Chi mai avrebbe detto a Carlo Emilio Gadda che quel suo romanzo apparso per la prima volta a puntate sulla rivista Letteratura nel 1946 col titolo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” avrebbe avuto una replica, seppur grottesca, nel 2018, con una significativa variazione proprio nel titolo, diventato all’uopo “Quer pasticciaccio brutto de via Almirante”?

Per fortuna il delirio toponomastico sembra saltato fra accondiscendenze, smentite e risse varie, ma la vicenda rimane grave e stravagante. Si ricorderà: una sera recente si apprende dalla Tv che il Consiglio comunale di Roma ha approvato una mozione che intitola una strada a Giorgio Almirante. La mozione è stata presentata dal gruppo di Fratelli d’Italia ed è passata col voto determinante del gruppo 5stelle con l’eccezione dei consiglieri Maria Agnese Catini e Pietro Calabrese (astensione), e Valentina Vivarelli (voto contrario).

La sindaca a “Porta a porta” dice: non ne so niente, ma il Consiglio comunale è sovrano. Il giorno dopo – meritoriamente – cambia idea, e annuncia una mozione in cui si vieta l’intitolazione di strade di Roma ad esponenti politici con idee riconducibili al disciolto partito fascista o persone che si sono esposte con idee antisemite e razziali. Gli esponenti di Fratelli d’Italia fanno il diavolo a quattro, ma indarno: la Raggi è irremovibile. Non solo. Qualche giorno dopo i 5stelle dichiarano che intendono cambiare lo Statuto del Comune introducendo il principio che Roma è una città antifascista. Benissimo (se avverrà). Ma, ragazzi, che confusione!

Memo per gli smemorati: Giorgio Almirante, a lungo segretario del Movimento Sociale Italiano, non era un neofascista, ma a un fascista conclamato e impenitente, già segretario di redazione della rivista La difesa della razza, già capo gabinetto del ministero della Cultura Popolare della Repubblichetta di Salò, già firmatario di quel famigerato manifesto in cui si minacciano “sbandati” e “appartenenti alle bande” di essere “passati per le armi mediante fucilazione alla schiena”.

Domande inesorabili a posteriori: 1) Come mai la sindaca non era stata informata su di un evento così significativo dal punto di vista politico, sociale e morale come l’intitolazione di una via a quel nome, per di più nell’anniversario della promulgazione di quelle leggi razziali (1938) di cui Giorgio Almirante fu acceso sostenitore? 2) Si presume che, prima di presentare la mozione, il capogruppo di Fratelli d’Italia abbia avuto l’assenso del capogruppo 5stelle, o comunque lo abbia informato. Perché questi ha condiviso la proposta? 3) Leggendo sui quotidiani le motivazioni dei consiglieri 5stelle in merito al loro voto, si scopre che alcuni non sapevano che si votava quella mozione, altri, più banalmente, non sapevano neppure chi fosse Giorgio Almirante. È tollerabile tanta sciatteria e tanta ignoranza (augurandosi che si tratti solo di sciatteria e ignoranza) su temi così sensibili per la natura e la vita della Repubblica da parte di consiglieri comunali della Capitale che aderiscono alla forza politica più rappresentativa del Paese?

La verità mi fa male, cantava Caterina Caselli in una famosa canzone degli anni Sessanta. E la verità è che, quando si arriva al dunque, le idee per cui “il tempo delle ideologie è finito” e non ci sono più destra e sinistra si rivelano – queste sì – o aria fritta o trappole ideologiche in cui si casca facilmente.  Da via Almirante a Roma città antifascista c’è un cambio di posizione di 180 gradi. Intanto si sappia che molti rappresentanti della forza politica che non è né di destra né di sinistra e che domani voteranno per Roma città antifascista ieri hanno votato perché Roma intitolasse una sua strada ad Almirante, cioè hanno votato per celebrare un fascista e razzista, che scrisse fra l’altro “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri”. Più che essere né di destra né di sinistra, a me pare essere molto (ma molto, ma proprio molto) confusi.

Conclusione: un terrificante pasticcio. Anzi, pasticciaccio brutto. Quer pasticciaccio brutto de via Almirante.