andrea-liparoto-foto-drittaLa riflessione e il suo destino. Mi è caduto addosso da qualche mese questo pensiero e una prospettiva che non mi piace per niente. La riflessione e la sua comunicazione. È agli occhi e alle coscienze, spero di tanti, l’attuale modo del confronto, del battersi per un’idea (o meglio per un istinto), del reagire a un fatto, a una serie di azioni e rivelazioni. Siamo un Paese che, a fotografarlo al dettaglio, viene giù un acquazzone di dialoghi cattivi, espressioni che sembrano sbattere sulle sbarre delle personali, rabbiose ansie di volerci essere, di vendicarsi di qualcosa. Di partecipare alla possibilità di tenersi ancora in piedi, con una qualche pelle vittoriosa da sventolare.

Questo Paese è un ring.

E l’antica – è il caso di aggettivare così – attitudine a fermarsi un momento a trattare e sistemare bene, tutto sommato, le faccende democraticamente rilevanti, sembra disciolta. La riforma costituzionale è un emblema di questa degenerazione. La Carta che ha dato gambe e cuore alla Repubblica, scritta con straordinario senso di responsabilità e autentica passione per il futuro, pretenderebbe, rispetto alla sua ampia modifica (47 articoli!), una sana e lucida discussione. Un mettersi attorno ad un diffuso tavolo di confronto, anche acceso, ma con la radicata condivisione di un orizzonte di tutti e per tutti. La riforma costituzionale ha invece diviso il Paese, con l’inedita aggravante della sollecitazione di tifoserie senza limiti, senza remore, senza storia verrebbe da dire. Ho una chiara percezione di tutto ciò grazie anche ad un osservatorio abbastanza privilegiato: l’ufficio comunicazione dell’ANPI Nazionale. Posso testimoniare questo dinamismo aspro e becero, questa enormità dell’offesa alla riflessione, della sua ignoranza. Della sua disarticolazione. Ragioni che non vengono comunicate a partire dalla consapevolezza piena di ciò che è in gioco, degli interventi importanti e pesanti operati sul diritto di rappresentanza, di partecipazione, sulla democrazia. Ma da incredibili disconnessioni alfabetiche e mentali.

Come ANPI, manteniamo, nella maggior parte, la consuetudine a svolgere un dovere, a spiegarlo senza fretta, improvvisazione e tiramenti nevrotici, a dispiegarlo in tutta la sua portata di attenzione massima allo svolgimento civile della vita pubblica. Come ANPI stiamo denunciando un parto oscuro di sorti “brillantemente” costituzionali del futuro. In tutta risposta riceviamo fucilate. Leggo per esempio nei commenti ai post referendari che regolarmente pubblichiamo sulla nostra pagina FB nazionale delle vere e proprie aggressioni per lo più insensate (e le risposte a volte non sono da meno), ma così rotonde da confermarmi le preoccupazione di cui sopra. Ho letto e leggo articoli virulenti e offensivi sulla stampa. E, con malinconica sorpresa, in particolare su una testata storicamente “unitaria”, per cui il nostro congresso sarebbe stato una truffa e Smuraglia verrebbe bocciato a un esame di educazione civica…  Leggo follie. Sono letteralmente saltati i fondamentali del rispetto e della logica.

Questo Paese è un ring.

E vorrei tanto infilarmi bene nelle radici dello scossone che ha portato a tutto ciò. Per lavorare a un rimedio e riprendermi dall’avvertimento, al limite del dilaniante, di una pessima prospettiva.

Ma facciamolo insieme, si fatica di meno, e ci si potrebbe, come dire, ritrovare in un ambiente finalmente e decisamente familiare. Una sfida e un respiro.