Il primo numero di Patria, era l’anno 1952

Patria Indipendente sta cambiando, come avevamo scritto, sta diventando un “quasiquotidiano”, nel senso che alla consueta edizione quindicinale si aggiungono (quasi) ogni giorno nuove notizie e nuovi articoli. Non solo: con “Il giorno dell’infamia”, dedicato alle leggi razziali, abbiamo iniziato la pubblicazione di “speciali-antologie”, in cui in pdf sono raccolti i più interessanti articoli di approfondimento su di un determinato tema pubblicati da Patria Indipendente online. A ciò si aggiungono altri miglioramenti in atto o prossimi.

L’obiettivo è rendere il periodico dell’Anpi nazionale più “tambureggiante”, più completo – pubblicando un maggior numero di notizie provenienti dai territori – e, se ci riusciamo, semplicemente più seducente in senso stretto. Che vuol dire? Vuol dire “portare sempre più con sé” i visitatori nel mondo dei valori e della memoria che la Resistenza ci ha consegnato e nel mondo attuale, ove è sempre più urgente una risposta ampia, popolare e unitaria a razzismi, fascismi, discriminazioni che stanno avvelenando l’aria del nostro Paese più di quanto non fece la peste del 600 raccontata da Alessandro Manzoni. Peste nera era quella di ieri, peste nera è questa di oggi, di molto ispirata al ventennio di sanguinosa memoria.

Sembra che le modifiche che abbiamo apportato al periodico siano gradite ai lettori. Ci siamo accorti, per esempio, che le “visioni di pagina” degli articoli che di Patria Indipendente che rilanciamo sulla pagina Facebook del giornale sono quantomeno tre volte superiori al passato. In altre parole, c’è una presumibile consistente moltiplicazione del numero dei visitatori.

Vedremo se questo trend positivo continuerà e ci sforzeremo di apportare ulteriori miglioramenti. Il dato di fatto è comunque che il periodico parla sempre più agli iscritti all’Anpi, ma anche a un numero crescente di antifascisti. È un ulteriore segnale di una simpatia in progress verso l’Anpi, che si manifesta anche con un’ondata di richieste di iscrizioni. Bene così, quindi, ma non ci accontentiamo: davanti a un grande pericolo occorre una più grande forza ed una più grande unità. Gratta gratta, è quello che ci ha insegnato la Resistenza. E noi continuiamo a resistere.