Ha tenuto l’orazione ufficiale per il 77° anniversario della Liberazione a Verzuolo nel Cuneese, terra di grande memoria partigiana, Carlin Petrini. Al fondatore di Slow Food e Terra Madre sono stati attribuiti premi e riconoscimenti prestigiosi. Tra questi, ricordiamo solo quello conferito dall’allora Presidente Ciampi: l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un attivista che ha sempre creduto nel futuro, nei giovani e nella pace.
Petrini, rispetto a qualche settimana fa sembrano aumentare “le voci che contano” indicando in un negoziato la sola possibilità di fermare la guerra in Ucraina.
L’esigenza e la necessità di arrivare a un dialogo, di dare spazio ai negoziati per far tacere le armi si è rafforzata. Le molte difficoltà, mai sottaciute d’altronde, sono sotto gli occhi di tutti, però ha preso sostanza la posizione di chi cerca una soluzione diversa a una sorta di “interventismo”, escludendo ogni altra strada. Si fa largo una ipotesi dialogante. E questa è una novità. Lo sottolineano anche le parole di Draghi in visita negli Usa: “L’Europa c’è”. Rappresentano un piccolo passo in questa direzione.
Quindi qualcosa sta cambiando?
Rilevo che c’è una grande contraddizione, veramente consistente, tra una società civile che in larga maggioranza non vuole percorrere la strada delle armi e una larga maggioranza della politica e dei mass media che insiste sulla linea intrapresa, proseguendo a cavalcare atteggiamenti virulenti. Forse la presa d’atto della realtà comincia a far riflettere un po’ di più. Ma siamo appena agli inizi e dunque staremo a vedere.
Il pacifismo, la non violenza dovranno ancora fare fatica per avere oggi piena cittadinanza?
Insisto. La consistenza di voci contro la guerra non si affievolisce, anzi si rafforza e si consolida giorno dopo giorno, e se la politica vuole fare il suo dovere dovrebbe ascoltare quelle voci, almeno rispondere alle sollecitazioni. E c’è inoltre una riflessione da fare su quella componente della nostra realtà, perché è la più popolare e la più diffusa tra le persone. Sono quanti hanno la consapevolezza che una guerra, in ogni luogo, la pagano sempre i più deboli, gli ultimi, quanti non hanno la facoltà, la possibilità di decidere. È impressionante lo scollamento tra la stragrande maggioranza del Paese, che non condivide le posizioni “interventiste” e il racconto proposto dalla tv e dai giornali di maggiore diffusione. Prima o poi qualcuno dovrà rendersi conto che quella maggioranza va ascoltata.
Petrini ha tenuto l’orazione ufficiale per la Festa della Liberazione nel Cuneese con Anpi Verzuolo-Valle Varaita.
Dobbiamo dare per scontato che prendere posizioni nette e chiare è molto difficile e complesso, proprio per questo la lezione che ci viene dalla democrazia conquistata e festeggiata il 25 aprile non è esacerbare le diversità e dare sfogo a liberi insulti, ma cercare di comprendere le ragioni degli altri e capire che hanno un fondamento. Non è affatto una posizione di equidistanza, piuttosto è di chi ha difficoltà a schierarsi con determinazione in questo momento, a cominciare da me. La prassi politica di Papa Francesco, l’esempio di Gino Strada non possono essere offesi. Quindi quando ho sentito accusare il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, di essere filoputiniano ho capito che bisognava dire “basta”, la voce del mondo pacifista, una delle tradizioni della memoria antifascista, va ascoltata e rispettata.
Come si usa dire, le parole sono pietre, se non macigni.
La dialettica del confronto può essere dura, mai violenta però, prepotenza e aggressività vanno espulse anche dal linguaggio in un Paese democratico. Non siamo direttamente parte in causa, ogni posizione, anche la più difficile, va valutata e presa in considerazione, discussa, in nessun caso criminalizzata. Tutti ci auguriamo una soluzione al più presto, nondimeno temo, e purtroppo i fatti sembrano dimostrarlo, che la guerra sarà lunga.
Quindi andare avanti con le ragioni della pace?
Certamente. Se le tesi della pace, di un tavolo di negoziato, del dialogo hanno ragion d’essere, e lo hanno, devono essere sostenute e portate avanti. I primi frutti cominciano ad avvertirsi. Draghi a Biden ha parlato di “grido” che viene dall’Europa, ha dovuto prendere atto che la maggioranza dei cittadini italiani ed europei è contraria alla guerra e ha dovuto dargli voce. Il presidente del Consiglio il 19 maggio andrà in Senato e non può rimuovere il fatto che, seppur lentamente, si stanno manifestando anche nella sua maggioranza posizioni differenti da quelle monolitiche finora espresse. A livello europeo le ha interpretate Macron. Si sta andando verso il buon senso. Ma bisogna capire e scegliere bene l’obiettivo, perché se si ha in mente di sconfiggere la Russia sarà un’impresa abbastanza ardua.
Petrini ha sempre riservato grandi energie alla tutela dell’ambiente e alla transizione ecologica. Restano urgenti?
Metto nel piatto pandemia e guerra insieme. Non possono distorcere l’attenzione da uno sconquasso climatico e ambientale che rischia di avere proporzioni planetarie ben più gravi di quelle, tremende, a cui già siamo stati sottoposti. Una situazione irreversibile porterà altre immani sofferenze, penso alla crescita delle disuguaglianze nel nostro Paese, e a chi fugge da povertà e carestie per venire a morire nel Mediterraneo o lungo tutte le rotte della disperazione. Finalmente la politica mondiale sembrava averlo capito e stava provando ad attrezzarsi. Oltre alla pace, vogliamo far sparire anche questo?
Pubblicato venerdì 13 Maggio 2022
Stampato il 14/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/interviste/carlin-petrini-la-pace-e-pratica-politica-espellere-la-violenza-anche-dalle-parole/