Si allunga così sempre più la lista dei comuni che hanno cancellato la cittadinanza onoraria a Mussolini. Alcuni si chiedono dell’utilità di questi provvedimenti e ovviamente, nella gran parte dei casi, si tratta di persone (o personalità) che non nascondono riposte simpatie per il nativo di Predappio; ma in qualche circostanza c’è anche chi, di sicura fede democratica e antifascista, non ritiene necessario cancellare la cittadinanza onoraria. Ergo, non guasta fare mente locale alla questione.

Delibere come quelle di Bergamo e di Empoli rappresentano un contrasto reale a queste tendenze sul piano istituzionale, politico, culturale e simbolico. Nella revoca della cittadinanza onoraria c’è un’idea di ripulsa in senso etimologico, cioè il “respingere ciò che ci appartiene”, perché se il fascismo, come ha scritto Gobetti, è anche l’autobiografia della nazione (la nostra), il suo ripudio è la rinascita della nazione, e cioè l’apologia dell’Italia della Costituzione, che è la negazione del fascismo.
C’è poi in queste delibere un’assunzione di responsabilità civile, c’è un dire “non siamo Ponzio Pilato”, c’è un’asserzione conclusiva e inappellabile, che è il fascismo no. Ed è una scelta tanto più preziosa se si considera che chi opera tale scelta è l’ente locale, un pezzo di Stato, un luogo di elezione popolare, un tempo e un tempio di democrazia.
Ma anche qualcosa in più, di molto concreto, vivente, pulsante: e cioè la consapevolezza della deriva verso cui può scivolare il Paese: le aggressioni di tipo xenofobo o razzista, la violenza sempre più frequente nei rapporti sociali, nella vita quotidiana, l’intolleranza mezza fanatica nello scontro politico in cui io sono il puro, il vero, l’onesto, il nazionale, e tutti gli altri politici sono traditori, ladri, bugiardi, oligarchia.

O ancora, nello scontro sociale, dove io sono l’assediato, l’invaso, il minacciato, e l’altro è sempre il nemico, il forse-terrorista, il rubapostidilavoro, il mangiapane a tradimento. Perché è tutta colpa dei governi precedenti, dei politici, delle poltrone, dei migranti, delle donne, degli omosessuali, dei comunisti. Ed insomma è finita la pacchia. Ecco, questo melting pot da fake news alla vaccinara, questo pervicace rifiuto di analizzare la realtà nella sua complessità è la strada maestra per evocare l’attesa dell’Uomo Forte che solo lui risolverà i problemi di una società marcia.
Contro questa pornografia spacciata per visione del mondo, contro il veleno venduto come terapia funziona anche la revoca della cittadinanza onoraria, perché ristabilisce una gerarchia costituzionale di valori; non si può mantenere l’attribuzione di un onore ad una figura che ha condotto l’Italia nella più drammatica catastrofe della sua storia e che a distanza di tanti anni ispira ancora idee di violenza, di esclusione, di comando, di guerra, di sangue.
Pubblicato martedì 12 Marzo 2019
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