Incredibile mozione approvata dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia in cui si mettono sotto accusa Anpi e Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea del Friuli Venezia Giulia. Oggetto: le foibe. I capi d’imputazione: addirittura revisionismo e negazionismo. Sotto tiro persino un pacato ed utilissimo “vademecum del Giorno del Ricordo” opportunamente stilato dall’Istituto storico. Finalità: sospendere qualsiasi contributo, patrocinio o concessione pubblica. Presentatori della mozione: Giuseppe Ghersinich, della Lega (Gruppo di appartenenza: Lega Salvini, si legge sulla pagina web del Consiglio regionale), Piero Camber (Forza Italia). Presumibile finalità aggiuntiva: propaganda elettorale.
Mentre il Consiglio regionale operava dissennatamente per dividere, inasprire, strumentalizzare, usando politicamente la storia e riaprendo ferite che da anni si cerca di sanare, negli stessi giorni a Sezana (Slovenia) i Presidenti delle associazioni partigiane di Italia, Slovenia, Croazia, Carinzia davano vita ad una comune iniziativa per cementare l’amicizia fra i popoli e i Paesi e per far sì che i confini che separano questi Stati e che nel 900 sono stati varcati per invadere e sopraffare siano oggi una porta aperta per una pacifica convivenza nelle diversità e nel rispetto delle minoranze.
Il primo a reagire alla mozione del Consiglio regionale è stato il presidente dell’istituto storico Paolo Pezzino: “Una gravissima presa di posizione del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia”; “una censura senza precedenti rispetto a un’operazione storiografica condotta dall’Istituto per la storia del movimento di liberazione del Friuli Venezia Giulia di Trieste secondi i canoni della ricerca scientifica. Si torna al pensiero unico, al rifiuto del libero dibattito, confondendo negazionismo ed esercizio della libertà di ricerca e di critica. Una vicenda che non può restare senza una forte risposta da parte di tutti i democratici”.
Poi uno dei più autorevoli storici, per di più fra i curatori del vademecum, Raoul Pupo: “Allo stesso modo, domani il Consiglio regionale potrebbe decidere, sempre a maggioranza, che la terra è piatta ed invitare la Giunta a negare i finanziamenti a chi ritiene invece che sia tonda”.
A brevissima distanza, ecco la presa di posizione della Segreteria nazionale dell’Anpi: “La mozione del Consiglio regionale di accusa all’Anpi e all’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea del Friuli-Venezia Giulia di riduzionismo o addirittura negazionismo sul dramma delle foibe e dell’esodo, rappresenta una inaccettabile censura perché nega libertà e legittimità alla ricerca storica in base ad un pregiudizio di ordine politico e ideologico. È gravemente faziosa perché assume l’opinione degli estensori come inconfutabile verità, mentre in particolare in questa regione occorrerebbe bandire qualsiasi uso politico della storia e approfondire la conoscenza e il confronto su basi scientifiche. È un atto di irresponsabilità, perché, strumentalizzando il terribile dramma delle foibe, fomenta un clima di odio e di rivincita e riapre tensioni del passato con i Paesi confinanti, in particolare Slovenia e Croazia. Distorce e falsifica la legge che punisce “l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Si permette di delegittimare l’Anpi e l’Istituto regionale per la storia della Resistenza, rivelando così un intollerabile spirito di vendetta non solo verso questi istituti al servizio della Repubblica, ma specialmente verso la Resistenza. L’Anpi non si farà certo intimidire da questi grotteschi tentativi di sanzionare chi da settant’anni custodisce la memoria della Resistenza e difende la Costituzione; nello stesso tempo l’Anpi denuncia il disegno oscurantista e autoritario che sta prendendo piede nel nostro Paese e di cui questa mozione è una prova gravissima e lampante”.
Pubblicato lunedì 1 Aprile 2019
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