La riunione nazionale dell’Anpi sulla formazione

L’aumento delle adesioni all’Anpi e le crescenti responsabilità che ne conseguono; gli affanni della democrazia (il cui sintomo più vistoso e inquietante è dato dalla dilagante sfiducia dei cittadini nelle istituzioni), accentuati dalle politiche dell’attuale governo e dal tentativo di manomettere parti fondamentali dell’ordinamento costituzionale; l’offensiva culturale della destra postfascista, che si propone l’ambizioso obiettivo di plasmare un nuovo senso comune a misura della sua – peraltro rudimentale e per molti versi arcaica – visione del mondo; l’aggravarsi del “disordine mondiale”. Questa pluralità di fattori, qui sommariamente richiamata, impone un salto di qualità dell’iniziativa politico-culturale dell’Associazione. Già il XVII Congresso nazionale aveva rimarcato tale urgenza, e individuato nella formazione un aspetto cui riservare – più e meglio di quanto non sia stato fatto in passato – il massimo di attenzione e di cura, anche mettendo a frutto le cospicue riserve d’intelligenza, conoscenza, competenza, di passione civile possedute dall’Anpi (e non sempre adeguatamente valorizzate).

Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, interviene al XVII Congresso dell’associazione (foto Valentina Giunta)

In ottemperanza ai deliberati congressuali, è stato da subito costituito e insediato un gruppo di lavoro nazionale composto da dirigenti dell’Associazione e da specialisti di varie discipline, con il compito di  operare un primo vaglio delle esigenze e di abbozzare alcune prioritarie linee d’intervento in materia di formazione. Questa fase preliminare di analisi e di elaborazione è culminata in un seminario di due giorni, che si è svolto a Roma agli inizi dell’anno in corso con la partecipazione di studiosi di riconosciuta autorevolezza (in prevalenza storici, costituzionalisti, lavoristi, pedagogisti) e che è servito ad approfondire la riflessione sulle principali questioni all’ordine del giorno (lo smantellamento del welfare, la mortificazione della dignità del lavoro e dei diritti dei lavoratori, i progetti di modifica della Costituzione, la pace e la guerra, l’emergenza climatica e ambientale, la morfologia del neofascismo, e altro ancora) allo scopo di enucleare i temi centrali di un piano formativo.

Contestualmente, è stato chiesto a tutti i Comitati provinciali di designare un referente per la formazione, incaricato di predisporre specifici programmi di attività e di sovrintendere alla loro attuazione in costante dialogo con i dirigenti della struttura territoriale d’appartenenza e con Paolo Papotti, responsabile nazionale del settore.

Il primo incontro fra i referenti si è tenuto il 24 giugno. La riunione – cui hanno partecipato 52 su 63 fra quelli al momento designati, alcuni in presenza, altri a distanza – è stata introdotta da una densa, articolata relazione di Paolo Papotti, il cui testo è stato inviato a tutti i Comitati provinciali dell’Anpi, con l’invito a inoltrarlo alle Sezioni (e che potere leggere in calce all’articolo).

Il respnsabile nazionale Formazione, Paolo Papotti, e accanto il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, durante l’incontro

In premessa, Papotti ha chiarito che lo sforzo di definire i caratteri e le finalità di un piano generale per la formazione è dettato non da pretese dirigistiche, ma dal bisogno di socializzare, coordinare e armonizzare le molteplici, meritorie esperienze sviluppate nelle diverse realtà territoriali, e dalla volontà di favorire il più ampio concorso alla messa a punto dei contenuti e degli strumenti dell’attività formativa. Un’attività che deve essere rivolta non soltanto ai dirigenti (in specie i più giovani) e agli attivisti, ma all’intera platea degli iscritti, e deve mirare innanzitutto a dotarli di un’appropriata conoscenza della storia dell’antifascismo e della Resistenza, nonché del dettato costituzionale, come pure a fornire loro le chiavi d’interpretazione delle dinamiche e delle contraddizioni che segnano il nostro tempo, anche a livello globale. La formazione – ha precisato nel suo intervento il presidente Pagliarulo – non deve essere intesa come sinonimo di istruzione, ma deve promuovere una piena coscienza di ciò che significa oggi “essere Anpi” (come recita il titolo del primo volume della collana «I libri di Bulow»), e dunque contribuire al consolidamento dell’autonomia politica e culturale dell’Associazione.

Un momento della riunione dell’Anpi sulla formazione

La formazione va dunque posta al servizio della missione dell’Anpi, che – com’è noto – consiste nella custodia e nella trasmissione della memoria della Resistenza, e nell’educazione ai principi della Costituzione repubblicana, le cui radici affondano appunto nei valori e negli ideali affermati dalla lotta di Liberazione. L’esercizio della memoria attiva è sempre stato il cardine dell’azione dell’Associazione e ha giustamente eletto a destinatario privilegiato le giovani generazioni (afflitte da un’allarmante perdita della cognizione del processo storico, che le porta ad assolutizzare la dimensione temporale del presente), a partire dai luoghi in cui si compie (meglio, dovrebbe compiersi) il loro apprendistato culturale e alla cittadinanza.

