuova. Cosa si aspetta ad assumere provvedimenti permanenti e definitivi nei confronti di un’organizzazione che pratica iniziative violente e illegali?

Il tema è annoso e rinvia ad altre illegalità quotidiane dei neofascisti: è nota l’occupazione di uno stabile adibito a sede centrale di CasaPound; meno nota l’occupazione di un complesso edilizio ad Ostia, sempre da parte di attivisti di CasaPound, avvenuta fra marzo e aprile, in pieno lockdown.

Siamo davanti al dramma della pandemia che si estende a colpi di 500 morti al giorno (per ora). Le necessarie restrizioni nella vita quotidiana e nelle attività produttive e commerciali creano malessere e tensioni sociali spiegabili e giustificate. È tollerabile la marchiana strumentalizzazione di questo disagio da parte dei gruppi neofascisti in presenza di una così grande tragedia? È ammissibile che, quando si invita tutto il Paese al senso di responsabilità attraverso l’adozione di misure elementari di sicurezza sanitaria come la mascherina, i No Covid possano manifestare in pubblico? Sono sopportabili le macchiette di improbabili arruffapopolo che cercano i loro dieci minuti di notorietà sulla pelle di un’Italia che soffre?

La domanda va rivolta a chi ancora, all’opposizione sovranista, in alcuni casi contigua a qualche parola d’ordine dei gruppi neofascisti, non condanna queste manifestazioni e questi personaggi. Sia chiaro, è legittimo criticare la scelte del governo sulla pandemia, ma è altrettanto legittimo sapere qual è la linea di comportamento per così dire definitiva di tale forze rispetto al Covid, perché abbiamo assistito in questi mesi a pirotecniche giravolte, a comportamenti bizzarri, a teatrini elettorali: mascherina sì, mascherina no, chiusura sì, chiusura no, e così via contraddicendosi. E va rivolta anche, per onestà intellettuale, alle istituzioni preposte, tutte, nessuna esclusa: la messa al bando delle organizzazioni neofasciste e razziste non è un problema tecnico, ma un’urgenza costituzionale; il divieto di attività illegali e contrastanti con l’interesse generale e la salute pubblica non è problema tecnico, ma un’urgenza sociale e morale.

L’insieme di questi problemi rinvia, nel nostro linguaggio repubblicano, a due parole inscindibili: l’ordine democratico. Esso agisce al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini ed assieme la stabilità dell’impalcatura costituzionale. In un momento così complesso e difficile come il tempo che stiamo attraversando, ci vorrebbero segnali rapidi e incontrovertibili contro due pericoli mortali per la democrazia, non a caso sempre legati: il fascismo e la stupidità.