Un’immagine dalla manifestazione (Libera casa contro le mafie – Facebook)

«Ho partecipato alla manifestazione in qualità di iscritto alla sezione Anpi di Cologno Monzese e membro del direttivo. Ho 35 anni e ho la tessera dal 2005». Inizia a raccontare la sua storia Giovanni Carissimo, che lo scorso 18 luglio ha preso parte alla commemorazione della strage di via D’Amelio organizzata dall’associazione Libera casa contro le mafie e che ha visto anche l’adesione della locale sezione dei partigiani. «Quest’anno – aggiunge – alla manifestazione che si tiene davanti al cippo dedicato a Falcone e Borsellino nei pressi del municipio di Cologno Monzese ha aderito anche l’amministrazione comunale», nella persona della presidente del consiglio comunale, Gianfranca Tesauro, portavoce cittadina di Fratelli d’Italia (curiosità: lo scorso anno, quando era vice sindaca, pubblicò una sua foto in municipio mentre indossava una mascherina con su scritto “Boia chi molla”).

Il cartello “non autorizzato”: «Mi sembrava una frase coerente con i valori dell’associazione dei partigiani, in grado di aggiungere qualcosa allo spirito della manifestazione, ma soprattutto innocua e non offensiva»

Un 29° anniversario caratterizzato da un episodio sui generis, se non addirittura grottesco: «Avevo preparato – prosegue l’iscritto e dirigente locale Anpi – un cartello che recitava “Non c’è antimafia senza antifascismo”: mi sembrava una frase coerente con i valori dell’associazione dei partigiani, in grado di aggiungere qualcosa allo spirito della manifestazione, ma soprattutto innocua». È stato sufficiente esibire quel cartello e Carissimo ha visto avvicinarsi due carabinieri: «mi hanno chiesto se fosse autorizzato – racconta –. Ho sgranato gli occhi e chiesto stupito da quando fosse necessario autorizzare i cartelli che i singoli attivisti espongono. Ho aggiunto che stavo esercitando un diritto costituzionale e che, tra l’altro, il contenuto di quel cartello non mi sembrava offensivo per nessuno».

L’allora vice sindaca, Gianfranca Tesauro, in Comune con la mascherina “Boia chi molla”

Finito lo scambio pacato di battute, i carabinieri si sono allontanati e la manifestazione è proseguita «per circa mezz’ora – specifica il protagonista dell’accaduto –. Una volta terminata, come spesso accade, i presenti si sono suddivisi in piccoli gruppi per chiacchierare tra loro. Mentre parlavo con delle persone, mi si sono avvicinati altri due carabinieri già presenti alla commemorazione (il più alto in grado, a capo della compagnia di Cologno Monzese e che si era avvicinato inizialmente, era andato via), chiedendomi di seguirli per fornire le mie generalità».

(Libera casa contro le mafie – Facebook)

Tra stupore e timore, Carissimo rammenta: «Ho accettato, ma ho chiesto spiegazioni. Perché se su circa quaranta persone presenti i documenti venivano chiesti solo a me, allora l’unica spiegazione era riconducibile al cartello. I carabinieri hanno sottolineato che si limitavano a eseguire un ordine, ricordandomi di essere dei pubblici ufficiali. Con il proseguire dello scambio di battute, diverse persone si sono avvicinate, tra cui una ex consigliera comunale di Cologno Monzese, e un’altra dozzina di persone che ha dimostrato grande solidarietà nei miei confronti e si è voluta far identificare, sostenendo che il contenuto del cartellone fosse attribuibile anche a loro».

Alla luce di questo episodio molto grave, l’Anpi di Cologno Monzese ha avanzato la richiesta di incontrare il comandante della locale caserma dei carabinieri, “alla luce dei rapporti di collaborazione e di rispetto della legalità che hanno sempre contraddistinto le iniziative della nostra associazione”, come si legge nel comunicato diramato nella serata di ieri. Sempre nella nota stampa, i partigiani chiedono: “Chi ha dato quest’ordine inutile e non giustificato da nessuna situazione di pericolo per l’ordine pubblico? Vi sono state pressioni da parte di esponenti di partiti e movimenti politici che, evidentemente, non si riconoscono nell’antifascismo, che è tra i valori fondanti della Costituzione e della Repubblica nata dalla Resistenza?”.

Sempre nella giornata di ieri si è mobilitato anche il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, che ha presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e ha espresso pubblicamente in un tweet lo sgomento per il comportamento delle locali forze armate.

Una vicenda dalle molte ombre e che necessita di risposte esaustive e tempestive per non trasformarsi in un preoccupante scenario orwelliano.