
Due intense giornate di incontro e confronto, lectio magistralis sul fascismo di confine e sulla differenza tra fascismo storico e i segnali autoritaristici da non sottovalutare nel tempo della destra al governo, l’esercizio di una pratica politica che non conosce uguali nel nostro Paese.
Questa è stata l’Assemblea nazionale Anpi a Cervia del 4 e 5 febbraio. Andando però, come spesso ci ha abituato l’Associazione dei partigiani, verso un oltre, tracciando un futuro da costruire a partire da adesso.

In ben 55 interventi, erano 220 i delegati (più 1…) si è raccontato il Paese che c’è, da Nord a Sud passando per quanti sono costretti a vivere all’estero, per lo più per trovare lavoro, e in una sezione Anpi si sentono a casa, in patria. Non un corpo di popolo indistinto e nemmeno un’ameba che resta alla finestra in attesa che il peggio passi, ma donne e uomini, giovani e meno giovani, ricchi di intelligenze e capacità di analisi critica. Che soprattutto sanno fare sintesi e proposte nel segno della solidarietà e dell’unità.

Un appuntamento nazionale straordinario, perché dettato da un momento storico-politico straordinario, come ha ribadito nella relazione introduttiva il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo. Eppure non è stato un traguardo bensì solo una tappa, corale, di un viaggio verso la ri-conquista di diritti pagati con il sangue nella lotta di Liberazione. E, come Pagliarulo ha ribadito nelle conclusioni, “assieme alle 80 assemblee provinciali e interprovinciali che l’hanno preceduta testimonia l’ulteriore articolazione democratica” di un’associazione che, non a caso, continua a crescere.



Politicamente, sì, nel senso che l’associazione dà al suo ruolo, ben distinto da quello dei partiti e dei sindacati, compresi quelli coi quali Anpi fa rete, riuscendo a realizzare rapporti formidabili anche con la Chiesa di Bergoglio. “In piena continuità e coerenza col dibattito congressuale, o, meglio, l’impostazione del Congresso nazionale, che ha fornito i fondamentali per interpretare al meglio questa fase nuova”.
Una risposta concreta alle mire di Fratelli d’Italia, già assaggiate nei primi cento giorni di governo, con “l’obiettivo unitario e pacifico di una proposta di rivoluzione costituzionale, cioè di un rovesciamento progressivo dei paradigmi” che da oltre quattro decenni “hanno portato il Paese nella situazione attuale”.
Puntare “sulla lotta per l’applicazione della Costituzione, cioè per l’inveramento di quella teoria dello Stato i cui canoni giuridici sono esposti nella Carta”. Certo, siamo in difesa, ha detto Pagliarulo, ma non possiamo limitarci a contrastare l’azione dell’avversario. Dobbiamo rilanciare. Come? Leggerete che la risposta l’abbiamo già e si chiama antifascismo, ogni articolo della Carta gli dà forma.
E poi “contrastare la rilegittimazione strisciante del fascismo storico e la contestuale delegittimazione della Resistenza, cioè la prospettiva afascista”. La stessa che alimenta l’avvelenata e violenta campagna su Norma Cossetto, uno dei simboli del capovolgimento del paradigma vittimario: le vittime non sono più i partigiani e i civili, ma i fascisti e “gli italiani”. E ancora operare per colmare le dimenticanze di molti partiti, a cominciare dall’impegno per l’ambiente.

In sostanza ho assistito e partecipato a una sorta di colossale forum con tre centri di gravità: la crescente preoccupazione per i provvedimenti del governo di estrema destra, di cui si teme un’involuzione autoritaria; l’allarme concreto per i concreti pericoli della guerra; la centralità assoluta della lotta per la difesa e la piena attuazione della Costituzione.
E la conferma personalmente l’ho avuta proprio ascoltando gli scambi di opinione tra i delegati, i commenti sugli interventi, le “confessioni”, gli scambi di dubbi e di consigli fattivi. Dove se non in Anpi le persone rimettono nelle mani di altre le proprie difficoltà cercando suggerimenti, o si interrogano, a volte troppo ingenerose con se stesse, sul come riuscire a dar voce e protagonismo ai giovani? Siamo tutti discepoli nell’Associazione. E intanto così si creano relazioni, si immaginano occasioni di democrazia. Nel solco dei rapporti umani, perché la democrazia esiste solo se fra donne e uomini i rapporti sono umani.

E nessuna lamentatio si è levata, né dal palco né nei capannelli spontanei neppure dal Centro Sud, dove vivono la maggior parte dei cittadini sui quali peserebbe, se dovesse essere approvata, “l’autonomia ingabbiata” delle profonde disparità, ma sono state avanzate idee di lotta. È un’Anpi che cresce da Nord a Sud, da Sud a Nord e all’estero.

La novità introdotta nella riunione nazionale delle due lectio magistralis, la prima sul fascismo di confine di Federico Tenca Montini, di cui a breve Patria pubblicherà un articolo, e di Giovanni De Luna, hanno a loro volta suggerito spunti di approfondimento.

La vitalità dell’Anpi si è espressa in ogni riunione promossa durante i lavori, dall’incontro con i delegati delle sezioni estere al Coordinamento nazionale donne, si son lanciati spunti per scandire un fitto calendario di iniziative almeno fino alla Festa nazionale che dal 1 al 5 giugno si terrà a Bologna. E la consapevolezza di quanto il tempi sia prezioso questo pezzo di futuro si sentiva quasi plasticamente anche in ogni conversazione a latere.
Siamo esseri umani e con fatica, tanta fatica nelle Anpi si lavora, opera e studia ogni giorno per realizzare iniziative. Che fanno cultura, quella alta e nobilissima, e cultura democratica quotidiana che presidia il territorio. Forti di un immenso bisogno di formazione, nel socratico “so di non sapere”.
Foto di Valentina Giunta
Pubblicato lunedì 6 Febbraio 2023
Stampato il 03/10/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/lanpi-in-assemblea-per-la-rivoluzione-costituzionale/