In proposito, Papotti ha opportunamente sottolineato come il protocollo d’intesa fra l’Anpi e il ministero dell’Istruzione – di durata triennale, sottoscritto per la prima volta nel 2014 e in scadenza al prossimo settembre (per inciso: ne abbiamo ripetutamente sollecitato il rinnovo, senza però ottenere finora riscontro alcuno da parte del ministro in carica) – abbia rappresentato un utile quadro di riferimento per le attività formative sviluppate dalle organizzazioni territoriali dell’Associazione negli istituti scolastici di ogni ordine e grado: attività sempre ispirate all’assunto secondo cui la conoscenza della storia è indispensabile alla comprensione del presente, ed entrambe si pongono quali condizioni irrinunciabili per l’assunzione di scelte libere e consapevoli.

Papotti ha inoltre ricordato di avere approntato, per supportare il lavoro nelle scuole, un copioso corredo di materiali didattici, facilmente reperibili nel sito web dell’Anpi nazionale alle sezioni “Proposte formative”, “ProMemoria” e “CulturAttiva”.

Nel successivo dibattito, che ha contato 22 interventi, sono stati innanzitutto offerti sintetici ma preziosi resoconti sui programmi di formazione realizzati in tutto il territorio nazionale, che hanno restituito un panorama assai lusinghiero sia per la quantità sia per la qualità delle iniziative (sotto quest’ultimo profilo, particolare apprezzamento ha riscosso l’originale sperimentazione di tecniche interattive, di codici comunicativi e di linguaggi capaci di suscitare la curiosità e l’interesse dei giovani perché non estranei al loro vissuto quotidiano).

Importanti e proficue sono state pure le indicazioni e le proposte emerse dalla discussione, che hanno ripreso e arricchito gli stimoli e i suggerimenti contenuti nella relazione di Papotti, peraltro unanimemente condivisa. Per fare alcuni esempi: si è insistito sulla necessità di superare la frammentarietà e l’episodicità del nostro intervento nelle scuole; di evitare toni predicatori e retorici (che spesso appaiono sgradevolmente propagandistici); di collocare sempre l’illustrazione di singoli episodi della Resistenza al nazifascismo nel quadro complessivo del movimento di Liberazione, per scongiurare il rischio di rinchiudersi in un orizzonte localistico. È stato inoltre raccomandato di limitarsi ad “accompagnare” e “facilitare” l’attività didattica, senza interferire con l’insegnamento curricolare e anzi coinvolgendo i docenti nell’elaborazione e nella realizzazione di progetti di vasto respiro, meglio se preventivamente concordati con le autorità scolastiche; di non indulgere alla presunzione di autosufficienza e di avvalersi, per converso, dell’apporto di esperti, magari stabilendo rapporti di collaborazione con i dipartimenti universitari e con gli istituti di ricerca.

Paolo Papotti, Gianfranco Pagliarulo e il prof Ferdinando Pappalardo, autore dell’articolo e vicepresidente nazionale Anpi

Obiettivo dell’attività di formazione dell’Anpi – ha sostenuto il presidente Pagliarulo – non dev’essere semplicemente quello di contrastare le tesi di quanti svalutano, o addirittura negano, il significato della lotta di Liberazione e la sua funzione di pietra angolare dell’edificio della democrazia repubblicana, ma quello di costruire una nuova narrazione della Resistenza che ambisca a diventare memoria collettiva e a tracciare le coordinate della rotta verso il futuro.

In proposito, alcuni fra gli intervenuti hanno richiamato l’opportunità di non circoscrivere al mondo della scuola l’impegno formativo dell’Associazione, ma di estenderlo ai sindacati confederali e alle espressioni dell’associazionismo democratico, nella scia degli accordi già stipulati con la Fiom, con l’Udu e con la Rete degli studenti medi. Per conseguire questi risultati l’Anpi deve trasformarsi in un vero e proprio “intellettuale collettivo”, capace non soltanto di diffondere e di radicare la cultura dell’antifascismo ma anche di provvedersi del bagaglio di conoscenze e di competenze necessarie ad affrontare una battaglia che è ragionevole presumere lunga e ardua, e che ha come posta in gioco la divisione fra i poteri dello Stato, l’unità e indivisibilità del Paese, la tutela dei più deboli, il superamento delle disuguaglianze, il pluralismo dell’informazione: sapendo che la sopravvivenza e la vitalità dello stesso patrimonio di ideali e di valori ereditato dalla Resistenza sono inseparabili dalla tenuta e dal rafforzamento della democrazia costituzionale.

Una bella foto ricordo per l’importante incontro nazionale Anpi sulla Formazione

Occorre dunque che i Comitati provinciali mettano in cantiere programmi, modalità e strumenti di formazione “interna” – indirizzata cioè ai dirigenti e agli iscritti – che consentano all’Anpi di rivestire un ruolo da protagonista negli scenari che si vanno delineando. Le occasioni per confrontarsi sull’argomento non mancheranno: la riunione del 24 giugno è stata infatti soltanto la tappa inaugurale di un percorso.

Ferdinando Pappalardo, vicepresidente nazionale Anpi


Per leggere o scaricare la relazione del responsabile Formazione Anpi, Paolo Papotti, clicca qui: LA RELAZIONE DI PAOLO PAPOTTI